29 marzo 2024
Aggiornato 16:30
Presidenza Mattarella

Mattarella, primo anno al Colle senza strappi

Il 31 gennaio del 2015 Sergio Mattarella veniva nominato dal Parlamento riunito in seduta comune Presidente della Repubblica. E' passato un anno da quella nomina giunta al quarto scrutinio. Dodici mesi mai uno strappo, mai un tono più alto, si fa fatica a ricordare una polemica. Perchè non c'è stata.

ROMA - E' già passato un anno dall'elezione al Quirinale di Sergio Mattarella da parte del Parlamento in seduta comune che il 31 gennaio 2015 lo ha eletto al quarto scrutinio con 665 voti, poco meno dei due terzi dell'assemblea elettiva. Un anno e non sembra. E questo è già un obiettivo raggiunto per un presidente della Repubblica come Sergio Mattarella. Uno con il quale la lunga stagione - 9 anni - di «re Giorgio» è stata definitivamente archiviata. Uno che della discrezione ha fatto da subito la cifra del suo settennato: in dodici mesi mai uno strappo, mai un tono più alto, si fa fatica a ricordare una polemica. Perchè non c'è stata.

Discrezione, ma al tempo stesso estrema attenzione: al Quirinale non c'è un passacarte, ma un riformatore convinto, capace di usare lo strumento della moral suasion al massimo delle sue potenzialità. Del resto chi lo conosce bene ricorda, con una battuta più seria che faceta, che se uno è stato democristiano doroteo lo resta per tutta la vita. Come dire: uno che sa alzare la voce tenendola bassa.

Cosa che in dodici mesi si è vista. In più di un'occasione e su diversi dossier. Mattarella, poche settimane fa, è intervenuto con decisione sulla questione banche, dopo le polemiche sul dl salva banche del governo. «Occorre un accertamento rigoroso e attento delle responsabilità. Sono di importanza primaria la trasparenza, la correttezza e l'etica» ha avvertito il presidente davanti al calo drastico, certificato dai sondaggi, della fiducia dei cittadini in Bankitalia e Consob. Detto questo Mattarella ha puntualizzato anche che il sistema creditizio italiano si è dimostrato «più solido di altri».

Questo sforzo di affrontare le questioni più complicate senza dare fiato agli estremismi o alle polemiche è un impegno costante per Mattarella. Sul tema difficile dell'immigrazione - in un anno dominato dalla paura del terrorismo fondamentalista - il Capo dello Stato ha prima gettato acqua sul fuoco, ricordando il dovere della solidarietà, ma ha anche dato spazio al senso comune sottolineando che bisogna sempre distinguere tra immigrati e richiedenti asilo. Inoltre, ha aggiunto recentemente, gli immigrati che sbagliano e delinquono devono essere puniti ed espulsi.

Non è mancato, nel primo anno da Capo dello Stato di Mattarella, un richiamo alla magistratura perchè sia la prima a difendere la propria indipendenza rifuggendo dai protagonismi. Eletto da poche settimane Mattarella ricordò proprio a Firenze, durante l'inaugurazione della Scuola della magistratura, che il magistrato è chiamato «a definire ogni giorno l'equilibrio fra diritti e doveri applicando le regole dettate dalla legge» ma il suo è «un compito né di protagonista assoluto nel processo né di burocratico amministratore di giustizia» perchè entrambi questi atteggiamenti «snaturano la fisionomia della funzione esercitata».

Massimo rispetto per il dibattito parlamentare e non troppa politica nei discorsi pubblici del Capo dello Stato che ha scelto di privilegiare gli argomenti più vicini al vissuto quotidiano delle persone: la crisi, il lavoro, la paura del terrorismo, l'affidabilità del sistema bancario, le problematiche dell'immigrazione, l'ambiente, la lotta alla criminalità. La prima preoccupazione di Mattarella, infatti, è stato quel distacco tra istituzioni e cittadini, tra politica ed elettori. Bisognava fare qualcosa se non per ridurlo, almeno per dare un segnale netto.

Così il presidente ha preferito «parlare» con gesti scelti e di preciso valore simbolico. Prima di tutto ha aperto il Quirinale ai cittadini: un'apertura quasi completa al pubblico del Palazzo, iniziative culturali ed artistiche per rendere l'antica dimora dei Papi davvero la «casa degli italiani». Poi lo snellimento della macchina quirinalizia e il taglio di molti costi, a cominciare dagli alloggi di servizio con una drastica riduzione dei circa sessanta inquilini residenti in appartamenti vicino al Colle. E ancora: niente voli di Stato per i suoi spostamenti privati (lo si è visto anche a Fiumicino per imbarcarsi su un volo Alitalia per Palermo), pochi collaboratori nei suoi viaggi all'estero, il treno per spostarsi da Roma in altre città, il tram a Firenze.

Attenzione ai temi dell'attualità ma anche saldo ancoraggio ai valori costruiti in passato, Eloquente la prima visita da presidente della Repubblica alle Fosse ardeatine. Poche ore dopo l'elezione al Colle Mattarella ha voluto ricordare che proprio «l'alleanza tra nazioni e popolo seppe battere l'odio nazista, razzista, antisemita e totalitario». Oggi «la stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore». «Non sradicheremo l'odio - ha ricordato in un'altra occasione - facendolo entrare nelle nostre vite e nella nostra civiltà. Il terrore vorrebbe snaturarci. Noi non ci piegheremo. Non ci faremo rubare il nostro modello di vita e il nostro futuro. Difenderemo la qualità delle nostra civiltà e la offriremo al mondo, rimanendo fedeli ai valori che l'hanno ispirata e affinata nel tempo».

Domani un anno da «arbitro imparziale» al Colle che, come chiese nel suo discorso di insediamento davanti alle Camere il 3 febbraio 2015, ha però bisogno dell'aiuto di tutti i giocatori. Atteggiamento che gli italiani sembrano aver premiato se la fiducia nel Capo dello Stato - certificata all'unisono da tutti gli istituti di sondaggio - supera il 60% e doppia quella nel premier Matteo Renzi.