19 aprile 2024
Aggiornato 21:00
Formula 1

Kubica rivuole la Formula 1: «Al 90% tornerò a correre»

Il test del mese scorso con la Renault lo ha definitivamente convinto che la mobilità ridotta della mano e del braccio destro, eredità del suo brutto incidente durante un rally nel 2011, non rappresenta un limite: «Ma non voglio affrettare le cose». Questo mese in programma un'altra prova

ROMA – Il primo passo è stato già compiuto: tornare al volante di una monoposto di Formula 1 e dimostrare di poter ancora andare forte. Ora bisogna proseguire con i prossimi, perché in fondo a quella strada c'è l'obiettivo più ambito: tornare a correre nel Mondiale. Un sogno che, oggi più che mai, Robert Kubica è convinto di poter trasformare in realtà, dopo aver guidato per un'intera giornata la Renault in un test privato organizzato il mese scorso a Valencia. «Il mio primo obiettivo era vedere se fossi in grado di farcela e questo è più o meno acquisito – ha raccontato alla rivista specializzata Auto Express – Il secondo, diciamo, parlando realisticamente, è alzare la posta lentamente e passo dopo passo. La Formula 1 è una competizione tosta e sono lontano dalle corse da molto tempo. Penso che la maggior parte dei dubbi che avevo si siano dissipati e sono molto tranquillo al riguardo. In realtà per me è stato un grosso sollievo, perché questo test poteva andare in due modi: 'Sì, ce la faccio' oppure 'No, devo chiudere per sempre la porta alla F1'. Valencia ha dimostrato, in effetti, che non è così difficile come pensavo, anzi, è più possibile di quanto avessi mai creduto. Questa è una bella sensazione e sono felice di aver concluso questa giornata».

A volte ritornano
I dubbi, alla vigilia, erano tanti: non solo perché il pilota polacco era lontano dai Gran Premi ormai da sei anni, ma soprattutto perché la mobilità del suo braccio e della sua mano destra è rimasta limitata dal terribile incidente di cui fu vittima durante un rally in Liguria. Ma la bella sorpresa è stata scoprire che i limiti più grossi, per il 32enne, erano solo quelli che aveva dentro di sé: «Noi ci costruiamo da soli i nostri punti interrogativi, sulla base della nostra conoscenza di noi stessi e del nostro corpo. Ma sono bastati i primi giri a Valencia per farli andar via, via, via. Poi è diventato tutto molto più semplice di quanto pensassi. Questo ha rafforzato la mia fiducia e mi ha portato ad un livello completamente diverso: cercare di ottenere una miglior sensazione e una miglior prestazione in macchina. Una volta spariti, in tre giri, i miei limiti, mi sono potuto concentrare per ritrovare il giusto ritmo. Sono sorpreso di quello che ho provato: mi sembrava di non guidare solo da mese, non da sei anni». Tanto da fargli ritenere ormai quasi una certezza il suo ritorno sulla griglia di partenza: «Se mi aveste chiesto, realisticamente, quante chance pensavo di avere di poter tornare in F1, le avrei fissate al 10, massimo al 20% – ammette Robert – Perché il tempo scorre, non solo nelle classifiche, ma anche nell'età. La F1 va così velocemente che molti se ne scordano: non tutti, ma molti. Siccome sono molto realistico e tengo i piedi per terra, ora le metterei all'80 o 90%».

Prossimi passi
Ma il percorso che lo riporta in Formula 1 va comunque affrontato con la giusta gradualità. Per qualche giorno si è ipotizzata la sua apparizione nelle prove libere del venerdì del Gran Premio d'Italia, poi smentita dallo stesso team Renault. Per ora, invece, si sta organizzando un secondo test che dovrebbe avvenire già questo mese su un circuito che non è stato ancora reso noto: «Non posso tornare direttamente in F1, non lo farei mai, sarebbe da pazzi – ribadisce Kubica – Se qualcuno mi chiamasse e mi proponesse di correre la prossima settimana, non accetterei. Non perché non mi sento in grado di farlo, ma perché non voglio fare le cose di fretta. Ovviamente sarebbe difficile dire di no, ma dopo l'incidente ho lavorato molto sulla mia serenità mentale e questi ultimi mesi sono stati i più felici dei miei ultimi sei anni. Perciò vorrei farli durare il più a lungo possibile, e fare il salto troppo presto comporterebbe troppi rischi di sbagliare».