23 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Si comanda con il cervello e permette di muoversi

Ecco la spina dorsale bionica che vince la paralisi

Gli scienziati australiani ridanno la speranza di potersi muovere a chi ha perduto l’uso degli arti a causa di una lesione della colonna vertebrale e al midollo spinale

MELBOURNE – La paralisi è forse una delle patologie più invalidanti che esistano al mondo. Non potersi più muovere come si è sempre fatto, ci rende consapevoli di quanto si possa essere impotenti davanti alla vita. Generalmente questo è quanto accade alle persone che hanno subìto lesioni al midollo spinale. Ed è proprio per essi che questa ricerca offre un barlume di speranza.

La spina dorsale bionica
Sa un po’ di film di fantascienza, ma questa volta è realtà. Alcuni scienziati sono infatti riusciti a creare la prima spina dorsale al mondo minimamente invasiva. A offrire questa meravigliosa opportunità di «rinascita» agli individui affetti da paralisi è stato il team guidato dal dottor Thomas Oxley, neurologo del Royal Melbourne Hospital e research fellow presso il Florey Institute dell’Università di Melbourne. Grazie a questa nuova creazione, molte persone potranno di nuovo camminare usando la sola forza del pensiero.

Un dispositivo microscopico
Non pensate si tratti di un dispositivo enorme, tutt’altro: le sue dimensioni sono più o meno quelle di una graffetta. Questo viene impiantato in un vaso sanguigno vicino al cervello allo scopo di processare i segnali elettrici provenienti dalla corteccia motoria. Quasi come una funzione totalmente fisiologica, i segnali vengono inviati direttamente all’esoscheletro.

È come imparare a suonare uno strumento musicale
Utilizzare la «spina dorsale» bionica non sarà così facile e immediato ma neppure esageratamente difficile. Secondo gli scienziati basta un minimo di impegno e voglia di studiare, un po’ come se si dovesse imparare a suonare uno strumento musicale o prendere la patente.

Solo un semplice elettrodo
A sentir parlare di spina dorsale bionica si pensa a una struttura altamente complessa, invece è un dispositivo molto semplice. In sostanza, la parte che si impianta nel vaso sanguigno cerebrale è un elettrodo – il suo nome è stentrode – che registra l’attività neuronale. È questo che permette di controllare l’esoscheletro. Questa sua facoltà di registrare i segnali emessi dalla corteccia motoria, potrebbe aprire nuove strade per la cura di patologie collegate alle funzioni cerebrali come l’epilessia e la malattia di Parkinson. Lo studio è stato pubblicato su Nature Biotechnology.