20 aprile 2024
Aggiornato 16:00
SIDS

Knox: il bambino di 3 mesi e mezzo colpito dalla SIDS o morte in culla

Uno scrittore americano, padre del piccolo Knox, racconta a People il dramma di aver perso un figlio. Nel frattempo apre una fondazione per sensibilizzare i genitori alla SIDS

Morte in culla o SIDS
Morte in culla o SIDS Foto: Shutterstock

«Non esiste una parola nel dizionario che sia capace di descrivere il dolore che si prova  quando perdi tuo figlio», con queste parole lo scrittore americano e padre di Knox, racconta la sua tragedia al giornale People. «Continuo a dire che non so cosa fare con le mie braccia. Le mie braccia sono vuote perché lì c’era sempre lui».

Colpito dalla SIDS
Knox era uno splendido bambino di 3 mesi e mezzo, viveva con i genitori e i due fratelli a La Porte City, cittadina degli Stati Uniti d’America, nella contea di Black Hawk nello Stato dell’Iowa. La morte lo ha colto all’improvviso, nel sonno: è stato vittima della SIDS. Un problema che ancora non è stato spiegato dalla scienza. Non ci sono avvisaglie, non è associabile a problemi di salute e, probabilmente, non esiste un modo per evitarla al cento per cento.

Il racconto del padre
L’uomo è uno scrittore americano, già padre di altri due figli decisamente più grandi. Scrive al giornale People la sua triste vicenda cercando di dare un senso alla loro esperienza. Il povero Knox è stato sradicato dalle loro braccia senza alcun motivo apparente. Il piccolo, fino al giorno prima, sembrava in perfetto stato di salute. Ma non si tratta affatto di una rarità: in Italia la SIDS colpisce circa 300 bambini all’anno, mentre negli stati uniti si registrano oltre 1.500 casi. Sebbene l’incidenza maggiore si presenti tra i due e i quattro mesi, la SIDS può colpire bambini fino a un anno di età.

L’ultimo addio
Non appena si sono resi conto che il bambino non respirava i due coniugi sono corsi in ospedale, ma ormai il piccolo non c’era più. «Mi ricordo che eravamo al pronto soccorso e ricordo i medici che entravano e stavano singhiozzando. Ci hanno lasciato tornare da lui per dirgli l’ultimo addio», racconta il papà.

Conoscere la SIDS
Traumatizzati dalla vicenda, i genitori di Knox hanno voluto fondare un’associazione volta alla sensibilizzazione delle famiglie verso questi drammatici eventi che, ahimè, sono abbastanza frequenti. I genitori propongono l’utilizzo di un dispositivo non ancora ben conosciuto. Si tratta di un calzino per monitorare il livello di ossigeno e la frequenza cardiaca del proprio piccolo. Pare che la calza abbia salvato diversi bambini in tutto il mondo. Si chiama Owlet ed è un monitor che, indossato dal bebè, permette di controllare il suo stato di salute comunicando direttamente con uno smartphone.

Il dottor luca Roasio spiega a Diario Salute TV come evitare la morte in culla