Cinema Troisi, luci e ombre di un’assegnazione dal retrogusto radical-chic
La sala di via Induno è stata assegnata ai ragazzi del Cinema America ricevendo i complimenti (e non solo) di certi esponenti politici
ROMA – Uno spazio abbandonato che torna a essere vissuto è sempre una vittoria per la città e chi la vive. È ancora più importante, poi, se questo risultato contribuisce in maniera decisiva a evitare ulteriori speculazioni economiche in un tessuto urbano già pesantemente compromesso da questo punto di vista. Se però, analizzando le azioni salienti di questo successo, si affacciano le ombre di un fuorigioco o di qualche favore arbitrale, ecco che sulla vittoria possono allungarsi alcune ombre. È il caso della consegna ufficiale avvenuta ieri delle chiavi del Cinema Troisi di via Induno, nel rione Trastevere, ai protagonisti dell’occupazione del Cinema America.
I complimenti della sinistra
Bene, bravi, bis: i complimenti non sono mancati agli ex occupanti. Oltre alle congratulazioni, però, si è notata anche una certa vicinanza che a qualcuno è apparsa sospetta. «Abbiamo appena firmato il contratto per la concessione del Cinema Troisi – si legge sulla pagina Facebook – Ora è pronto per iniziare i lavori con apertura prevista il 31 Ottobre 2018». «Bravi e auguri per questa nuova avventura!» è stato il tweet con cui Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio ed esponente di Art.1-Mdp, si è congratulato coi ragazzi del «Piccolo America». Andando indietro nel tempo, però, si trovano altre esternazioni politiche…
Vicinanze sospette
Riavvolgendo il nastro di quasi due anni, subito dopo l’aggiudicazione del bando, non fecero mancare il loro sostegno altri due amministratori locali coinvolti da vicino - a livello territoriale - nell’assegnazione. «#Salatroisi il Piccolo America vince il bando. Chi ci crede vince. Il #primomunicipio al loro fianco fin dal primo momento» aveva twittato Emiliano Monteverde, assessore del I municipio alle Politiche Sociali che nel cinguettio social coinvolse anche Sabrina Alfonsi del Partito Democratico, presidente del municipio. La stessa presidente ha partecipato all’esultanza, «Una nuova città. I ragazzi del Cinema America hanno dimostrato che è possibile. Grazie #SalaTroisi». Come possono due amministratori pubblici schierarsi in questo modo, a fianco di una società o associazione che partecipa a un bando pubblico? Cosa si sarebbe scatenato a livello mediatico se un simile atteggiamento per nulla super partes fosse stato tenuto da esponenti di centrodestra?
Tempistiche sospette
La sala Troisi, di proprietà del gruppo Ferrero, era stata sgomberata nel marzo 2015, durante l’amministrazione Marino. Come raccontò Repubblica, appare alquanto sospetta la tempistica dello sgombero della Sala Troisi, avvenuto lo stesso giorno in cui scadeva «il comodato d'uso del forno in via Natale del Grande dove si erano trasferiti gli occupanti del Cinema America per continuare a fare eventi e proiezioni dopo il sequestro della sala anni Cinquanta progettata da Angelo Di Castro, oggi vincolata dal Mibact». Tra le ipotesi circa la destinazione della sala Troisi, guarda caso, c’era proprio l’assegnazione in affitto temporaneo agli occupanti di via Natal del Grande. «Non ci faremo ghettizzare nell'illegalità, saremo la spina nel fianco di questa amministrazione, porteremo l'assessore Marinelli (alla Cultura nella giunta Marino, ndr) alle dimissioni» furono le parole del portavoce degli ex occupanti dell'America, Valerio Carocci, che prometteva «parteciperemo al bando e torneremo presto». La Marinelli se n’è andata, la Alfonsi è stata rieletta presidente, Monteverde confermato assessore. E la sala Troisi assegnata agli occupanti del Cinema America.
Il ricorso al Tar
Contro l'assegnazione si era schierata la N.C.A. Società Cooperativa Onlus, ex gestori del Nuovo Cinema Aquila. Nel dicembre 2016, però, il Tar del Lazio rigettò i ricorsi presentati. Oggi, dunque, gli ex occupanti cantano vittoria: «Ci sono voluti 1879 giorni da quando la sala è stata abbandonata e 653 giorni da quando l'abbiamo vinta ad un bando pubblico di Roma Capitale, priva di qualsiasi certificazione» hanno rivendicato con orgoglio su Facebook. In tutto questo tempo non sono certo rimasti con le mani in mano: sono stati il cuore pulsante del Festival Trastevere Rione del Cinema. La kermesse, di indubbio spessore, ha coinvolto numerose personalità del cinema e non solo. Il festival, come si può vedere sul sito, è anzitutto organizzato assieme al I municipio: poi, i responsabili ringraziano la Regione Lazio, la Siae e il Mibactâ per il «sostegno». Un altro «contributo» inoltre proviene dalla Bnl Gruppo Bnp Paribas. E così, a poche settimane dalle consultazioni elettorali, tra cui quelle per la Regione Lazio, ecco la firma per quella che è stata definita «la presa in consegna della nostra prima Sala Cinematografica». E chissà che certi ringraziamenti non possano esprimersi mettendoci una croce sopra.