22 aprile 2025
Aggiornato 05:00
Genova

Se lo Stato viene espropriato dei suoi poteri e abdica al controllo di ciò che dovrebbe essere suo

Le parole del procuratore capo di Genova Francesco Cozzi che ci devono far riflettere

Un momento dei funerali di Stato a Genova per le vittime del crollo del ponte Morandi
Un momento dei funerali di Stato a Genova per le vittime del crollo del ponte Morandi Foto: Luca Zennaro ANSA

GENOVA - Francesco Cozzi, procuratore capo di Genova titolare dell'inchiesta sul crollo del ponte Morandi, non risparmia durissime critiche allo Stato, e soprattutto a chi lo ha messo in una sorta di condizione di schiavitù. In una intervista al Corriere della Sera dice: «Il soggetto pubblico è stato espropriato dei suoi poteri, il concessionario se la suona e se la canta, decide che spese fare, quando intervenire, fa i controlli periodici». Le indagini si concentrano sull'accordo di concessione e sulle passate segnalazioni dei rischi. Nel momento in cui lo Stato abdica alla funzione di controllo ci vorrebbe almeno un’agenzia terza che garantisse la sicurezza, non il concessionario stesso. «Credo che il crollo del ponte Morandi porti a ripensare tutta la materia». Dopo il crollo del Ponte Morandi, gestito da Autostrade per l’Italia, si cercherà di capire quali sono esattamente i poteri degli organi di controllo del ministero, anche se Cozzi teme che siano molto blandi. Uno Stato che non fa più lo Stato, insomma. Che svende la sua «roba», oltre che il senso stesso del suo esistere. E che, anziché governare i processi economici, li subisce mettendosi al servizio del privato.

Sicurezza in mano ai privati
Premesso che l’indagine è in una fase preliminare ed esiste comunque un segreto istruttorio, Cozzi porta avanti tuttavia un ragionamento più generale: «Ho qualche difficoltà - afferma - ad accettare l’idea che il tema della sicurezza pubblica stradale sia rimesso nelle mani dei privati. La filosofia del nostro sistema vede oggi uno Stato espropriato dei suoi poteri, una sorta di proprietario assenteista che ha abdicato al ruolo di garante della sicurezza. Come se avesse detto al privato 'veditela tu'». Basta vedere come è strutturata la norma che disciplina le convenzioni per sospettare uno sbilanciamento del rapporto dalla parte del privato. Nel momento in cui è stata decisa la privatizzazione delle autostrade, lo Stato si è ritagliato un ruolo riguardante soprattutto il controllo del rapporto fra investimenti e ricavi, il giusto prezzo dei pedaggi, l’inflazione. Meno la sicurezza delle infrastrutture.

«Il privato se la suona e se la canta»
In questo senso, «cercheremo di capire quali sono esattamente i poteri degli organi di controllo del ministero, anche se temo che siano molto blandi. Il concessionario è come se fosse diventato il proprietario delle autostrade, non l’inquilino che deve gestirle. Se la suona e se la canta, decide che spese fare, quando intervenire, fa i controlli periodici sulla rete che gestisce». E quindi le maggiori responsabilità sono in capo al concessionario, cioè Autostrade? «Chiaro, maggiori poteri, maggiori oneri, maggiori responsabilità (non intende dire penali, ndr). E io aggiungerei anche maggiori guadagni», afferma Cozzi, che rileva «una grande discrezionalità nelle scelte da parte del concessionario».

Pene risibili
Qualche magistrato lamenta il fatto che i reati per cui si procede, il disastro colposo, l’omicidio colposo plurimo e l’attentato colposo alla sicurezza dei trasporti abbiano pene risibili. Il procuratore capo di Genova è d’accordo: «Per esempio, la pena del disastro va da uno a cinque anni. Un anno, come il furto in abitazione. E d’accordo che l’omicidio plurimo colposo può arrivare a un tetto più alto dei cinque anni, ma siamo pur sempre di fronte a un ponte che crolla e a 40 persone che hanno perso la vita». Il crollo del ponte Morandi deve portare a una revisione di tutta la materia. L’esempio è la segnalazione da parte del Politecnico di Milano dei rischi su un tirante: «Se il Politecnico dice che i tiranti non vanno bene e bisogna fare un monitoraggio continuo, chi è che impone al concessionario il monitoraggio, visto che sono stati loro stessi a chiedere lo studio?».