Prodi: «Nessun gelo con Renzi, con lui solo opinioni diverse»
L'ex Premier: «Il partito-persona è indubbiamente una tendenza della politica mondiale contemporanea: che esista mi pare evidente ma bisogna valutare da Paese a Paese. Servono pesi e contrappesi democratici».

ROMA - «Non c'era nessun gelo, non c'è stato dunque alcun disgelo». Così Romano Prodi, in una intervista sul Mattino, ha commenta il recente faccia a faccia con Matteo Renzi all'Università di Bologna. «La sana e costruttiva dialettica è il sale della democrazia. I nostri rapporti sono sempre stati buoni, sia pure nelle valutazioni diverse su alcuni temi. Ma non c'è mai stato alcuno scontro, quindi l'incontro di Bologna non doveva ricostruire nulla». E il suo sostegno al rivale di Renzi, Andrea Orlando, nelle primari per il Pd, non cambia le cose: «Mi sembra - ha osservato l'ex premier - che si stia diffondendo una tendenza che punta ad esaltare elementi che dovrebbero essere aspetti normali e consueti della politica: una diversità di opinioni su temi specifici viene presentata come una lite senza fine. Questo è un passo indietro e mi preoccupa il fatto che sia una tendenza comune a tutto il mondo. Non solo un caso italiano. Si identifica cioè la politica con la persona: qualsiasi dialettica, qualsiasi diversità di pensiero viene perciò ritenuta un attacco personale».
«Secondo me - ha detto ancora Prodi - è stato un bellissimo segnale per gli studenti, farli assistere a un dibattito costruttivo e non privo di opinioni diverse ma sempre rispettose le une delle altre». Il segretario del Pd, ha spiegato, «si è aggiunto al dibattito nell'ultima settimana ed io ho avuto molto piacere che sia venuto».
Con leadership forti servono «pesi e contrappesi democratici»
Rispondendo a una domanda sulla leadership di Renzi e Berlusconi, Prodi ha poi aggiunto: «Il partito-persona è indubbiamente una tendenza della politica mondiale contemporanea: che esista mi pare evidente ma bisogna valutare da Paese a Paese in che modo questa identificazione si concretizza e dura nel tempo».
«Nei momenti di svolta di un Paese - ha sottolineato Prodi - è molto facile che gli elettori si affidino ad una forte personalità ma la forza della democrazia è quella di creare i pesi e i contrappesi perché l'esercizio del potere si mantenga nelle regole della democrazia stessa. Posso solo ricordare che quando fu per la prima volta eletto Erdogan noi tutti lo salutammo come l'alfiere della nuova democrazia turca, capace di modernizzare il paese e limitare l'eccesso di potere dell'esercito. E poi la Turchia non è stata messa in grado di mettere in atto i necessari pesi e contrappesi». Non si tratta, ha precisato però Prodi, di «un messaggio diretto a Renzi». «No, è un discorso generale valido, lo ripeto, per tutti i Paesi. La regola che tutti conosciamo, attraverso il dettato costituzionale: la democrazia vive con i pesi e i contrappesi che disciplinano l'intero sistema».
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