Roma, la nuova Convenzione fiscale tra Italia e Vaticano rischia di minare le fondamenta della laicità dello Stato italiano
Il testo del nuovo patto prevede che gli immobili di proprietà della Santa Sede siano esentati da tutti i tributi, ordinari e straordinari, presenti e futuri

ROMA - In Parlamento si sta discutendo la ratifica della Convenzione fiscale tra Italia e Vaticano. Il governo Renzi la definisce una tardiva applicazione dei Patti Lateranensi, ma il nuovo patto rischia di mettere in discussione le fondamenta della laicità dello Stato italiano. Ecco perché.
Le accuse di Pippo Civati e Andrea Maestri
«La Camera sta discutendo la ratifica della Convenzione fiscale tra Italia e Vaticano, raccontata dalla maggioranza alfa-renziana come una tardiva applicazione dei Patti lateranensi e come un passo in avanti nella trasparenza e nella collaborazione per la lotta ad evasione e riciclaggio. Peccato che la norma contenuta nell'art. 6 della legge vada in tutt'altra direzione: il testo prevede infatti che gli immobili di proprietà della Santa Sede, elencati altrove, siano esentati da tutti i tributi, ordinari e straordinari, presenti e futuri e questa benevola esenzione si applica anche agli immobili oggetto di contenzioso tuttora pendente e non definito con sentenza passata in giudicato», lo dicono i deputati Pippo Civati e Andrea Maestri.
"Fuori del Parlamento questa faccenda si deve sapere"
«E' un vero e proprio condono tombale, che chiude persino le cause tuttora in corso», affermano in una nota i due esponenti di "Possibile». I parlamentari chiedono al Governo di spiegare quanti e quali tributi vengono «abbonati» al Vaticano e soprattutto qual è l'entità del minor gettito fiscale «perché - spiegano - togliere dal bilancio del Comune di Roma o da quello statale ICI, IMU, TASI, TARI ecc. significa aggravare pesantemente bilanci già esangui. Dove sta l'interesse pubblico di una simile operazione partita in sordina e da noi denunciata già in occasione della conferenza alla Camera con i giornalisti Nuzzi e Fittipaldi? Con i potenti mezzi che il diritto parlamentare riserva ai deputati dell'opposizione, abbiamo depositato un ordine del giorno e un emendamento con i quali chiediamo di chiarire l'entità della posta in gioco e soprattutto assegnamo alla Corte dei Conti un fondamentale ruolo di vigilanza e monitoraggio. Fuori dal Parlamento è bene che di questa faccenda si sappia e si discuta perché riguarda temi importanti e delicati, come quello della responsabilità ed equità fiscale e quello, sempre attuale e fondamentale, della laicità».