3 maggio 2024
Aggiornato 17:30
Salute & Psiche

Lutti d’amore

Come rinascere dopo la fine di una relazione

Finisce un amore e gli effetti di quella che Freud chiama «melanconia» sono paragonabili a quelli del lutto caratterizzato dai seguenti sintomi: depressione, disinteresse per il mondo esterno, inibizione di ogni attività, abbassamento dell’autostima. Anche se il padre della psicanalisi fa le dovute differenze fra l’impoverimento del mondo reale individuale dovuto alla morte di una persona cara, da quello dell’IO, causato dal distacco dell’amato. E’ il significato che abbiamo conferito, a volte inconsciamente, alla persona che ci ha lasciato o che abbiamo lasciato, a rendere difficile la sopportazione della fine di un amore. Tanto più abbiamo investito sull’altro, tanto più ne sentiremo la mancanza.

Come rinascere? Come uscire dallo stordimento iniziale che secondo gli esperti è un meccanismo di autoprotezione, una specie di anestetico del cuore che ci permette di assimilare gradualmente la mutata realtà. Come superare lo sconforto, l’abulia, gli stati d’animo che il più delle volte portano ad una chiusura in se stessi? Si capirà che in condizioni simili è assai difficile rimettersi subito in gioco. Per cui non c’è da ritenere che il modo migliore per riprendersi sia affidato alla massima «chiodo scaccia chiodo». Soprattutto poi per quegli individui che hanno affidato la loro esistenza all’altro e quindi non riescono più a scindere l’identità personale da quella dell’ormai ex partner. Dunque per rinascere bisogna innanzitutto soffrire, come dicono gli psicanalisti e nella sofferenza, nell’avere il cuore a pezzi, iniziare ad elaborare il lutto .Va detto che non esistono reazioni tipo o modi standard . » L’approccio che i diversi individui hanno nei confronti della perdita dell’altro è il medesimo che manifestano abitualmente nella vita di tutti i giorni»- si legge nel libro di una psicologa americana- «Chi è abituato ad esternare le proprie emozioni, potrebbe reagire esasperando questa sua propensione. I soggetti tranquilli potrebbero accentuare la loro abituale pacatezza.»

E’ bene comunque non tuffarsi a capofitto nell’autocommiserazione. Occorre chiamare in causa la nostra parte più razionale per iniziare a demolire e smitizzare l’amato perduto. Passare cioè alla fase numero 2, ossia al processo di razionalizzazione che può condurci verso la guarigione. Può aiutare molto cercare di ricordare tutte le diversità che esistevano col partner che erano state all’origine di qualche scontro durante la relazione. Si può ricominciare a fare le cose alle quali si era rinunciato «in nome dell’amore». Certo sono piccoli aiuti, ma é proprio dalle piccole cose che si costruisce così come si distrugge. Occorre affrontare con piena consapevolezza le conseguenze che la perdita comporta per ricominciare proprio da qui il cammino della rinascita completamente nuovo rispetto a quello programmato con la persona amata. E solo quando il lutto sarà stato metabolizzato e la ferita rimarginata si potrà avviare un nuovo amore. Ma, per carità, ai primi appuntamenti col nuovo va evitato scrupolosamente il racconto strappalacrime della relazione passata che sottintende il messaggio:» Non farmi male anche tu». Cosicché il partner gravato dalla responsabilità della relazione potrebbe prendere subito la via della fuga.