28 agosto 2025
Aggiornato 11:00
La malattia infiammatoria intestinale (IBD)

L'IBD colpisce anche i bambini

In uno studio a lungo termine, un'equipe di ricercatori in Italia ha scoperto che il numero di bambini colpiti da IBD è cresciuto nel corso degli anni

Al contrario di ciò che si credeva in passato, la malattia infiammatoria intestinale (IBD) è una condizione che non fa discriminazione in base all'età. In uno studio a lungo termine, un'equipe di ricercatori in Italia ha scoperto che il numero di bambini colpiti da IBD è cresciuto nel corso degli anni. I risultati sono stati pubblicati di recente nell'European Journal of Pediatrics.

In base alla Clinica Pediatrica dell'Università di Trieste presso l'Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico materno-infantile (IRCCS), i ricercatori hanno scoperto non solo che l'IBD colpisce la popolazione pediatrica generale (sotto i 16 anni di età), ma è devastante per le vite dei bambini sotto i 2 anni. Lanciato nel 1984, lo studio è durato 20 anni.

Le scoperte mostrano che la popolazione pediatrica da zero a due anni costituisce circa il 9% dell'intera popolazione pediatrica colpita da IBD. Forme precoci della malattia, secondo i ricercatori, sono delle versioni particolarmente gravi e possono nascondere una deficienza congenita del sistema immunitario.

Per questo motivo i bambini possono essere costretti a subire una terapia più invasiva invece delle normali terapie immunosoppressive o chirurgiche. Un altro problema è la diagnosi errata della malattia: spesso ai pazienti viene diagnosticata un'allergia alimentare, ma resta il fatto che non è così.

Usando un campione di 184 pazienti affetti da IBD per un minimo di 2 anni, l'equipe di ricerca ha scoperto che all'8,6% dei partecipanti (16 bambini) era stata diagnosticata l'IBD entro il loro secondo anno di vita. I medici avevano diagnosticato l'IBD a 12 bambini prima che compissero 1 anno. I ricercatori affermano che ulteriori studi hanno confermato l'IBD in 12 dei 16 casi. Le condizioni collegate al sistema immunitario sono state identificate nei quattro casi rimanenti, hanno affermato.

In quasi il 50% dei campioni sono state riscontrate allergie alle proteine del latte vaccino. I ricercatori hanno sottoposto questi pazienti ad una dieta privativa per un lungo periodo, nonostante l'assenza di vantaggi clinici. È stato scoperto che questi casi erano più gravi rispetto ai pazienti a cui era stata diagnosticata l'IBD in un'età precoce. Sono stati sottoposti a trattamenti chirurgici e immunosoppressivi aggressivi.

«Ci trovavamo in una posizione privilegiata per fungere da centro di riferimento avendo seguito oltre 300 casi pediatrici di IBD negli ultimi 20 anni,» ha spiegato il professor Alessandro Ventura, a capo della clinica pediatrica dell'IRCCS dell'Università. «Abbiamo capito che l'IBD può avere un'insorgenza molto precoce: se è così, la malattia tende ad essere particolarmente grave,» ha aggiunto.

«In passato l'IBD è stata considerata a lungo specifica della popolazione adulta; per questo motivo i pediatri raramente la cercavano all'interno dei gruppi pediatrici. Anche oggi i sintomi dell'IBD vengono spesso classificati erroneamente come allergia alle proteine del latte vaccino, portando ad un grave ritardo diagnostico.»

Il professor Ventura ha sottolineato che per questi errori di classificazione, i pediatri dovrebbero prendere in considerazione la malattia infiammatoria intestinale. «Se un problema intestinale come una diarrea sanguinosa mucosa persiste dopo tre o quattro settimane, specialmente se in presenza di febbre, crescita rallentata, perdita di peso, fistole perianali o ascessi, si dovrebbe includere l'IBD nella diagnosi differenziale.»

Non esiste un trattamento definito per l'IBD, ma gli esperti affermano che chi ne è affetto può usare i cosiddetti farmaci biologici costituiti da anticorpi monoclonali. I regimi di trattamento si possono personalizzare per rispondere ai bisogni di ogni paziente.

Per ulteriori informazioni:
Università di Trieste presso l'IRCCS:
http://www.burlo.trieste.it/

European Journal of Pediatrics:
http://www.springerlink.com/content/100415/