19 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Da una parte i big azzuri, dall'altra il partito azienda. Che teme M5s

Le due anime di FI: l'asse del Nord e il fronte pro-Nazareno II

Forza Italia è divisa. Mentre il suo leader è in ospedale, il partito discute del suo futuro. E c'è chi (come Fedele Confalonieri) sostiene un nuovo Nazareno

ROMA - Non è la prima volta che mostra nostalgia per il patto del Nazareno. Che Fedele Confalonieri non abbia mai condiviso la scelta di Silvio Berlusconi di rompere l'asse con Matteo Renzi non è infatti una novità. Questa volta, però, le parole del presidente di Mediaset nell'intervista rilasciata alla 'Stampa', pesano il doppio. Perché non si tratta più semplicemente di un consiglio amichevole: ora che il leader di Forza Italia è in ospedale per i postumi dell'operazione a cuore aperto, «Fidel», con Gianni Letta, Niccolò Ghedini e Marina, fa parte di quel board ristretto di fedelissimi che sta gestendo la situazione.

Nuovo dialogo con Renzi?
Ecco perché, questa volta, il suo invito a tornare a collaborare con il presidente del Consiglio è la scintilla che fa scoppiare nuovamente il caos in Forza Italia. Le reazioni pubbliche degli azzurri non sono, per la verità, moltissime e tutte dicono sostanzialmente due cose: bene Confalonieri sull'ipotesi di un congresso e sul ritorno di Berlusconi come coach, bocciato invece sull'idea di una grosse coalition. E' quello che sostengono sia Giovanni Toti che Daniela Santanché, Maurizio Gasparri e Altero Matteoli. Tutti 'esponenti' di quello che è stato ormai ribattezzato come il fronte del Nord, favorevole a un dialogo con la destra di Salvini e Meloni. Ma è anche la posizione del capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. Il quale - raccontano - in questi ultimi giorni avrebbe fatto infuriare Berlusconi in persona per due motivi: l'attacco a Vespa e le critiche al Tg5 di Mimun.

L'asse del Nord
Altro esponente dell'asse del Nord, con Maria Stella Gelmini, è l'altro capogruppo, Paolo Romani. Fino a poco tempo fa considerato vicino al sentire delle aziende, oggi decide di non commentare l'intervista del presidente di Mediaset. Anche per lui in queste ore si registrano tensioni con il 'board' dei fedelissimi. Le dimissioni di Maria Rosaria Rossi da tesoriera, primo atto del 'ripulisti' del (ex) cerchio magico, rischia infatti di creare qualche problema nel gruppo del Senato di cui è presidente giacché è previsto che sia proprio lei ad occuparsi dei bilanci e che - pare - abbia intenzione di andare a controllare ogni virgola.

Rottamazione
La sensazione, insomma, tra i big azzurri e che l'obiettivo sia quello di azzerare tutta la classe dirigente, soprattutto chi - è il ragionamento - ha cominciato anzitempo a pensare al dopo Berlusconi mentre lui doveva ancora essere operato. Ecco spiegato il perché di tanto nervosismo, o di certi silenzi eloquenti.

Conflitto
Insomma, due anime in conflitto. Strategie divergenti tra la prima fila del partito e quella dell'azienda. Anche perché diverso è il nemico che viene individuato: se per i primi è Renzi, per l'azienda - e Confalonieri lo dice chiaramente - è il M5s. Una frase più di tutti in quell'intervista è significativa: "I limiti che vogliono mettere alle televisioni - argomenta il presidente di Mediaset - sono incredibili, potremmo avere il 10%di un canale e basta".

In quest'ottica di salvaguardia delle aziende, dunque, ci sono gli 'annusamenti' con Renzi. Che, però, per essere completi, dovrebbero passare anche da una modifica della legge elettorale con il premio alla coalizione invece che alla lista. Cosa che agevolerebbe la riunificazione dei moderati e dunque anche di un centrodestra a trazione non lepenista. Uno scenario che sarebbe valido anche - e a maggior ragione - se il referendum di ottobre dovesse fallire. In quel caso, come Berlusconi ha detto più volte, un governo di unità nazionale sarebbe necessario. Pare che il Cavaliere abbia anche in testa il nome di chi potrebbe guidarlo. E non è certo una sorpresa: Giuliano Amato.