19 aprile 2024
Aggiornato 08:30
L'intervista

Guidesi: «Così Conte ha abbandonato una Lombardia sconvolta»

Il responsabile Attività produttive della Lega racconta al DiariodelWeb.it come ha vissuto, dalla sua Codogno, i cento giorni drammatici dell'emergenza sanitaria ed economica

L'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Guido Guidesi con il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte
L'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Guido Guidesi con il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte Foto: ANSA

È stato sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel primo governo Conte, poi nominato responsabile del dipartimento Attività produttive della Lega, ruolo dal quale si occupa oggi delle delicate questioni della Fase 2 e della ripartenza economica. Ma c'è soprattutto un motivo su tutti per il quale Guido Guidesi è il politico che si è ritrovato suo malgrado, più di qualunque altro, al centro della pandemia: è originario proprio di Codogno, la cittadina del lodigiano diventata tristemente famosa perché lì, ormai oltre due mesi fa, venne registrato il primo contagio in Italia.

Tanto che lui stesso, nei giorni iniziali della quarantena, si è ritrovato recluso in isolamento, nel cuore della zona rossa. Ed oggi, trascorsi questi cento giorni drammatici che ha vissuto in prima persona dall'epicentro della tragedia, è in grado di raccontare al DiariodelWeb.it le cicatrici lasciate dal coronavirus sul territorio più ricco e più popoloso del nostro Paese.

Onorevole Guido Guidesi, come è stata l'emergenza vista dalla sua Lombardia?
Distinguerei due periodi. Il primo è quello in cui, per quindici giorni, siamo stati l'unica zona rossa: parliamo di dieci Comuni, 15 mila abitanti, 3400 aziende. Una situazione disumana, una tragedia spaventosa: chi non l'ha vissuta non la può capire. L'unico rumore che si sentiva era quello delle sirene delle ambulanze. Abbiamo perso famiglie intere, senza che i parenti potessero nemmeno salutare i loro cari che se ne sono andati.

I dati Istat parlano di un +371% di morti nella provincia di Lodi. Numeri che mettono i brividi.
Ma l'aspetto più grave è che in quelle due settimane, come ho detto anche una volta tornato in parlamento, quel territorio si è sentito sostanzialmente abbandonato. Il governo ha mostrato un distacco incredibile, non ha mai risposto, nemmeno quando i Comuni gli hanno scritto per due volte in dieci giorni. Nessuno, dal presidente del Consiglio ai ministri, dal coordinamento della protezione civile ai commissari, è stato presente. Solo la scorsa settimana Conte si è degnato di farsi vedere per un'oretta in prefettura a Lodi. Dell'emergenza sanitaria si è occupata Regione Lombardia, il resto lo hanno fatto i sindaci e i volontari locali, con lo sforzo e la professionalità di tutti gli operatori sanitari.

Il governo non ha fatto tutto quello che poteva per salvare le vite?
Di questo non voglio parlare, per rispetto delle persone che sono mancate. Dico solo che l'emergenza sanitaria è stata decretata il 31 gennaio, il primo caso a Codogno è stato registrato il 21 febbraio, e il presidente del Consiglio ha annunciato, con una conferenza stampa al sabato sera, che la zona rossa sarebbe partita il lunedì mattina. Non abbiamo ricevuto indicazioni, protocolli, aiuti né economici né logistici. I primi medici dell'esercito sono arrivati al quattordicesimo giorno dell'emergenza, e quello è stato l'unico sostegno che abbiamo ricevuto da Roma.

E il secondo periodo?
Quando la gestione sanitaria è migliorata, grazie al modello dell'azienda ospedaliera di Lodi poi copiato in tutto il mondo e alla struttura emergenziale ormai oliata, è iniziato il dramma economico. Da noi i commercianti e alcuni artigiani sono chiusi da settanta giorni: credo che nessuna attività, senza un sostegno economico, possa permettersi di tenere chiuso e non fatturare. Oggi siamo preoccupati per i lavoratori: in particolare per gli autonomi, costretti a restare ancora chiusi, che si sono sentiti presi in giro, con quel bonus da 600 euro che non ha coperto nemmeno le spese vive. Glielo dico chiaramente: se molte partite Iva non potranno riaprire è per una responsabilità evidente del governo, che è arrivato tardi in tutto e con strumenti inadatti e burocratici. Bastava semplicemente copiare dagli altri Paesi.

E voi, come opposizione, non avete avuto nemmeno la possibilità di discuterne, visto che Conte ha proceduto a suon di decreti.
Noi abbiamo risposto alla richiesta di collaborazione del presidente della Repubblica. Io per primo l'ho fatto, visto che purtroppo avevo sotto gli occhi ciò che stava succedendo. Ma per collaborare bisogna essere in due: le nostre proposte non sono state accettate e forse nemmeno prese in considerazione. Non so se il governo non si sia reso conto della situazione o si sia rivelato semplicemente inadeguato. Quel che è certo è che la gente non ha ricevuto risposte, non credo che troverà nemmeno un cittadino contento.

È stato un comportamento poco democratico, secondo alcuni addirittura anticostituzionale.
Non saprei, non sono un costituzionalista. Ma mi sarebbe piaciuto che si formasse una cabina di regia politica, con i rappresentanti di ogni partito. Ci sarebbe stata meno polemica e si sarebbero adottati strumenti più confacenti alle esigenze degli italiani.

Persino Renzi ha accusato Conte di essersi preso quei pieni poteri che si rifiutò di concedere a Salvini.
Nel giorno dell'insediamento del governo io avvisai il presidente di «stare sereno», come il suo predecessore Letta. Fare l'opposizione dalla maggioranza è fin troppo facile, ma Italia Viva è corresponsabile, perché quei provvedimenti li ha votati e prodotti insieme al resto del governo.

D'altra parte c'è anche chi dall'opposizione fa la stampella della maggioranza, ovvero Forza Italia. Il centrodestra si sta di nuovo sfarinando?
Il centrodestra continua ad amministrare in maniera compatta e concreta molte Regioni, tra cui quelle più colpite dall'emergenza. Di certo alcune posizioni di Forza Italia, ad esempio per quanto riguarda la trattativa con la commissione europea, ci hanno sorpresi. Se hanno intenzione di fare un governo di larghe intese, gli facciamo un grande in bocca al lupo. Ma loro l'hanno smentito e noi ci fidiamo di ciò che dicono.

La preoccupa il calo della Lega nei sondaggi?
No, e le spiego perché. Io non bado mai ai sondaggi e specialmente oggi, in una situazione del genere, qualsiasi commentatore fa notare come le proiezioni siano difficili da valutare. Altrimenti non si spiegherebbe una credibilità così alta da parte del presidente del Consiglio. Ci vorrà tempo: quando la situazione si stabilizzerà, si assesteranno anche i dati.