Quando il piedistallo italico traballa
Sono più di tre milioni e mezzo gli italiani che soffrono di diabete e di questi più di mezzo milione hanno ulcere diabetiche
Se ci atteniamo ai dati venuti fuori l'altro ieri, 8 novembre, nella Giornata Mondiale del Diabete, dovremmo dire che il «piedistallo» di una quantità di italiani è instabile. Versa in grave pericolo. Ci riferiamo al piede diabetico che anche in Italia è un dramma. Sono più di tre milioni e mezzo gli italiani che soffrono di diabete e di questi più di mezzo milione hanno ulcere diabetiche. Numeri che, secondo le previsioni, sono destinati a salire in quanto nel 2010 avremo quattro milioni di diabetici. E poiché in molti casi la necrosi del piede o di una sua porzione rende l’amputazione la sola opzione terapeutica possibile, si capirà perché il piede diabetico abbia riflessi ampiamente negativi sulla qualità di vita ma anche sulla spesa sanitaria.
Sono comunque proprio i piedi, a cominciare da quelli diabetici, a far sì che si prolunghi nel tempo la parte artigianale di un’ attività che per il resto va, ahimé, scomparendo come ci spiegò Sauro Bentini, tecnico ortopedico di gran vaglia. «Infatti le calzature per correggere il piede e i plantari devono essere fatti su misura mentre ormai i busti C-35 per le fratture sono prodotti dalla fabbrica americana Camp. Pure la manifattura delle protesi avviene su scala industriale. Le fabbriche fanno i pezzi e noi li assembliamo», ci disse Bentini ribadendo che all’artigiano applicato all’ortopedia è rimasta la cura della parte più importante del corpo umano. «Non si dice forse «stare in piedi»? E come si potrebbe se la funzionalità del piede, del nostro piedistallo non fosse garantita da calzature personalizzate, fatte artigianalmente?»
Nei suoi cinquant’anni e passa di attività rivolta alle cedevoli ossa nostrane, di piedi sbagliati il signor Sauro ne ha incontrati a bizzeffe: equini, storti, piatti. Se molti italiani non hanno la schiena dritta (e non solo in senso figurato) la colpa, secondo lui, è proprio del piede sbagliato. Vero che non c’è più la poliomielite che comprometteva gravemente l’italico piedistallo, ma in compenso sono aumentati gli incidenti automobilistici e motociclistici con relative fratture che colpiscono in percentuale proprio le estremità inferiori . Se infatti per gli anziani le più comuni fratture riguardano il femore, per i 30-35enni sono più frequenti quelle ai piedi o alle mani. Per i giovanissimi,poi, che vanno in motorino sono a rischio la caviglia e il ginocchio, nonché le fratture alla tibia e al perone. Si calcola ,insomma, che ogni anno siano milioni i «piedistalli» italici che, per le più diverse ragioni , traballano.