20 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Parla Pietro Rettagliata, specialista di Villa Igea e dello staff della nazionale

L’ortopedico: puntare sul rugby per formare gli under 12

La palla ovale sta conquistando i favori di molti giovani e giovanissimi italiani. E a Milano è nata una scuola che lo insegna anche ai bambini di 5 anni

ACQUI TERME - E’ possibile che il rugby soppianti il calcio nel cuore dei giovani italiani? Il sorpasso non è vicino, ma questo non toglie che la pratica di questo sport quasi ignorato dagli italiani fino a pochi anni fa, si sta diffondendo ad una velocità vertiginosa soprattutto nei giovani e nei giovanissimi.

A MILANO IL RUGBY ESCE DAGLI STADI - A Milano il Comune, per diffondere il rugby fra i giovani, nella primavera scorsa ha portato questo sport fuori dagli stadi: ha infatti attrezzato quattro grandi spazi verdi per consentire ai neofiti della palla ovale di incontrare giocatori e allenatori e fare i primi passi verso la meta.
In questi giorni nel capoluogo milanese ha preso il via anche un’altra iniziativa promozionale del rugby (si chiama Associazione Rugby Parco Sempione), questa volta addirittura indirizzata ai bambini dai 5 ai 10.

ORA BABY RUGBISTI ANCHE A 5 ANNI Ma il rugby non è uno sport che prevede una buna dose di violenza?
Come possono, allora, praticarlo bambini dai 5 ai dieci anni? Non può costituire un rischio per la loro incolumità?
Sono domande girano online nei commenti alle notizie che informano sulla diffusione del rugby fra i giovanissimi. Le abbiamo girate a Pietro Rettagliata, ortopedico, specialista del ginocchio, che fa parte dello staff medico della nazionale italiana under 18..

«Per prima cose vanno rassicurati i genitori: la preparazione al rugby dei giovani e giovanissimi esclude lo scontro fisico e quindi i piccoli non corrono alcun pericolo. Detto questo bisogna portare a conoscenza di chi non ha dimestichezza con il rugby che questo sport è super consigliabile per i giovani per due motivi: quello fisico naturalmente, ma non di minore importanza quello mentale», spiega Pietro Rettagliata che è una delle punte di diamante di Villa Igea, un centro di specializzazione di Acqui Terme che ormai è diventato punto di riferimento dell’ortopedia di molte regioni italiane.

RETTAGLIATA: BENEFICI FISICI E MENTALI

Partiamo dai benefici fisici, dott Rettagliata, quali vantaggi offre la palla ovale ?
«Il rugby - spiega Rettagliata, che è considerato un mago della chirurgia del ginocchio - è uno sport completo che esalta la potenza, l’agilità, l’esplosività, la velocità, la resistenza. Sono prerogative che questo sport richiede, nessuna esclusa. Poi ci vuole un grande coordinamento del corpo, e una attenzione particolare a tutto quello che fa l’avversario».

E la mente? Perché ritiene che sia importante la mente dei giovani?
«Nelle scuole inglesi, tanto per fare un esempio, prima del calcio ai ragazzi viene insegnato il rugby per inculcare in loro lo spirito di squadra. Non a caso nel rugby non esiste un Maradona, cioè il fuori classe che può fare tutto da solo. Il rispetto per la fatica dell’avversario è nelle regole di questo sport. Quando cerchi di avanzare chi ti contrasta lo hai di fronte, te lo trovi davanti faccia a faccia, uomo contro uomo. Il risultato è che a fine partite la regola prevede che il vincitore applauda il perdente e viceversa. E nel terzo tempo l’uso è che si mangi e si commenti la partita tutti insieme. Come può non essere salutare tutto questo per la mente dei giovani?», risponde Pietro Rettagliata che da ragazzo ha praticato questo sport ad alto livello e ancora oggi vi dedica una parte del suo tempo libero.

TECNICA E PREPARAZIONE PER EVITARE I TRAUMI

Dottor Rettagliata, ma come la mettiamo con gli incidenti di gioco?
«Gli inconvenienti ci sono in tutti i settori della vita - dice Pietro Rettagliata - Ma c’è da aggiungere che in questi ultimi anni il rugby non è restato immobile ha cambiato continuamente le sue regole per meglio tutelare i giocatori. L’aggressività del gioco è infatti inquadrata in un insieme di regole tutte volte a proteggere quanto più possibile l’incolumità di chi lo pratica. Inoltre la preparazione fisica dei giocatori si fa sempre più meticolosa e non c’è allenatore oggi, fra i dilettanti come fra i professionisti che non la esiga dai suoi giocatori».

Tutti questi sforzi hanno dato risultati rispetto ai traumi a cui può andare incontro un rugbista?
«Indubbiamente sono sempre più rari quegli incidenti devastanti che si sono verificati in questo sport fino agli anni settanta. Questo per quanto riguarda i professionisti. Se invece parliamo di giovani va ricordato che sotto i 12 anni nella preparazione non è previsto lo scontro fisico».

DAL RUGBY ANCHE ANTICORPI CONTRO IL DOPING

Dottor Rettagliata in molti sport, anche a livello amatoriale, si aggira lo spettro del doping? Succede anche nel rugby?
«Oggi credo che nessun ambiente, sportivo e non, sia immune dal correre questi pericoli. Il rugby, con le sue regole, con il senso del rispetto per l’avversario e i principi di lealtà che persegue non può dare garanzie assolute contro il doping, ma certamente più di altri sport è in grado di offrire quegli anticorpi necessari a fare da scudo protettivo contro l’imperativo sempre più dilagante che il risultato vada conquistato ad ogni costo e con ogni mezzo», conclude Pietro Rettagliata, ortopedico di Villa Igea e della nazionale giovanile di rugby.