28 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Grazie a una dieta con cibi ricchi di DHA e AA avranno una capacità di apprendimento più spiccata

I neonati di oggi? Dieci a scuola nel 2015

I bambini nati nel 2009 saranno la bandiera più rappresentativa dell’EXPO 2015, dedicata all’alimentazione

MILANO - Il DHA o acido docosaesaenoico e l’AA, o acido arachidonico, sono acidi grassi polinsaturi della serie Omega 3 e Omega 6 rispettivamente, di natura «essenziale» dal punto di vista nutrizionale. Sono sostanze conosciute da tempo per il loro effetto protettivo nei confronti delle malattie cardiovascolari. E da oggi anche per un ruolo decisamente inaspettato.

«Il DHA è un componente fondamentale delle membrane cellulari, in particolar modo del cervello e della retina» spiega il professor Claudio Galli. «Lo stesso vale per l’AA, anche se in tal senso riveste una importanza minore, o meglio meno specifica. In più però è precursore di molecole importanti quali le prostaglandine e i leucotrieni, coinvolte nella modulazione di vari processi biologici . Sia AA che DHA hanno un ruolo essenziale per la formazione e lo sviluppo delle membrane dei neuroni: spetta a loro ad esempio il compito di favorire lo sviluppo delle connessioni tra sinapsi. Il DHA, in particolare, è il principale componente del segmento esterno dei coni e dei bastoncelli della retina, strutture che sono responsabili della trasmissione del segnale luminoso».

DHA e AA: come agiscono
La revisione della letteratura è stata possibile grazie a dodici specialisti dei Dipartimenti di ginecologia, di pediatria e di scienza dell’alimentazione di diverse università statunitensi ed europee, Italia compresa. Nel documento sono riportate le raccomandazioni basate sui consensi e sulle linee guida, supportate dall’Associazione Mondiale di Medicina Perinatale, dalla Early Nutrition Academy e dalla Child Health Foundation. Gli specialisti sono concordi nel ribadire che per garantire lo sviluppo cognitivo e visivo, è già durante la gravidanza che la mamma deve fornire al suo piccolo un’adeguata assunzione di DHA e la giusta disponibilità di AA. «Si verifica un continuum di sviluppo più efficiente dalla nascita fino al primo anno e mezzo di vita, nei bimbi nati da mamme con livelli elevati di DHA e AA nel sangue» chiarisce il professor Galli. «Il feto riceve queste sostanze per via transplacentare. Vengono trasportate attraverso il circolo sanguigno dall’organismo della donna al feto grazie a specifiche proteine chiamate «carriers». Attivano vere e proprie «vie preferenziali», in modo da assicurare al piccolo i dosaggi di DHA e di AA adeguati alle sue necessità. Questo processo, assolutamente fisiologico, viene chiamato «biomagnificazione» e scatta a partire dal sesto, settimo mese di gravidanza». I benefici per il neonato continuano anche durante l’allattamento. Si concretizzano sia in ambito neurocerebrale, sia per quanto riguarda l’apparato visivo. Uno studio pubblicato sull’American Journal Clinical Nutrition ha evidenziato a questo proposito una maggiore acuità visiva nei bimbi nutriti con latte ricco di DHA e AA. «Gli aspetti positivi sono anche per la mamma» aggiunge il professor Galli. «Uno studio epidemiologico internazionale pubblicato sul Journal of Affective Disorders ha dimostrato che con livelli più elevati di DHA nell’organismo materno, si verifica nelle madri una riduzione del rischio di depressione post-partum».

Quanto? Da dove reperirli? Dagli studi le conferme
A livello internazionale gli Esperti hanno stabilito che l'assunzione di DHA da parte della mamma durante la gravidanza e l'allattamento deve essere aumentata dell'ordine di qualche centinaia di mg /die, anche in dipendenza di eventuali abitudini alimentari materne che comportino un inadeguato apporto. Non è invece richiesto che venga aumentato l'apporto di AA, in quanto nella madre una certa quota di questo acido grasso viene prodotta, e successivamente trasferita al feto e poi al neonato durante l'allattamento, a partire dal precursore acido linoleico, che è sempre presente in quantità abbondante nella dieta. «Nell’alimentazione il DHA è presente essenzialmente nel pesce, mentre l'AA è più abbondante in natura e viene fornito anche da fonti animali, quali uova e carni magre» dice il professor Galli. «Per quanto riguarda in particolare il DHA, il raggiungimento di un'assunzione ritenuta ottimale viene garantita da un paio di porzioni di pesce alla settimana». I pesci più ricchi? Sono soprattutto gli sgombri e il tonno, seguiti dalle aringhe e dal salmone. Piccole quantità di DHA sono contenute anche nel tuorlo d’uovo e nelle carni magre di animali erbivori non ruminanti, che sono invece ricche di AA. Il DHA si trova anche in microalghe, e nelle alghe di cui si nutrono i pesci. «Studi epidemiologici hanno evidenziato una relazione tra elevati livelli di assunzione di pesce da parte della mamma e sviluppo neurocerebrale e visivo del piccolo» chiarisce il professor Galli. «In particolare secondo uno studio pubblicato su Environmental Health Perspectives migliorerebbe la memoria visiva nel corso del primo anno di vita». Ma c’è di più. L’ALSPAC Study, un vasto studio tutt’ora in corso che segue il bambino dalla nascita all’età scolare, ha messo in luce nei piccoli di età inferiore agli otto anni, nati da mamme che hanno seguito un’alimentazione ricca soprattutto di DHA, un punteggio superiore per quanto riguarda il quoziente di intelligenza verbale.

I benefici ci sono sempre
Sì allora all’allattamento al seno, che grazie a questi nuovi studi garantisce un vantaggio in più, oltre ai numerosi già noti. Che cosa può fare però la mamma che non può allattare il suo piccolo?

«Sono disponibili formule per lattanti e di proseguimento con dosaggi calibrati di DHA e di AA» risponde il professor Galli. «I benefici per il bambino sono sovrapponibili a quelli garantiti dal latte materno, come ha messo in luce uno studio pubblicato su Early Human Development. Non sono infatti emerse differenze nello sviluppo visivo e cognitivo misurato a 4 anni, tra i bambini allattati al seno e quelli nutriti con latti addizionati di AA e DHA nelle prime 17 settimane di vita».

Attenzione poi durante lo svezzamento. Il pesce va introdotto intorno al sesto mese di vita. «Il cervello continua a svilupparsi durante la prima infanzia,» conclude il professor Galli, «per questo è necessario abituare i bimbi fin da subito a una dieta variata, che comprenda anche il pesce due volte alla settimana».