29 marzo 2024
Aggiornato 16:00
Studio promosso dalla Commissione Salute delle donne del Ministero della Salute

Stress da lavoro, in Italia ne soffrono di più le donne

Con una percentuale doppia rispetto ai colleghi maschi

ROMA - Lo stress legato al lavoro colpisce milioni di lavoratori europei in tutti i settori d'impiego. In Italia, nel 2008, secondo uno studio promosso dalla Commissione Salute delle donne del Ministero della Salute, il fenomeno interessa le lavoratrici con una percentuale doppia rispetto ai colleghi uomini, come indicato nel Primo Rapporto sullo stato di salute delle donne in Italia. Inoltre, su circa 26.000 casi di malattie professionali denunciati all'Inail ogni anno, oltre il 21% riguarda le donne, con una media di 6.000 denunce l'anno. Ad aumentare la percentuale per le donne sono soprattutto i contratti part-time e le forme di lavoro atipico.

Il complesso argomento sarà affrontato nell'ambito del Convegno nazionale «Approccio multidisciplinare allo stress occupazionale», che avrà luogo domani, sabato 19 settembre alle 9.30 presso l'Aula Brasca del Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma. Il convegno è promosso dall'Istituto di Psichiatria e Psicologia dell'Università Cattolica di Roma in collaborazione con l'Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (Ispesl).

La presentazione del convegno è affidata ai docenti della Cattolica di Roma Pietro Bria, direttore dell'Istituto di Psichiatrica e Psicologia, e a Gino Pozzi, professore aggregato di Riabilitazione in Psichiatria. Chairmen: Antonio Bergamaschi, professore ordinario di Medicina del Lavoro all'Università Cattolica di Roma e vicepresidente Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale (Simlii), e Sergio Iavicoli, direttore Dipartimento Medicina del Lavoro-Ispesl.

«Il National Institute for Occupational Safety and Health (Niosh) - spiega Antonio Bergamaschi - stima che il 40% dei lavoratori ritiene il proprio lavoro stressante; il 26% ritiene di essere esaurito dallo stress; tre quarti dei lavoratori ritengono che i livelli di stress siano aumentati oggi rispetto a una generazione fa. La American Psychological Association stima che due terzi degli americani abbiano avuto bisogno di aiuto contro lo stress: il 54% di essi è preoccupato dei livelli di stress presenti nella vita di ogni giorno; il 62% ritiene che il lavoro abbia un significativo impatto sui livelli di stress, mentre la maggior parte di essi (52%) è più stressata dal lavoro che dai problemi familiari ed è preoccupata dei problemi di salute causati dallo stress. Quanto alle cause dello stress, il 45% dei lavoratori ritiene che esso dipenda dall'insicurezza del posto di lavoro, il 61% ritiene che responsabile dello stress sia l'elevato carico di lavoro, e il 73% pensa che il fattore principale sia il guadagno insufficiente. Un lavoratore su quattro dichiara di avere preso almeno un giorno di riposo per contrastare lo stress da lavoro.

Lo stress inoltre è legato alla depressione. Si stima che al mondo 121 milioni di persone soffrano di depressione; tra gli adulti, una percentuale compresa tra l'8 e il 20% presenta sintomi di depressione. In America ne soffrono almeno 6 milioni di maschi, e oltre 12 milioni di femmine.

Analoghi risultati provengono dalla Gran Bretagna, dove le statistiche ufficiali del servizio sanitario stimano nel 2007-2008, che 442.000 lavoratori subiscano stress da lavoro. Il 13.6% di tutti i lavoratori indica il proprio lavoro come molto o estremamente stressante. L'incidenza annuale di malattie mentali collegate al lavoro in Gran Bretagna, stimato dal sistema di sorveglianza THOR, è di 5,750 nuovi casi per anno. Questa stima certamente sottovaluta la vera incidenza. La già citata ricerca del LFS stima che 237. 000 lavoratori nel 2007/8 abbiano sofferto di stress da lavoro, depressione o ansietà, il che corrisponde ad un tasso annuale di incidenza di 780 nuovi casi per 100 000 lavoratori. Le giornate di lavoro perse per questi motivi nel 2007/08 sarebbero solo in Gran Bretagna 13.5 milioni.

Secondo dati Ispesl del 2006, il 6% della forza lavorativa è stata esposta a minacce di violenza fisica, il 4% a violenze da parte di terzi e il 5% a bullismo e/o molestie. «Il rischio di incorrere in minacce di violenza e mobbing - spiega Sergio Iavicoli, direttore del dipartimento di Medicina del lavoro Ispesl - è più alto nell'istruzione, nel settore sanitario, nella pubblica amministrazione e nella difesa, oltre che nei trasporti, nella comunicazione e nel settore alberghiero-ristorazione. Per gli insegnanti - ha aggiunto - il problema maggiore non è nel rapporto con gli alunni, ma in quello con le famiglie e la dirigenza scolastica». L'altra categoria più esposta allo stress patologico è «quella degli infermieri e più in generale di tutti i professionisti dell'aiuto - ha aggiunto Iavicoli - che in alcuni casi arrivano a subire anche violenze fisiche dai propri pazienti».