28 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Il pianto è di scena

Anche i maschi piangono

Le lacrime maschili sono un segno della raggiunta parità dei sessi?

Il pianto è di scena. Si è, infatti, scoperto, grazie ad uno studio, che a partire dalla 20/ma settimana di gestazione il feto possiede già il repertorio completo di capacità motorie per piangere: la coordinazione del respiro, l'apertura delle mascelle e della bocca, il fremito delle guance, il movimento della lingua e la deglutizione. Ma non solo si piange nell’utero. Capita anche che i duri piangano in diretta TV come abbiamo visto e come vedremo ora che è iniziato il «Grande Fratello».

Il successo di trasmissioni televisive come quella di Maria De Filippi non si basa anche sul pianto dirotto di taluni uomini? Il maschio adulto non sa più trattenere le lacrime ed una delle cause di questi pianti pubblici risale, secondo gli psicologi, al fatto che i maschietti vengono allevati in maniera differente dal passato quando giocavano solo con armi e soldatini e se piagnucolavano per piccole ferite, il babbo era lì, pronto a rimproverarli: «Ma che roba sarebbe? Stai piangendo come una femminuccia». Il massimo dell’offesa per quei tempi non troppo lontani in cui nelle scuole le classi maschili erano divise da quelle femminili. Il termine virile, allora, non si conciliava davvero con le lacrime.

Un maschio, in ogni modo, lacrima meno della donna che, per cause ormonali, quando per esempio gli estrogeni subiscono un brusco calo nei giorni che precederono il ciclo, lacrima trenta volte l’anno contro le sei dell’uomo. Al fenomeno del pianto femminile contribuisce, oltre al calo degli estrogeni che come si sa sono gli ormoni che tengono su l’umore, anche la prolattina, ossia l’ormone della produzione di latte. Comunque va detto che il bisogno di piangere è del tutto fisiologico. Come uno starnuto o un colpo di tosse. E’ bene non trattenerlo. Infatti permette di eliminare le tossine, come scoprì un ricercatore americano, il quale si rese conto che nelle lacrime era contenuta una gran quantità di manganese, elemento presente a livelli elevati soprattutto nel cervello delle persone che soffrono di depressione e di quelle che attraversano un momento di grande tristezza. Con le lacrime ci si libera del manganese e quindi si sta meglio. Il pianto libera anche da un eccesso di un ormone, chiamato adrenocorticotropo che viene prodotto dall’organismo nelle situazioni di stress e che, se resta in circolo, causa uno stato di tensione che può influire sui processi gastrointestinali. Senza dire che le lacrime provvedono anche al lavaggio dell’occhio in quanto la secrezione delle ghiandole lacrimali aumenta.

Il bello è che ,secondo i sociologi , le lacrime maschili sarebbero il segno che si sta raggiungendo la parità dei sessi: con il pianto l’uomo può esibire il proprio lato femminile, laddove la donna oggi può mostrarsi aggressiva e mascolina. IL pianto non sarebbe il segno della debolezza ma della sensibilità dell’uomo. Che forse gli eroi antichi non piangevano? Pianse Achille per il dolore della morte di Patroclo e di commozione quando Priamo , re di Troia, si gettò ai suoi piedi implorandolo di restituirgli il corpo di Ettore, il figlio che proprio Achille aveva ucciso. Pianse anche il mitico Ulisse quando alla corte dei Feaci ascoltò un cantore che rievocava le gesta dei Greci sotto le mura di Troia. D’accordo che si tratta di lacrime cantate da un poeta come Omero e non versate copiosamente sul piccolo schermo a beneficio dell’auditel. Certo, bisogna vedere in che modo piange l’uomo: se è misurato nella commozione e lo fa con naturalezza può risultare pure seducente agli occhi di una donna che può ritenerlo capace di slanci romantici. La «furtiva lacrima» in Tv di un Presidente come George Bush che assisteva commosso al parto della sua cagnetta, gli valse l’accresciuto consenso delle masse. Cosa diversa é se il personaggio già di potere piange a dirotto come hanno riferito in questi giorni le cronache, comportandosi come un bambino non cresciuto che chiede aiuto alla mamma, dopo averla combinata grossa reiteratamente.