19 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Governo Conte

Tra Salvini e Fico: la strategia di Di Maio per rilanciare i 5 Stelle

Stretto tra l'irruenza della Lega e i mal di pancia della sinistra M5s, il vicepremier prepara una raffica di provvedimenti proprio sui temi cari ai suoi elettori

Il ministro del Lavoro dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio
Il ministro del Lavoro dello Sviluppo economico e vicepremier Luigi Di Maio Foto: Angelo Carconi ANSA

ROMA – Da una parte la forte presenza mediatica e il consenso crescente di Matteo Salvini; dall'altra l'ala sinistra del Movimento 5 stelle, quella rappresentata da Roberto Fico ma anche da Alessandro Di Battista, pronta addirittura a farlo fuori alla prima occasione. Luigi Di Maio si trova stretto all'angolo, tra i mal di pancia sempre più evidenti della frangia di lotta dei pentastellati e la necessità di difendere e appoggiare il suo alleato di governo.

Distinguo pentastellati
Eppure tenere saldo l'accordo con la Lega non significa diventare leghisti, e questo il vicepremier non solo lo sa bene, ma è anche pronto a dimostrarlo ai suoi, con le parole e con i fatti. Già in questi giorni sono arrivate le prime dichiarazioni con cui, seppur garbatamente, il leader del M5s si è smarcato dal suo collega del Carroccio. È accaduto nel caso dell'indagine che ha colpito il ministro dell'Interno, che Di Maio ha difeso dalle richieste di dimissioni ma ha invitato anche a rispettare la magistratura, e anche sulla politica migratoria, quando ha chiarito che il modello australiano auspicato da Salvini «non è nel contratto di governo». Per non parlare dell'incontro di domani con il premier ungherese Orban, dal quale i capigruppo del Movimento si sono affrettati a prendere le distanze parlando di iniziativa personale.

Campagna d'autunno
Ma quando il ministro dello Sviluppo economico ha annunciato un autunno «caldissimo» alle porte, si riferiva ai provvedimenti in arrivo, che rilanceranno proprio sui temi più cari all'elettorato dei Cinque stelle. Da una nuova stretta ai privilegi (pensioni d'oro, vitalizi dei senatori, doppie indennità dei parlamentari, auto blu) al cosiddetto «daspo per i corrotti», dal superamento della legge Fornero al reddito di cittadinanza, ovviamente. Alla flat tax e al decreto sicurezza, pure previsti dal contratto di governo, Di Maio praticamente non ha fatto riferimento: di questi lascia parlare Salvini, ben consapevole del gioco delle parti tra i due azionisti di maggioranza dell'esecutivo. Che è allo stesso tempo una chiara suddivisione di temi, ma anche di spazi politici ed elettorali. Lo ha detto con evidenza oggi ai microfoni de La Stampa: «Salvini fa Salvini, io faccio Di Maio». Più chiaro di così.