31 luglio 2025
Aggiornato 00:00
Stress. Come smettere di pensare troppo

3 (antichi) metodi per staccare la spina e non pensare ai problemi

Dalla millenaria sapienza yoga 3 semplici metodi per smettere di pensare troppo e ridurre lo stress

Chi di voi non vorrebbe avere una bacchetta magica per dimenticare i problemi che ci affiggono ogni giorno? Quella, purtroppo, non ce l’abbiano neppure noi. Ciò che possiamo darvi, però, è un piccolo suggerimento per riuscire a «staccare la spina» evadendo dai pensieri quotidiani, fermando il continuo vorticare della nostra mente. Non si tratta di un’idea nuova, bensì di un concetto che vanta qualche migliaio di anni di età.

È davvero così importante quello che ci sta accadendo?
La prima domanda che dobbiamo porci è quanto è importante ciò che sta accadendo nelle nostre vite. Purtroppo, nel momento in cui le situazioni non vanno come volevamo, il nostro cervello tende a etichettarle come problemi. Non importa se agli occhi altrui appare come un evento insignificante o gravissimo. Quando noi decidiamo che quello che ci è successo è un problema, è indubbio che cominceremo a stare male e a cercare di far di tutto per risolverlo. Il risultato? Pensieri continui che spesso non ci fanno dormire la notte. Ma stiamo davvero guardando il mondo dal verso giusto?

Tutto inizia da Maya
Non stiamo parlando di un’antica popolazione precolombiana, ma di un antichissimo termine sanscrito: māyā, translitterazione del termine माया. Tale concetto è già citato nei Veda – tra i più antichi testi sacri al mondo – ed è riferito all’origine del mondo. I deva e gli asura, secondo quanto riferito, avrebbero avuto la capacità di trasformare un’idea in una forma concreta. Ecco perché oggi si associa la parola Maya al significato di illusione. Il nostro mondo, così, come lo vediamo noi, sarebbe soltanto «un’illusione», ecco perché è in continua trasformazione. Gli esseri umani che non sono in grado di vedere continuano a essere legati a Namarupa – il mondo delle forme. Solo gli illuminati sarebbero capaci di osservare la realtà, ovvero tutto ciò che esiste da sempre oltre Namarupa e Maya. Ma se la nostra vita è soltanto un’illusione – peraltro temporanea – perché passare il tempo a pensare ai problemi, piuttosto che continuare a «vivere»? Ecco tre antichi metodi per «staccare la spina».

1° Metodo: imparare il pratyahara
Si tratta di un concetto antico che parte dal presupposto che la nostra psiche è formata da tre elementi: Manas (la mente composta da organi e sistemi afferenti ed efferenti), Buddhi (l’intelletto che ha la virtù del discernimento) e l’Ahamkara, l’ego. Per attuare il distacco o pratyahara la persona deve essere in grado di mantenere gli organi sensoriali (udito, olfatto ecc.) sotto il comando dell’intelletto. La tecnica più semplice per far ciò è la respirazione Pranayama, ovvero la respirazione profonda e controllata.

  • Prāṇāyāma in pratica: mettiti seduto in una posizione comoda. Meglio se a gambe incrociate o in posizione del loto. Fai un’ispirazione profonda (puraka), seguita da un breve pausa in cui trattieni il respiro (antara kumbhaka). A questo punto espira (rechaka) e fai un’altra pausa (bahya kumbhaka). Dei rimanere costantemente concentrato sul respiro fino a che i pensieri cominciano a dissolversi.

2° metodo: meditazione neti neti
È una pratica per riconoscere la differenza tra il sé e il non sé. Serve a far scorrere i pensieri e a riconoscerli come non propri. Neti Neti significa «Non sono questo. Non sono quello».

  • Neti Neti in pratica
    Mettiti in posizione del loto o comunque siediti a terra (o su una sedia) in maniera completamente rilassata. Rilascia le tensioni muscolari più evidenti, praticando Pranayama. A questo punto ascolta i tuoi pensieri come se fossi uno spettatore esterno, non giudicarli e non bloccarli. Se li lasci liberi senza interagire in alcun modo, vedrai che piano piano diminuiranno. Ora ripeti mentalmente «neti neti» e cerca di comprenderne il significato: io non sono i miei pensieri. La pratica andrebbe eseguita in una stanza con poca luce, meglio se illuminata con una candela. L’oscurità permette di essere più concentrati verso ciò che si è, anziché ciò che si vuole apparire.

3° metodo: annullare la dualità
L’illusione (Maya) di questo mondo ci dà una percezione distorta di ciò che è la realtà. Non ci rendiamo conto che l’Universo intorno a noi, dalla Natura più complessa a quella più semplice, fanno parte dello stesso identico fenomeno: noi stessi. Considerare l’interno (se stessi) come l’esterno è il primo passo per smettere di etichettare le situazioni come problemi. Non è semplice, è un percorso lungo, ma ci si può arrivare.

  • Percepire l’unità: metti in posizione savasana (sdraiato a terra in posizione supina con le gambe leggermente divaricate) e percepisci lo spazio intorno a te. Prima quello che puoi toccare con le tue mani, poi quello distante un metro, due metri e così via, fino a «uscire» dalla tua casa e «toccare» le stelle. Ora torna indietro e comincia ad avvertire la tua pelle, i tuoi muscoli, gli organi interni e il flusso sanguigno. Rimani sempre in ascolto, in una stanza semibuia, praticando pranayama.