28 marzo 2024
Aggiornato 10:30
dove le porte si chiudono, ce n'è una che si apre

Giubileo, nel carcere di Rebibbia la Porta Santa dei detenuti

Per il cappellano del carcere, Don Guernieri, è un segno di grande speranza

ROMA - Anche nel carcere di Rebibbia, in occasione dell'Anno Santo della Misericordia, si è aperta una Porta Santa. Le telecamere di Tv2000 sono entrate all'interno del penitenziario romano per testimoniare un gesto simbolico e significativo per i detenuti e le loro famiglie.

Una Porta Santa in carcere
«L'apertura della Porta Santa in carcere - ha dichiarato il cappellano del carcere di Rebibbia, don Roberto Guernieri - è un segno di grande speranza. La speranza di ricevere il perdono del Signore, la speranza di una nuova attenzione per chi ricopre un ruolo politico verso i detenuti e la speranza di potercela fare perché molti detenuti che escono dal carcere non sono di nessuno». Alla cerimonia erano presenti circa 300 detenuti di 14 diversi reparti di reclusione. «Solitamente qui dentro - ha detto Simone, un detenuto - le porte si chiudono, oggi invece viene aperta una Porta Santa che per noi rappresenta una prospettiva per il futuro. Speriamo che tra qualche anno si possano aprire anche le porte della libertà».

le testimonianze dei detenuti e le parole del Papa
«Sto scontando una condanna a 20 anni - ha aggiunto Stefano, un altro detenuto - è da un anno che faccio un cammino spirituale da sacrestano, spero che porti dei frutti. L'apertura della Porta Santa per noi ha un significato particolare. E' un momento importante di riflessione interna per vedere il futuro con occhi diversi». Le parole di Papa Francesco si rivolgono anche a questi detenuti: «Specialmente in questi nostri tempi, in cui il perdono è un ospite raro negli ambiti della vita umana, il richiamo alla misericordia si fa più urgente, e questo in ogni luogo: nella società, nelle istituzioni, nel lavoro e anche nella famiglia».

Alla radice dell'oblio della misericordia
«Certo, qualcuno potrebbe obiettare: 'Ma, Padre, la Chiesa, in questo Anno, non dovrebbe fare qualcosa di più? È giusto contemplare la misericordia di Dio, ma ci sono molti bisogni urgenti!'. È vero, c'è molto da fare, e io per primo non mi stanco di ricordarlo. Però bisogna tenere conto che, alla radice dell'oblio della misericordia, c'è sempre l'amor proprio. Nel mondo, questo prende la forma della ricerca esclusiva dei propri interessi, di piaceri e onori uniti al voler accumulare ricchezze, mentre nella vita dei cristiani si traveste spesso di ipocrisia e di mondanità». Ecco allora perché è così importante questo Giubileo straordinario, dentro e fuori le carceri di Roma. (Fonte Askanews)