19 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Prevenire l’Alzheimer

Alzheimer, un nuovo test ti dice se sei a rischio

Dal riconoscimento e identificazione dei vari tipi di odori è possibile identificare il rischio di Alzheimer già dieci anni prima della comparsa dei sintomi

Il test che prevede il rischio di Alzheimer
Il test che prevede il rischio di Alzheimer Foto: Shutterstock

Chi non teme l’Alzheimer? Una malattia in grado di rubarti i ricordi, la tua identità e il tuo modo di essere. Come per la stragrande maggioranza di patologie, conoscerne il rischio potrebbe ritardarne la comparsa o addirittura evitarla totalmente. A tal proposito alcuni scienziati statunitensi sembrano essere riusciti a sviluppare un metodo per identificare tutte le persone a rischio.

Arriva con dieci anni di anticipo
La neurodegenerazione alla base della malattia di Alzheimer sembra essere presente diversi anni prima della comparsa dei sintomi. «C’è una crescente evidenza che la neurodegenerazione che sta dietro alla malattia di Alzheimer inizia almeno 10 anni prima della comparsa dei sintomi di perdita di memoria», spiega il ricercatore Mark Albers del Dipartimento di Neurologia dell’MGH. Ecco perché alcuni ricercatori del Massachusetts General Hospital (MGH) sono riusciti a sviluppare un semplice test che possa identificare con facilità i soggetti più a rischio. L’esame è basato sulla percezione degli odori.

  • Approfondimento: i malati di Alzheimer in Italia
    Le statistiche, ahimè, non sono per niente confortanti. Secondo una ricerca Censis-Aima, infatti, ci sono ben 600mila persone malate e si tratta di numeri in costante aumento. Inoltre, ben il 18 percento di loro vive da solo in casa con l’esclusiva compagnia di una badante.

Non solo percezione, ma anche riconoscimento
Il nuovo test non prevede solo la capacità di avvertire un odore – spesso compromessa da un’incapacità di tipo fisico come una sinusite cronica – bensì dall’essere in grado di ricordare e distinguere un odore dall’altro. Per comprendere appieno il collegamento tra Alzheimer e riconoscimento degli odori i ricercatori hanno utilizzato dei test a imaging «Lo sviluppo di mezzi digitali, a prezzi accessibili e non invasivi per identificare individui sani che sono a rischio, è un passo fondamentale per lo sviluppo di terapie che rallentino o arrestino la progressione della malattia di Alzheimer», continua Albers.

  • Leggi anche: Alzheimer, i 4 sintomi sconosciuti da tenere d’occhio
    Gli esperti rivelano quali sono i sintomi spesso non considerati, ma da tenere sotto osservazione perché possono rivelare la presenza della malattia di Alzheimer o il suo sviluppo sottostante. A differenza di quanto si crede, la perdita di memoria non è il segnale più evidente.

La malattia di Alzheimer colpisce i circuiti cerebrali
Già da tempo si sa che nei soggetti affetti da Alzheimer, i circuiti cerebrali che normalmente elaborano e informazioni che provengono dall’olfatto, possono essere danneggiati. Diversi studi hanno mostrato come le persone affette da questo genere di deficit cognitivi non siano in grado di indentificare e discernere i vari tipi di odori.

Lo studio
Durante lo studio sono stati arruolati 183 partecipanti, la maggior parte di loro provenienti dal Massachusetts Alzheimer's Disease Research Center. Quando è stato eseguito il test olfattivo, 70 soggetti non mostravano alcun disturbo cognitivo; 74 hanno risposto bene ai test cognitivi ma si dicevano particolarmente preoccupati nell’utilizzare tali facoltà nella vita quotidiana. Quasi trenta soggetti avevano un decadimento cognitivo lieve e a dieci di loro era stata diagnosticata una probabile malattia di Alzheimer.

  • Video: Demenza e Alzheimer, come riconoscerle dai primi sintomi
    Non si tratta solo di perdita di memoria, i sintomi della demenza sono molto particolari e vanno riconosciuti nella fase iniziale. Solo così si può cercare di agire tempestivamente per rallentare la progressione della malattia. I consigli di Marina Sozzi a Diario Salute TV.

I risultati del test
I risultati del test sono riusciti a differenziare in modo molto evidente tali gruppi di partecipanti correlando i dati ottenuti con il diradamento di due regioni del cervello: l'ippocampo e la corteccia entorinale. Due zone già associate con il rischio di demenza e Alzheimer. Ma ciò che è apparso ancora più evidente era l’incapacità di ricordare un aroma da parte dei partecipanti con declino cognitivo in atto o con maggior predisposizione all’Alzheimer. Lo studio è stato recentemente pubblicato su Annals of Neurology.