19 aprile 2024
Aggiornato 16:30
Carne e depressione

Mangiare poca carne e muoversi poco può causare disturbi mentali

Mangiare carne meno di tre volte a settimana e fare poca attività fisica può aumentare il rischio di incappare in problemi mentali

Mangiare poca carne provoca disturbi mentali
Mangiare poca carne provoca disturbi mentali Foto: Shutterstock

Con il passare degli anni la propria alimentazione può cambiare, ma quando si è giovani è essenziale integrare tutti i nutrienti indispensabili al nostro benessere. E tra gli alimenti considerati più completi vi è proprio la carne, ricchissima di proteine, minerali e vitamine. Secondo un recente studio, i ragazzi giovani che consumano quantità ridotte di carne potrebbero persino assistere a veri e propri disturbi mentali, e il tutto si complica se si conduce persino una vita sedentaria.

Tutto dipende dall’età
Pare che la correlazione tra la carne e i disturbi mentali e dell’umore sia molto più elevata nei giovani adulti fino a trent’anni di età. Se in questa fascia di età si mangia carne meno di tre volte la settimana e, in più, si fa poca attività fisica, si è esposti a un aumentato rischio di stress mentale. Mentre dai trent’anni in su si è più sensibili al consumo regolare di carboidrati e caffè.

E’ una questione di neurotrasmettitori
Secondo i ricercatori l’umore dei giovani adulti è influenzato dal consumo di carne che aumenta la disponibilità dei precursori dei neutrotrasmettitori e la relativa concentrazione di alcuni composti a livello cerebrale. «L'umore dei giovani adulti sembra essere sensibile all'accumulo di sostanze chimiche nel cervello», spiega Lina Begdache, della Binghamton University (Stati Uniti), «Il consumo regolare di carne porta all'accumulo di due sostanze chimiche cerebrali (serotonina e dopamina) note per promuovere l'umore: l'esercizio regolare porta a un accumulo di questi e di altri neurotrasmettitori», continua Begdache.

Maggior disagio mentale
«In altre parole, i giovani adulti che mangiavano carne meno di tre volte alla settimana, e si esercitavano meno di tre volte alla settimana, hanno mostrato un significativo disagio mentale». Al contrario, l’umore dei soggetti più grandicelli dipende anche dall’introduzione di alimenti ricchi di antiossidanti (come la frutta per esempio) e dall’astinenza dal cibo che attiva in maniera inappropriata il sistema nervoso simpatico alterando l’indice glicemico. Questo avviene con l’assunzione di caffè e saltando la colazione. «L'umore dell’adulto maturo sembra essere più sensibile al consumo regolare di fonti di antiossidanti e dall’astinenza del cibo che attiva in modo inappropriato l'innata risposta di lotta o fuga (comunemente nota come risposta allo stress)», aggiunge Begdache.

Con l’invecchiamento cambiano le esigenze
«Con l'invecchiamento, c'è un amplificazione nella formazione di radicali liberi, quindi aumenta il nostro bisogno di antiossidanti. I radicali liberi causano disturbi nel cervello, il che aumenta il rischio di sofferenza mentale. Inoltre, la nostra capacità di regolare lo stress diminuisce, quindi se consumiamo alimenti che attivano la risposta allo stress (come caffè e troppi carboidrati), è più probabile che viviamo un disagio mentale», concludono i ricercatori. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Nutritional Neuroscience.

Poca carne e depressione
A conferma della tesi degli scienziati, vi è un recente articolo pubblicato lo scorso settembre sul Journal of Affective Disorder. Secondo i risultati emersi dallo studio, infatti, vegani e vegetariani avrebbero un rischio altissimo di incappare in problemi di ansia, depressione e disturbi mentali. Una carenza di prodotti animali, porterebbe a uno squilibrio di vitamine e acidi grassi essenziali. La disponibilità della vitamina B12 nella carne rossa, per esempio, è altissima ed è direttamente collegata con le variazioni dell’umore. «Altri potenziali fattori includono i livelli elevati di fitoestrogeni (estrogeni naturalmente presenti nei legumi) conseguenti principalmente alle diete ricche di verdure e di soia – si legge nel rapporto dell’Università di Bristol – Un altro potenziale fattore che contribuisce è una più bassa [o nulla] assunzione di pesce, considerata essere associata a un rischio maggiore di sintomi depressivi». Inoltre, concludono i ricercatori, è anche possibile che la scelta di una dieta vegana sia già in parte dettata da disagi mentali.