28 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Ncd: 'Nessun Lupi 2, no dimissioni'

Alfano nel mirino per l'assunzione del fratello. Bomba sulla maggioranza

La vicenda che ha coinvolto il fratello di Angelino Alfano, sospettato di essere stato assunto in una società di Poste italiane dietro pressioni, potrebbe rivelarsi una bomba per il governo Renzi

ROMA - A tre mesi dal referendum costituzionale che sarà, innanzitutto, un referendum sul Governo, pesa come un macigno l'inchiesta Labirinto che ha coinvolto l'ex sottosegretario Giuseppe Pizza (Dc), e che vede nell'elenco degli indagati il deputato Ncd Antonio Marotta. E non solo perché, come ha dichiarato Alessandro Di Battista, «Ncd ha più indagati che elettori». Soprattutto perché sono spuntate alcune intercettazioni dalle quali emergerebbe l'assunzione in una delle società di Poste italiane del fratello del ministro dell'Interno e leader di Ncd Angelino Alfano, su «spinta» del faccendiere Raffaele Pizza.

Ri-uso politico della vicenda
Dal canto suo il Ministro, in un'autodifesa per la verità piuttosto debole, ha subito puntato il dito contro la strumentalizzazione politica della vicenda. «Siamo di fronte al ri-uso politico degli scarti di un'inchiesta giudiziaria. Ciò che i magistrati hanno studiato, ritenendolo non idoneo a coinvolgermi in alcun modo, viene usato per fini esclusivamente politici. Le intercettazioni non riguardano me, bensì terze e quarte persone che parlano di me. Persone, peraltro, che non vedo e non sento da anni», ha dichiarato in una nota.

L'autodifesa di Alfano
«L'inchiesta racconta comportamenti e metodi che, se confermati, sono anni luce distanti dalla mia visione delle cose, del mondo e dell'essere cittadino della Repubblica. Io rimango fermo - conclude Alfano - a quanto valutato da chi l'inchiesta l'ha studiata e portata avanti e ha ritenuto di non coinvolgermi. Il resto appartiene al lungo capitolo dell'uso mediatico delle intercettazioni», conclude. Per poi chiosare: «Ma questo e' un discorso ben noto a tutti, che si trascina da anni, diventando ormai una vera e propria telenovela legislativa».

Nessun Lupi 2, niente dimissioni
Alla luce di ciò, il ministro dell'Interno ha subito escluso un epilogo «alla Lupi», sciogliendo ogni dubbio su possibili dimissioni. Nessuna dichiarazione ufficiale, nemmeno al question time. Ma sia in Aula che prima di andare via si sarebbe soffermato con alcuni dei deputati di Ncd come Alli, Pagano e Bosco, rassicurandoli sulle sue intenzioni: «Non mi dimetto»«Non ci sarà un caso Lupi 2», ha spiegato poi Paolo Alli, deputato e tesoriere di Ncd. Il quale si è detto anche convinto che se scissione ci sarà all'interno del gruppo del Senato, non si tratterà comunque di una componente così numerosa. «Se se ne vanno secondo me al massimo saranno due o tre».

Una bomba sulla maggioranza
Il punto, però, è che la questione potrebbe farsi molto più seria di quanto non lo fu lo stesso caso Lupi, soprattutto per la tenuta del governo Renzi. Il premier mantiene una certa prudenza. Certo, la faccenda non gli piace, perché «prima dei reati ci sono i comportamenti». Tuttavia, evita allarmismi: «Aspettiamo di vedere le carte».Ma certamente le ripercussioni della vicenda si faranno sentire sulla maggioranza: perché se spuntassero le prove che Alfano fosse a conoscenza della situazione del fratello, e si fosse a sua volta speso per lui, le dimissioni potrebbero rivelarsi inevitabili.

La difesa del padre
Per ora, però, il Ministro non molla la poltrona, e non manca di difendere i suoi più stretti familiari tirati in ballo, a suo avviso illecitamente, dalle intercettazioni: in primis il padre. «Oggi la barbarie illegale arriva a farmi scoprire, dalle intercettazioni tra due segretarie, che un uomo di ottant'anni, il cui fisico è da tempo fiaccato da una malattia neurodegenerativa che non lo rende pienamente autosufficiente, avrebbe fatto 'pressioni' presso le Poste per non so quale fantastiliardo di segnalazioni», ha scritto il Ministro in una nota, commentando le intercettazioni di conversazioni telefoniche tra la segretaria di Raffaele Pizza, uno dei principali indagati dalla Procura di Roma nella vicenda di corruzione indagata dall'indagine 'Labirinto', e una amica. «Le due signore che parlano, anche insultandomi - ha spiegato Alfano - non so chi siano, ma quell'uomo lo conosco bene perché è mio padre ed è indegno dare credito e conto a ciò che i magistrati avevano scartato dopo avere studiato. Nel frattempo, il contenuto reale dell'inchiesta giudiziaria passa in secondo ordine in spregio ai tanti uomini dello Stato che a quella inchiesta si sono applicati».

La protesta delle opposizioni
Una difesa certamente accorata, ma che in nessun modo potrà sventare le ripercussioni politiche che si faranno sentire sulla maggioranza. Anche perché le opposizioni chiedono a gran voce le dimissioni del Ministro. Il primo a pretendere un passo indietro del leader del Nuovo centrodestra è Matteo Salvini: «Ministro Alfano - scrive su Facebook - faccia una cosa giusta: dimissioni. Non per l'assunzione del fratello alle Poste o per quello che avrebbe fatto il padre, ma per la sua totale incapacità di difendere i confini e la nostra sicurezza, i cittadini italiani e le stesse Forze dell'Ordine». Salvini lancia anche l'hashtag #angelinoacasa. Sulla stessa linea l'M5s. «Poste Italiane SpA, sta per 'Poste Italiane Società per Alfano'? Le intercettazioni telefoniche inchiodano letteralmente il ministro degli Interni del Governo Renzi - sostengono i capigruppo di Camera e Senato, Laura Castelli e Stefano Lucidi - Tra il padre che invia 80 curriculum alle Poste e l'assunzione del fratello del ministro nella stessa società, dovrebbe rassegnare oggi stesso le dimissioni». I grillini ironizzano: «Chiediamo le immediati dimissioni del ministro degli Interni, se vuole per chiederle siamo pronti ad inviare un raccomandata senza ricevuta di ritorno tramite 'Poste Società per Alfano'...». Non c'è dubbio, insomma, che la vicenda sia destinata a scompaginare la già rocambolesca maggioranza che sostiene il governo Renzi. E al premier non rimane che stare all'erta.