28 agosto 2025
Aggiornato 02:00
Tecnologia e mortali problemi di respirazione

Con la stampa 3D salva la vita di tre bambini

Grazie alla stampa 3D si è salvata la vita a tre bambini affetti da tracheobroncomalacia, una grave condizione che colpisce le vie aeree inducendo un collasso che fa smettere al bambino di respirare

ANN ARBOR – E’ quasi un miracolo quello avvenuto al C.S. Mott Children’s Hospital (Usa). Tre bambini sono stati salvati da morte quasi certa grazie alla tecnologia di stampa 3D. Ai tre piccoli pazienti è stato impiantato un dispositivo che ha permesso loro di respirare, nonostante fossero colpiti dalla tracheobroncomalacia (TBM), una condizione che causa il collasso delle vie aeree e fa letteralmente smettere di respirare.

PALLIATIVI – I trattamenti convenzionali disponibili fino a oggi si limitano alla tracheostomia, un intervento di ventilazione meccanica, tramite cannula, che prevede l’ospedalizzazione del paziente. Tuttavia, questa procedura può causare un arresto respiratorio e cardiaco. Da qui, dunque, la necessità di trovare un’alternativa più sicura quanto efficace. Così, i medici del C.S. Mott hanno deciso di impiantare in tre bambini di età compresa tra 3 mesi, 5 mesi e 16 mesi, altrettanti stent flessibili stampati in 3D, che contrastano la compressione delle vie aeree per un certo periodo di tempo.

SUPERARE I PRIMI TEMPI – I primi tempi sono cruciali per la sopravvivenza dei bambini con questa condizione: ecco perché si è deciso di utilizzare questi stent al posto della cannula. Se infatti si riesce a contrastare il collasso delle vie aeree tra i primi 24-36 mesi, la malattia si risolve da sola perché le vie aeree riescono a svilupparsi naturalmente. «Prima di questa procedura, i bambini con grave tracheobroncomalacia avevano poche possibilità di sopravvivenza – spiega il dott. Glenn Green, autore senior dello studio – Oggi, Kaiba, il nostro primo paziente è un attivo, sano bambino di 3 anni, in età prescolare, e con un futuro luminoso».

UN SUCCESSO – «Il dispositivo – sottolinea Green – ha funzionato meglio di quanto avremmo potuto mai immaginare. Siamo stati in grado di replicare con successo questa procedura e abbiamo tenuto sotto costante osservazione i pazienti per vedere se il dispositivo stava facendo quello che doveva. Abbiamo scoperto che questo trattamento continua a dimostrare di essere un’opzione promettente per i bambini di fronte a questa minaccia per la vita che non ha cura».