Una carenza di potassio associata all’ipertensione
È quanto emerge da uno studio condotto all’Università del Texas che ha identificato un gene che influenza gli effetti del potassio sulla pressione del sangue
MILANO - Consumare poco potassio rappresenta un grosso fattore di rischio per l’ipertensione, al pari di consumare troppo sodio. È quanto emerge da uno studio condotto all’Università del Texas che ha identificato un gene che influenza gli effetti del potassio sulla pressione del sangue. La scoperta, basata su uno studio sul cuore compiuto nel Texas attraverso il campione di urina di 3300 individui, è stata presentata nel corso dell’assemblea annuale della Società americana di nefrologia tenutasi nei giorni scorsi a Philadelphia.
«Minore il livello di potassio nelle urine, minore il potassio nella dieta e maggiore la pressione del sangue», afferma Susan Hedayati, una delle autrici dello studio. Gli effetti sarebbero addirittura più forti di quelli esercitati dal sodio. E il legame tra basso consumo di potassio e ipertensione è marcato persino di fronte ad altri fattori di rischio quali l’età, la razza, il colesterolo, il fumo e il diabete. A giocare un ruolo fondamentale sarebbe il gene WNK1, responsabile degli effetti del potassio sulla pressione del sangue. Studi successivi saranno così indirizzati a esaminare l’attività specifica di questo gene. Il suggerimento degli scienziati americani, per ora, è di consumare nella propria dieta più agrumi, più banane e più verdure.
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