Orfini querela Di Battista padre: su Facebook definì «sinistronzi» quelli del Pd
La decisione del presidente del Partito democratico dopo un post del padre di Alessandro: «Basta linguaggio violento, basta odio»
ROMA - Il presidente del Pd Matteo Orfini ha querelato il padre dell'esponente del Movimento 5 stelle Alessandro Di Battista. Una decisione ufficializzata su Facebook, richiamando un post in cui Vittorio Di Battista due giorni fa ha scritto: «I sinistronzi del Pd minacciano di scendere in piazza. Non sono le schiere di banchieri seguaci del grullo cazzaro a farmi paura ma i seguaci del sorcio Orfini». Orfini ha quindi deciso di rivolgersi all'autorità, speigando su Facebook i motivi della querela: «Vi informo che di fronte a questo tipo di esternazioni ho sporto querela. Non l'ho fatto tanto per me, ma per tutelare la dignità di tutta la comunità democratica che da queste parole si sente offesa. Bisogna porre senza tentennamenti un argine ad un linguaggio che incita alla violenza e al disprezzo del pensiero altrui. Da chiunque provenga, fosse pure Di Battista senior».
Il precedente
«Forza, mister Allegria, fai il tuo dovere e non avrai seccature». Si concludeva così un post in versi che Vittorio, padre di Alessandro Di Battista, ha pubblicato lo scorso 23 maggio su Facebook con chiaro riferimento - ma senza citarlo - al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una reazione scomposta dettata dalla rabbia dopo la decisione del Capo dello Stato di porre il famoso veto sulla scelta di Paolo Savono come ministro dell'Economia e delle Finanze.«E' il papà di tutti noi. E' quello che si preoccupa di varare un governo. E' quello che ha avallato la legge elettorale che impedisce di varare un governo. Poveretto, quanto lo capisco. In più ci si mettono le fianate sul cv di Giuseppe Conte, le perdite in Borsa e la irresistibile ascesa dello spread. Poveretto, quanto lo capisco. Lo capisco e per questo, mi permetto di dargli un consiglio, un consiglio a costo zero. Vada a rileggere le vicende della Bastiglia, ma quelle successive alla presa», scrisse il padre di Di Battista.
La 'minaccia' nei confronti del Quirinale
Il post in versi proseguiva con un chiaro attacco, stavolta, al Quirinale. Con tanto di 'minaccia' di assalto: «Quando il Popolo di Parigi assaltò e distrusse quel gran palazzone, simbolo della perfidia del potere, rimasero gli enormi cumoli di macerie che, vendute successivamente, arricchirono un mastro di provincia. Ecco, il Quirinale è più di una Bastiglia, ha quadri, arazzi, tappeti e statue. Se il popolo incazzato dovesse assaltarlo, altro che mattoni. Arricchirebbe di democrazia questo povero paese e ridarebbe fiato alle finanze stremate».
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