Firenze: riconosciuto il nesso tra cellulare e tumori. Inail costretta a risarcire
Un’altra sentenza a favore di un addetto alle vendite, affetto da tumore, che ha dovuto usare il cellulare per più di due ore al giorno. Inail condannata a risarcire.

FIRENZE - Dopo il recentissimo caso di Ivrea, un’altra sentenza riconosce la probabile associazione che esiste tra lo sviluppo di un tumore e l’uso smodato dello smartphone. Questa volta la persona colpita sarebbe un addetto alle vendite che sarebbe stato obbligato – per motivi di lavoro – a utilizzare il cellulare per almeno due o tre ore al giorno. Il tutto per la durata di ben dieci anni e, più precisamente, dal 1994 al 2007. L’Inail è stata così condannata a risarcire il povero venditore che ora soffre di neurinoma del nervo acustico. Per fortuna si tratta di un tumore benigno anche in questo caso. Il lavoratore è stato difeso dagli avvocati Dario Zangara e Paolo Maresca che hanno commentato: «L’utilizzo intenso e quotidiano del cellulare può portare a malattie. La questione va approfondita perché è ovvio che non può essere limitato l’uso del cellulare, ma possono essere individuate delle precauzioni per eliminare ogni tipo di rischio e i cittadini devono essere informati».
Una probabilità molto elevata
Durante la recente sentenza di primo grado i periti avevano dichiarato l’esistenza di «un’elevata probabilità di connessione tra l’uso del telefono cellulare e la malattia insorta», ovvero il neurinoma del nervo acustico. Patologia che, come abbiamo detto, è fortunatamente di natura benigna. A causa di ciò, il giudice aveva condannato, circa due mesi fa, l’Inail a versare una rendita per malattia professionale al venditore fiorentino. Secondo Vincenzo Nuvoli, giudice del lavoro a Firenze, utilizzare frequentemente il cellulare può portare a contrarre malattie molto serie che possono provocare invalidità permanenti. È, appunto, il caso di persone colpite da tumore – costrette per anni a utilizzare il cellulare.
- Il precedente di Ivrea
Un caso simile di è verificato a un dipendente di Ivrea (Torino) affetta da un tumore alla testa. Pare che la causa sia stato l’utilizzo indiscriminato del cellulare per oltre 15 anni, durante le ore di lavoro. Quindi per più di tre ore al giorno. A causa di ciò gli è stato recentemente asportato il nervo acustico e l’uomo non può più sentire attraverso l’orecchio destro.
Nesso tra cellulari e tumori
Quello che deve destare molta preoccupazione è l’uso smodato degli smartphone fin dai primi anni di vita di un individuo. I ragazzi di oggi, infatti, usano il cellulare sempre più precocemente. Così facendo in età adolescenziale – o poco più – rischiano di contrarre malattie molto gravi. Se l’addetto alle vendite ha accusato un’inabilità permanente del 16% questo potrebbe accadere a chiunque, anche a chi non usa il cellulare per motivi di lavoro. Non a caso, la consulenza medico-legale incaricata dal giudice, ritiene verosimile «la sussistenza del nesso causale tra l’uso del cellulare per motivi di lavoro e la patologia lamentata dal ricorrente».
- Leggi anche: Un uso scorretto del cellulare causa un tumore al cervello, lo sentenzia il Tribunale di Ivrea
Il Tribunale di Ivrea condanna l’Inail a risarcire un uomo, ex dipendente Telecom, che si è ammalato di neurinoma dell’acustico, un tumore invalidante ma benigno. Le ricerche in merito alla pericolosità dei cellulari sono tuttavia contrastanti
Adesso i cellulari sono cambiati
Va ricordato che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ritiene che i campi elettromagnetici generati dai cellulari – e non solo – possano essere dei probabili cancerogeni. Va tuttavia sottolineato che un tempo vi erano telefonini – e quindi emissioni elettromagnetiche – completamente differenti. L’addetto alle vendite, avendo iniziato dal 1994 è stato dunque a contatto con la tecnologia i Tacs, Gsm e Umts e il 3G. La Iarc, comunque, ha evidenziato «una maggiore probabilità di insorgenza di patologie neoplastiche tra gli utilizzatori di telefoni cellulari».
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