20 aprile 2024
Aggiornato 15:30
I segreti del cervello

Le memo-strategie per ricordare ogni cosa

Colpa dei deficit sensoriali se la memoria perde colpi con l’avanzare degli anni

L’avrete detto o l’avrete sentito dire spesso: «Sto perdendo la memoria. L’archivio nella mia testa è così pieno che non riesco a mettervi più niente». In verità la memoria a lungo termine che è una specie di cassaforte dove vengono archiviati tutti i ricordi, avrebbe virtualmente una capacità illimitata. Potrebbe trattenere ogni informazione ma il fatto è che gliene arrivano soltanto talune che il cervello sceglie in base ad un procedimento in cui giocano un ruolo fondamentale le emozioni: una grande paura, una grande gioia, un evento che ha suscitato particolarmente l’interesse della persona vengono archiviate nella cassaforte dei ricordi. Il cervello, dunque, non memorizza tutte le informazioni.

Il cervello di una persona adulta contiene circa 100 miliardi di neuroni ognuno dei quali è collegato ad altre migliaia di neuroni cosicché si stabiliscono miliardi di connessioni che si attivano se un elemento elettrochimico transita attraverso il particolare ponte di collegamento tra neuroni. Abbiamo così la sinapsi e la memoria è formata proprio da queste mappe cerebrali create dai neuroni e dalla sinapsi. Sarebbero dunque i passaggi dei neurotrasmettitori che attraversano la sinapsi e i recettori che li ricevono, a costruire e fissare i ricordi. Dicevamo che quelli più emozionanti vengono archiviati nella memoria a lungo termine mentre gli altri «di uso immediato» finiscono nella memoria a breve termine. Si sostiene che alle persone d’età ragguardevole faccia difetto proprio la memoria a breve termine. La spiegazione sta nel fatto che con l’avanzare degli anni si può verificare la perdita anche parziale di qualcuno dei cinque sensi. Un evento che ha il suo peso sul processo di memorizzazione. Alludiamo ai deficit sensoriali. Bisogna sapere infatti che le impressioni che arrivano dai sensi vengono trattenute per qualche istante nella memoria a breve termine e poi vengono perdute. A meno che non si faccia uno sforzo per trattenerle e archiviarle nella memoria a lungo termine. Un disturbo dell’udito influisce chiaramente in questo meccanismo. Si dice che la memoria, comunque, va allenata. Ed è vero. Non va perduta l’abitudine acquisita a scuola di mandare a mente, per esempio, qualche strofetta (di una poesia, di una canzone). E’ più facile memorizzare qualcosa se lo si impara sotto forma di filastrocca o di canzone. Se si è raggiunta una certa età è bene scegliere dei posti, sempre gli stessi, dove lasciare gli occhiali, le chiavi, il cellulare, il portafoglio per evitare di infastidire i parenti con quelle domande del tipo: «Hai visto dove ho messo questo e quell’altro?»

Gli esperti hanno elaborato una serie di tecniche per tenere in forma la memoria. Suggeriscono, per esempio, di concentrarsi su una cosa alla volta visto che non si può archiviare tutto nella testa. Meglio quindi soffermarsi sulle cose più rilevanti. Mai poi studiare o lavorare con la radio o la Tv accesa. Per esercitare la memoria occorrono ambienti tranquilli e per ritenere quanto viene detto da un’altra persona occorre ascoltarla (magari prendere appunti se si vuol fissare in mente quello che sta dicendo) e non sentirla. Quegli smemorati che temono di non ricordare i nomi delle persone con cui sono stati a pranzo il giorno prima, devono ricorrere ad un trucco: abbinino sempre alla faccia della persona un particolare del suo nome: il tipo si chiama Ugo, per esempio. Abbinino alla sua faccia il sugo. Si deve far la spesa? Creino una parola con le iniziali delle cose che devono comprare. Per esempio la carne, i limoni, gli ortaggi, il radicchio, l’olio. Ebbene la parola è cloro. Meglio che appuntare tutto su un fogliettino che magari si perde nella borsa. Insomma le memo-strategie sono tante. La memoria è anche aiutata dal sonno: il riposo infatti aiuta le attività cerebrali nonché permette al cervello, attraverso meccanismi chimici specifici, di integrare nuove conoscenze e informazioni nella memoria a lungo termine.