19 aprile 2024
Aggiornato 09:00
L’XI° congresso della SICSeG sfata il mito del sangue che ripara

Chirurgia della spalla: il gel piastrinico è ininfluente

«Noi chirurghi già lo sapevamo, ma ora c’è la prova», il commento di Nicola Ivaldo, direttore sanitario di Villa Igea ad Acqui Terme e delegato della SICSeG di Piemonte, Val D’Aosta e Alto Adige

ACQUI TERME - Ci si aspettavano grandi novità sulla patologia della spalla dai 422 chirurghi riuniti in questi giorni a Lecce, dove si è svolto l’ XI° congresso della Società scientifica (SICSeG) che raggruppa gli specialisti di spalla e gomito e le attese non sono andate deluse.
Solo che in questo caso a fare clamore non è stata una innovazione, ma una smentita. Si è confermata così quella convinzione che sostiene come in medicina, ma soprattutto in chirurgia, a volta un «contrordine compagni» ha quasi la stessa valenza di una scoperta.
Ed ecco di che cosa si tratta. A Lecce ben tre relazioni autorevoli hanno sostenuto che il famoso gel piastrinico nel caso di rottura o distacco dei tendini della cuffia dei rotatori sono del tutto ininfluenti.

Nella ricostruzione dei tendini della cuffia dei rotatori attualmente che funzione viene attribuita al gel piastrico? lo abbiamo chiesto al dottor Nicola Ivaldo, specialista della spalla e direttore sanitario del centro di eccellenza ortopedica Villa Igea di Acqui Terme.
«Nella riparazione dei tendini per coadiuvare la ricostruzione biologica in alcuni casi si usano dei concentrati piastrinici ricchi di fattori di crescita. Si tratta di prelevare del sangue dallo stesso paziente, centrifugarlo e reimpiantarlo allo stesso soggetto al fine di rendere più stabili gli effetti dell’operazione alla cuffia dei rotatori. Ora scopriamo che i vecchi metodi funzionano meglio della novità», risponde il dottor Ivaldo che ha partecipato con una equipe di Villa Igea ai lavori dell’ XI° congresso della SICSeG.

Siamo sicuri che i risultati emersi al congresso di Lecce siano più attendibili dei lavori preliminari che, al contrario, attribuivano al gel evidenti capacità coadiuvanti nella ricostruzione dei tendini della cuffia dei rotatori?
«Le tre relazioni presentate a Lecce sono state perentorie al riguardo e si sono basate su i dati emersi dal confronto attraverso la risonanza magnetica fra chi aveva avuto un trattamento di gel piastrinico e chi invece era stato sottoposto ad una tradizionale operazione di sutura: fra i primi e i secondi, secondo le tre relazioni, non è risultata alcuna differenza. Inoltre queste relazioni sono state pubblicate da autorevoli riviste ed hanno quindi passato il vaglio di rigorose verifiche».

Quali conseguenze pratiche avrà questa retromarcia sui gel piastrinici?
«E’ bene ricordare che su questi prodotti importanti aziende americane hanno investito molto. Inoltre il congresso di Lecce era stato preceduto da lavori che ne convalidavano l’efficacia. Quindi si era creata molta attesa. Da questa inaspettata doccia fredda per prima cosa emerge la correttezza e la trasparenza dei ricercatori italiani che nel presentare i loro risultati non si sono preoccupati degli interessi in gioco, ma hanno guardato unicamente al bene dei pazienti, Bisogna aggiungere che al Congresso di Lecce nessuno dei partecipanti si eretto in una difesa ad oltranza dei gel piastrinici».

Dottor Ivaldo, di gel piastrinici si parla molto anche per la loro applicazione per lesioni o artrosi del ginocchio. I risultati sulla spalla si possono riflettere negativamente anche sulle aspettative relative al ginocchio?
«Questo non si può dire perché ogni articolazione fa storia a se», specifica lo specialista della spalla.

Quale è dunque il messaggio che arriva da Lecce?
«L’ammonimento per gli utenti, soprattutto quando si tratta di salute, è di essere ben informati riguardo le dimostrazioni scientifiche per evitare di lasciarsi trascinare dalle suggestioni».

Ma per chi si affida ad un intervento tradizionale alla cuffia dei rotatori l’orizzonte resta rosa anche dopo la bocciatura dei «gel»?
«Certamente, il congresso ha consolidato e confermato la validità dell’intervento chirurgico. Inoltre di positivo è emerso che oggi ci sono metodologie, che vanno da una semplice infiltrazione di cortisone ad una appropriata fisioterapia, in grado di far guardare alla sala operatoria solo come ultima e non procastinabile soluzione. E poi ricordiamoci che i fattori di crescita, prima che nei laboratori, è la natura a produrli», conclude Nicola Ivaldo.