16 aprile 2024
Aggiornato 17:30
Percezioni alterate del tempo

Ti pare che il tempo passi più veloce? Merito (o colpa) del tuo smartphone

L’uso della tecnologia come smartphone, tablet, computer… dà la netta sensazione che il tempo scorra più veloce del solito. Lo studio che mostra come il nostro cervello sia tecno-ingannato

TOWNSVILLE – Uno studio condotto dai ricercatori della James Cook University di Townsville in Australia, afferma che la tecnologia ha alterato la nostra percezione del tempo. Di fatto, l’utilizzo di smartphone, tablet, computer e così via ci dà la netta sensazione che il tempo scorra più veloce.

Troppe poche ore
Una lamentela comune – derivata da questa sensazione – è che non ci sono abbastanza ore in un giorno per poter fare tutto. E’ l’illusione del tempo che scorre troppo veloce e che pare non ci dia (appunto) il tempo di finire quello che avevamo iniziato, e in cui ci siamo totalmente immersi. Secondo il dott. Aoife McLoughlin e colleghi, tutto questo avviene perché la tecnologia potrebbe compromettere quelli che loro hanno definito i «pacemaker» interni, quelli cioè che creano la percezione di un tempo che viaggia più rapido.

Questione di elaborazione
Il cervello, il nostro «computer» interno, pare si sia dovuto adattare ai ritmi imposti dalla società moderna e la tecnologia sempre più presente. Così è costretto a elaborare le informazione più velocemente di quanto non avveniva un tempo. Ecco perché abbiamo la sensazione che il tempo stringa più del solito. «Ho trovato qualche indicazione che l’interazione con la tecnologia e la società tecnocentrica abbiano incrementato un certo tipo di pacemaker, dentro di noi - commenta McLoughlin - Mentre questo potrebbe aiutarci a lavorare più velocemente, ci fa anche sentire più sotto pressione da tempo».

Le differenze
I ricercatori hanno voluto indagare come percepivano il tempo due gruppi di persone: di uno sotto l’uso di gadget tecnologici e l’altro sotto l’uso di strumenti normali. In un test è stato dato ai volontari da leggere un brano basato sulla tecnologia o un normale brano di un libro. Le differenze nella percezione del tempo erano evidenti. Gli appartenenti al gruppo «tecno» percepivano il tempo scorrere più velocemente, e si sentivano più stressati e in lotta con lo scorrere del tempo – anche se era solo l’argomento a essere tecnologico. Al contrario questa sensazione non era provata da chi aveva letto un brano neutro di un romanzo su un libro. Secondo lo studio, questo può significare che anche il semplice leggere di tecnologia può avere un impatto. «E’ quasi come se stessimo cercando di emulare la tecnologia ed essere più veloci e più efficienti - ha aggiunto il dott. McLoughlin - Sembra che ci sia qualcosa nella tecnologia stessa che innesca l’incremento di tale pacemaker dentro di noi che misura il trascorrere del tempo».

Ascoltare i più saggi
I ricercatori concludono che forse ci si dovrebbe fermare ad ascoltare il consiglio di chi, di una generazione precedente alla propria, ha avuto meno a che fare con la tecnologia e ci suggerisce di staccare ogni tanto, perché «c’è una vera e propria base conoscitiva quantificabile per questo consiglio», e che vi «è una ragione scientifica nel fermarsi e annusare le rose», conclude McLoughlin.