Escherichia coli, cos’è e come si trasmette, le cure e la prevenzione
I vari ceppi di escherichia coli, come evitare il contagio, la trasmissione e ridurre al minimo il rischio di infezione
È un batterio di cui sentiamo spesso parlare, specie dopo la recentissima scoperta del laboratorio di Microbiologia Clinica dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi (Firenze). A quanto pare, infatti, è stato rilevato un nuovo super batterio resistente alla colisitina, un antibiotico considerato attualmente un salvavita.
Cos’è l’Escherichia coli?
Si tratta, in realtà, di un gruppo di batteri che generalmente è inoffensivo. Infatti, abita in un luogo molto vicino a noi: nel nostro apparato digerente. La sua funzione è essenziale per il benessere dell’intestino. Alcuni ceppi – come per esempio il sierotipo O157:H7 – possono tuttavia mettere a repentaglio la nostra salute causando sintomi gastrointestinali più o meno gravi.
- Approfondimento: il ceppo 0157:H7
È uno dei ceppi più diffusi, specie negli Stati Uniti, che causa centinaia di migliaia di casi ogni anno. Tale batterio produce una tossina che danneggia – a volte irrimediabilmente – apparato gastroenterico e renale, provocando una forte insufficienza renale.
A rischio bambini e anziani
Come spesso accade nel caso di attacco batterico, il rischio maggiore lo corrono le persone più deboli dal punto di vista immunitario. Tra queste ci sono, di norma, bambini e anziani. I sintomi più comuni di un’infezione sono molto simili a una salmonellosi: vomito, dolori addominali e diarrea con sangue.
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Il gene, che è stato individuato in batteri comuni ma potenzialmente mortali come l'Escherichia Coli e Klebsiella Penumoniae - responsabili di polmoniti e di malattie ematiche - di fatto rende questi batteri incurabili.
Ne esistono a centinaia
Di Escherichia Coli ne esistono oltre 170 sierotipi. Tra i più conosciuti, che causano infezioni, ricordiamo l’Escherichia Coli Enterotossigenico (ETEC). Sembra sviluppare tossine di tipo diverso al ceppo 0157:H7, ma una sintomatologia molto simile. È abbastanza frequente che venga denominata diarrea del viaggiatore. Altro microrganismo simile è l’escherichia Coli Enteropatogenico (EPEC), anch’esso si presenta in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo. Tuttavia, la sua peculiarità è quella di persistere molto a lungo.
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Il noto batterio E. coli, un patogeno molto agguerrito, è sempre più presente nelle mamme nei loro bambini. Una presenza che diviene minacciosa per via dell’acquisita resistenza agli antibiotici che può mettere a repentaglio la vita delle persone.
Come è possibile prendere un’infezione da Escherichia coli?
Un’infezione di questo genere non è poi così rara. È sufficiente, infatti, che siano stati contaminati dei cibi e dell’acqua potabile. Tuttavia, essendo il batterio termolabile, il rischio non sussiste nel caso in cui il cibo venga cotto. Attenzione, quindi, nei mesi più caldi – tempo in cui la proliferazione batterica è facilitata, specie intorno ai 44 gradi Centigradi – a cuocere il più possibile il cibo di cui non si è certa la provenienza. Non esiste cibo che non può essere contaminato, ma ci sono maggiori probabilità che avvenga nel latte crudo, nella carne cruda, nella frutta e nella verdura.
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Il famigerato batterio Escherichia coli, causa di pericolose intossicazioni alimentari, potrebbe invece rivelarsi un elemento chiave per il trattamento della malattia di Parkinson.
I sintomi
I sintomi più comuni sono febbre lieve o moderata diarrea acquosa con sanguinamento più o meno grave per circa una settimana. Se il soggetto è sano e si interviene tempestivamente non ci sono conseguenze. Va precisato che i primi effetti possono essere avvertiti a circa 2-3 giorni dall’ingestione dell’alimento o della bevanda contaminata.
Le complicazioni
Come detto, i rischi più importanti sono quelli derivanti dalle tossine SHIGA emesse dal batterio che, in questo caso, viene definito STEC (Escherichia Coli produttore di Shiga-tossine). La conseguenza più importante che si verifica con maggior probabilità in bambini e anziani è l’insufficienza renale grave, che in alcuni casi, può portare alla morte. Se interviene la sindrome emolitico-uremica – causa di insufficienza renale – questa potrebbe protrarsi a lungo, anche per parecchi anni o per tutta la vita in soggetti predisposti. Si stima che ciò accada in un numero inferiore al 10 percento delle persone colpite. È bene tuttavia sottolineare come alcune ricerche ipotizzino che tale sindrome possa essere sviluppata con maggior facilità nelle persone che assumono dosi elevate di antibiotici.
Ridurre al minimo il rischio
Come sempre ci sono alcuni piccoli accorgimenti da seguire per ridurre al minimo il rischio di infezioni batteriche. La prima è quella di lavare molto bene gli alimenti prima di utilizzarli e fare la stessa cosa con gli utensili, specie quelli che sono stati adoperati per il taglio di carni – o altri cibi – crudi. Gli alimenti andrebbero preferibilmente cotti a una temperatura minima di 70 gradi Centigradi. Anche l’igiene personale è importante: le mani vanno sempre lavate dopo aver toccato persone a rischio, dopo aver pulito pannolini e, ovviamente, dopo essere stati in bagno. Infine, va detto che anche gli animali possono essere contaminati, per cui è essenziale un’igiene rigorosa dopo aver toccato fido & Co.
[1] National Institute of Allergy and Infectious Diseases