19 marzo 2024
Aggiornato 03:30
Oculistica

Impiantata la prima retina artificiale. È biocompatibile e nel 2017 si proverà sull’uomo

Ricercatori italiani di Genova hanno realizzato e impiantato la prima retina artificiale biocompatibile. Per ora il successo si è ottenuto su modello animale, ma entro l’anno si testerà sull’uomo

Impiantata la prima retina artificiale
Impiantata la prima retina artificiale Foto: Shutterstock

GENOVA – E’ tutta italiana la prima retina artificiale biocompatibile. Una protesti che potrà risolvere i problemi di vista – specie quelli seri – per milioni di persone. I primi test, condotti su modello animale hanno dato risultati eccellenti, mostrando la funzionalità della retina e l’efficacia della cura che si è mantenuta inalterata per più di 10 mesi. Nel 2017 i primi test sull’uomo.

La prima
Lo studio condotto da un’équipe della Holostem, l’azienda italiana con sede a Modena e che produce uno dei prodotti più avanzati nel settore: Holoclare, è stato pubblicato sulla rivista Nature Materials. Qui si legge come i ricercatori abbiano impiantato in un gruppo di topi con mutazione congenita della retina, una protesi è formata da due strati di polimeri organici, capace di convertire gli impulsi luminosi in impulsi per i neuroni.

Superare gli attuali problemi
Avere dei problemi alla retina, oggi, significa avere molte difficoltà nel ritrovare la vista poiché quest’organo dell’apparato visivo è molto difficile da curare e riparare. Vi sono stati diversi tentativi di riparare la retina per mezzo di iniezioni di cellule staminali, che tuttavia non hanno sortito i risultati che ci si aspettava. L’unica soluzione, al momento, appare dunque il trapianto. Ma, come si sa, i trapianti sono afflitti dal problema del rigetto: cosa che pare possa essere superata grazie alla biocompatibilità della retina artificiale.

Sui topi funziona
Sul gruppo di topi con mutazione congenita della retina, l’impianto della retina artificiale pare abbia avuto successo, tanto che questi hanno potuto recuperare la vista. Nello specifico, i test hanno rivelato che è stato possibile ripristinare riflesso pupillare, risposte corticali elettriche e metaboliche agli stimoli luminosi, acuità visiva e orientamento nell’ambiente guidato dalla luce. Dopo l’impianto della retina artificiale, il recupero funzionale è rimasto inalterato per oltre 10 mesi e non vi è stata degradazione dei materiali che compongono la protesi. Non si sono inoltre sviluppati stati infiammatori dei tessuti.

Com’è composta la retina artificiale
La retina artificiale è composta di polimeri organici: semiconduttore e conduttore in modo alternato. Questi sono disposti a più livelli su una base di fibroina, la ‘proteina della seta’. Una volta impiantata, la retina (priva di fotorecettori) viene attivata per mezzo della stimolazione luminosa dell’interfaccia. Questo permette di imitare il processo cui sono deputati i coni e bastoncelli presenti in una retina sana.

I vantaggi della nuova retina
«Questo approccio rappresenta un’importante alternativa ai metodi utilizzati fino a oggi per ripristinare la capacità fotorecettiva dei neuroni – sottolinea Fabio Benfenati, direttore del Centro Iit-Nsyn di Genova – Rispetto ai due modelli di retina artificiale attualmente disponibili, basati sulla tecnologia del silicio, il nostro prototipo presenta vantaggi quali la tollerabilità, la lunga durata e la totale autonomia di funzionamento, senza avere la necessità di una sorgente esterna di energia».

Presto sull’uomo
L’obiettivo dei ricercatori è quello di condurre test clinici sull’uomo entro la seconda metà di quest’anno. L’intenzione è riuscire inizialmente a ridare la vista – anche se parziale – alle persone che l’hanno persa a causa della degenerazione dei fotorecettori, una condizione che manifesta a seguito di malattie genetiche della retina – tra cui la retinite pigmentosa.