8 febbraio 2025
Aggiornato 05:00
Genova

Autostrade tenta le scuse negando le responsabilità. E pensa già a come ricostruire

A ben quattro giorni dalla tragedia di Genova, i vertici della società controllata dalla famiglia Benetton hanno incontrato la stampa a Genova

Il presidente di Autostrade per l'Italia Fabio Cerchiai e l'ad Giovanni Castellucci
Il presidente di Autostrade per l'Italia Fabio Cerchiai e l'ad Giovanni Castellucci Foto: Luca Zennaro ANSA

GENOVA - «Abbiamo sviluppato un progetto che, lavorando in parallelo su diversi fronti, ci permetterà di concludere complessivamente in 8 mesi la demolizione e la ricostruzione del ponte». Il nuovo ponte «sarà in acciaio e avrà minore impatto sul territorio». «Ci auguriamo che la velocità di ricostruzione possa essere un segno della velocità con cui Genova si rialza». Dopo giorni di imbarazzante, per non dire squallido, silenzio, ecco che proprio nel giorno del lutto nazionale l'ad di Autostrade per l'Italia, Giovanni Castellucci, e il presidente Fabio Cerchiai indicono una conferenza stampa per spiegare le ragioni di questa «distanza»«Porgiamo le nostre scuse perché siamo stati percepiti lontani» ha detto Castellucci, ma si è subito affrettato a precisare che «non ci sono condizioni per alcuna assunzione di responsabilit໫Non siamo stati capaci di far sentire la nostra vicinanza alla città e di questo mi scuso, mi scuso profondamente. Noi dobbiamo e possiamo dare molto alla città di Genova e siamo determinati a farlo con costanza, determinazione e senso di responsabilità. Siamo qua». Sì, sono lì, eccome.

«Tristezza», a scoppio ritardato
Anche la famiglia Benetton, fa sapere il presidente Cerchiai, si pone davanti a questa tragedia «con grande dolore e con grande partecipazione». Tanto che la priorità, dicono ai media i due rappresentanti della società, è l'istituzione di un fondo «per esigenze immediate delle vittime» che verrà gestito dal Comune, «un progetto per ricostruire il ponte in acciaio in otto mesi», e «un fondo per indennizzare tutti coloro che saranno costretti a lasciare le loro case durante la ricostruzione». Non c'è ancora una cifra precisa dei costi, ma «facendo la somma si arriva velocemente al mezzo miliardo. Sono fondi disponibili, ci auguriamo che le autorizzazioni possano arrivare presto». Parlare di numeri rischia di essere percepito come arido. «È più rilevante l’aspetto tecnico. Sui tempi di ricostruzione siamo al lavoro il conto dei costi non è una priorità. Sono molto importanti ma non è elemento fondamentale». Gli stanziamenti saranno di «svariati milioni di euro per le famiglie, svariate decine di milioni per le demolizioni e le ricostruzioni, ma valuteremo con la Regione gli aggiustamenti».

Dimissioni? Macché...
Autostrade non è quotata in Borsa, lo è Atlantia, specifica Castellucci: di dimissioni, almeno per ora, neanche l'ombra. "Questa tragedia ha colpito fortemente tutti i nostri dipendenti» assicura. «La mia unica preoccupazione è aiutare a superare la crisi di Genova e dell'azienda che ha colpito i nostri dipendenti. Il resto si vedrà successivamente», ha detto rispondendo a un giornalista. La conferma dell'ad arriva anche da Cerchiai: «Credo che sia nell'interesse di tutti che ci sia una ripresa più rapida possibile e che l'ingegner Castellucci resti qui al suo posto». Già da lunedì si interverrà per ripristinare la viabilità delle persone e delle merci. In particolare, si lavorerà per ripristinare la percorrenza in direzione del porto, tra Voltri e Genova ovest e verranno accelerati i lavori sul viadotto 10. Nel frattempo, è stata anche studiata l'ipotesi di liberalizzare il pedaggio da Bolzaneto a Genova ovest, da Pra a Genova aeroporto per residenti e non, a partire da lunedì. L'ad esprime «grande tristezza e il cordoglio e la vicinanza alle vittime» durante il suo intervento, dove però le parole sono lontanissime dal cuore. Punto. E a capo. Poche ore prima, non molto lontano, Genova piangeva le sue vittime durante i funerali di Stato. Lacrime vere.

Sui rapporti col Governo
Riguardo ai apporti tra la società e il Governo, che sta valutando la revoca della concessione ad Autostrade, «siamo confidenti di aver operato sempre correttamente», ribadisce l'ad. «Non ho molto da aggiungere rispetto a quanto detto a caldo martedì. Tutte le relazioni di cui sono a conoscenza davano uno stato di salute buono», è stata l’unica dichiarazione nel merito del manager che nega di aver mai ricevuto le relazioni e le analisi in senso opposto che sono state rese note dalla stampa in questi giorni. Ciò che resta del viadotto Morandi «sarà oggetto di verifiche, di analisi della magistratura e di perizie e sarà prima priorità. Collaboreremo con la magistratura per arrivare alla verità sul disastro», garantisce Castellucci. Che pure si è spinto a dichiarare che «sulla base delle analisi fatte da strutture tecniche e progettisti, i ponti della nostra rete sono sicuri. Ho chiesto a tutti di rifare una analisi critica di tutte le relazioni perché un eccesso di cautela forse è il momento di giusto di spenderla»

Nessuna responsabilità sul crollo
Sulle condizioni del ponte Morandi, Castellucci si prende del tempo per spiegare che i lavori decisi la scorsa primavera «non erano con una procedura d'urgenza, ma ristretta». Perché le imprese che potevano partecipare a un intervento così complesso «dovevano essere selezionate». Riguardava anche un altro pilone non danneggiato. «Era per allungare il tempo della vita utile del ponte». Il ponte fu costruito negli anni Sessanta, «non da noi, ma da un altro ente», precisa. «Bisognerà vedere come è stato costruito e altri elementi per potere definire le responsabilità di un evento che deve essere ancora indagato a fondo». Secondo l'ad, saranno importanti le testimonianze di chi era sotto il ponte per capire cosa è successo. Si attendono ora la verifica dei luoghi, dei materiali e delle registrazioni video. «Molti professori quotati hanno parlato di effetti particolari della combinazione di vento particolarmente forte e pioggia particolarmente intensa. Prima di dare delle soluzioni bisogna studiare luoghi e materiali: è quello che ci aspettiamo tutti dalle commissioni di inchiesta e dalla magistratura». Una conferenza stampa che si chiude con troppe domande non fatte, e troppe risposte disattese.