29 marzo 2024
Aggiornato 05:30
Giustizia

Referendum giustizia: ecco i quesiti e cosa può cambiare se passa il «Sì»

Si tratta di un election day perchè oltre ai cinque quesiti referendari si vota in oltre 900 comuni italiani, tra cui 26 capoluoghi di provincia: le votazioni si svolgono in una sola giornata e i seggi sono aperti dalle ore 7 alle 23

Referendum giustizia: ecco i quesiti e cosa può cambiare se passa il «Sì»
Referendum giustizia: ecco i quesiti e cosa può cambiare se passa il «Sì» Foto: Pixabay

Sono cinque i referendum sulla giustizia sui quali sono chiamati gli elettori di tutta Italia a pronunciarsi: 51.533.195 elettori aventi diritto di cui 25.039.273 uomini e 26.493.922 donne, in base alla rilevazione aggiornata al 31 dicembre 2021 sul corpo elettorale 51.533.195 elettori aventi diritto di cui 25.039.273 uomini e 26.493.922 donne.

Si tratta di un election day perchè oltre ai cinque quesiti referendari si vota in oltre 900 comuni italiani, tra cui 26 capoluoghi di provincia: le votazioni si svolgono in una sola giornata e i seggi sono aperti dalle ore 7 alle 23.

I cinque referendum proposti da Lega e Radicali sono abrogativi: quindi, chi vuole mantenere in vigore le norme che i singoli referendum si propongono di cancellare sulle schede deve votare 'No'. Chi invece è d'accordo con i promotori deve votare 'Si' in modo che non abbiano più valore di legge. Affinché la legge oggetto del quesito sia abrogata, ovviamente la maggioranza dei voti espressi deve essere un sì.

Trattandosi di referendum abrogativi è necessario raggiungere il quorum che è fissato al 50% più uno degli elettori: quindi per ognuno dei 5 referendum abrogativi sulla giustizia il 12 giugno 2022 dovrà andare a votare almeno la metà più uno degli italiani che ne hanno diritto, perché il risultato delle urne risulti valido.

Tre dei cinque referendum e cioè quelli relativi alla separazione delle funzioni dei magistrati, all'intervento degli avvocati nei consigli giudiziari e alla cancellazione delle firme per le liste di candidati al Csm, riguardano temi affrontati nella riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm che è stata approvata alla Camera e deve essere approvata al Senato. Veniamo più nel dettaglio ai cinque quesiti.

Referendum n.1. Incandidabilità e abolizione legge Severino. E' sulla abrogazione del Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi.

Referendum n.2. Limitazioni delle misure cautelari. Si chiede l'abrogazione dell'ultimo inciso dell'art. 274, comma 1, lettera c), codice di procedura penale, in materia di misure cautelari e, segnatamente, di esigenze cautelari, nel processo penale.

Referendum n.3. Separazione delle funzioni dei magistrati. Si chiede l'abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati.

Referendum n.4. Valutazione magistrati. E' sulla partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari. La richiesta dei promotori è di abrogare norme in materia di composizione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari e delle competenze dei membri laici che ne fanno parte. Si chiede, in pratica, di aprire la valutazione dei magistrati anche a giuristi, avvocati, professori universitari. Attualmente la valutazione della professionalità e delle competenze delle toghe è una prerogativa del Csm.

Referendum n.5. Elezione componenti togati Csm. Chiede l'abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura. Oggi un magistrato che vuole candidarsi al Csm deve raccogliere almeno 25 firme. I promotori del referendum vogliono eliminare questa soglia così del da favorire la candidatura di chiunque senza necessità di appoggi per limitare il peso delle correnti.