20 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Elezioni politiche 2018

Renzi-Kutuzov si ritira e avvelena i pozzi a Di Maio-Napoleone: per il M5s vittoria dimezzata

Matteo Renzi si è dimesso da segretario del Pd. Ma fino al prossimo Congresso nessun sostegno al M5s. Di Maio in difficoltà

L'ex segretario del Partito democratico Matteo Renzi mentre lascia la conferenza stampa in cui ha rassegnato le sue dimissioni
L'ex segretario del Partito democratico Matteo Renzi mentre lascia la conferenza stampa in cui ha rassegnato le sue dimissioni Foto: ANSA/ETTORE FERRARI ANSA

ROMA - Sorridente, vestito all’americana e alla Gianni Riotta, con la voce un po’ impastata a causa della stanchezza e della rintronante batosta elettorale. Vederlo così, tranquillo, che gigioneggia dopo una terribile catastrofe, fa sorgere il dubbio che Matteo Renzi abbia preparato una terribile trappola al M5s di Di Maio. Non solo gigioneggia, ma di fatto dice che il suo governo, nonché quello di Gentiloni, è stato perfetto o quasi, dopodiché fa capire che gli italiani sarebbero una massa di imbecilli dato che Marco Minniti, a Pesaro, è sato sconfitto dal "pentastellare" Cecconi.

Renzi si ritira nelle steppe
La strategia di Renzi ricorda le manovre del generale Kutuzov di "Guerra e pace». E Napoleone sarebbe il piccolo Di Maio. Renzi si dimette da segretario del Partito Democratico, ma lascia la sua eredità avvelenata per i "pentastellari": nessuna alleanza con loro, né con la Lega, definite sprezzantemente «forze estremiste». E’ chiaramente una trappola che metterà in difficoltà la sua minoranza del partito, per altro pochi dato che gli eletti sono quasi tutti renziani d’acciaio, nonché il M5s di Luigi Di Maio che, in fondo, sperava di trovare una sponda negli sconfitti orfani del renzismo. Nonché con i superstiti eletti di Leu. Così non sarà, e Luigi Maio dovrà procedere alla formazione di un governo che giocoforza dovrà navigare nelle acque tempestose del ricatto politico. Forse quel risultato enorme, e meritato per molti aspetti, del M5s gli si ritorcerà contro. Ogni suo atto parlamentare, qualora i pentastellari andassero al governo, sarà tacciato del più grave dei peccati che i 5s possano subire: l’incoerenza.

Incoerenti! Pronta l'accusa
Renzi l’ha detto chiaramente: io me ne vado, ma il partito anche senza di me, almeno fino all’elezione del prossimo segretario farà opposizione dura. E l’opposizione di Renzi può contare su tutta l’artiglieria mediatica italiana. Sarà un cannoneggiamento continuo, per altro già iniziato. Misure come il reddito di cittadinanza, l’abolizione della Fornero, del Jobs Act, e tutto il restante programma a cinque stelle, verranno utilizzate come clave. Con il fine di demolire il consenso popolare del M5s. A questo punto, a Di Maio, qualora fosse al governo, non rimarrebbe che la totale normalizzazione politico-culturale: ma perderebbe la spinta progressiva anti sistema, per altro già indebolita. Diverrebbe una sorta di grande Democrazia Cristiana, tagliando il cordone ombelicale con Grillo: che però non rimarrebbe inerme.

Sconfitta o trappola?
Matteo Renzi è scuramente il grande sconfitto di questo tempo. Ma lascia il suo trono con il sorriso sulle labbra: sa di donare a chi lo segue, Di Maio, un paese distrutto, con un’economia asfittica, che dovrà affrontare le enormi difficoltà dovute al cambio al vertice della Bce, e la relativa fine del Quantitative Easing: altro che reddito di cittadinanza. Renzi quindi lascia in eredità lacrime e sangue a chi lo segue. La sua sconfitta assomiglia sempre più ad una enorme trappola.