Terrorismo, l'intervista al Centro islamico culturale d'Italia sui fatti di Parigi
Ecco cosa ci ha detto Abdel Redouane, il direttore del centro islamico culturale d'Italia
ROMA - «Il Centro islamico culturale d'Italia, come tutta la comunità islamica d'Italia, hanno condannato fermamente questi atti terroristici: domani a Roma in piazza Santi Apostoli organizziamo una grande manifestazione con tutte le organizzazioni, vogliamo essere tutti insieme per condannare il terrorismo». Abdel Redouane, direttore del centro islamico culturale d'Italia, intervistato dall'agenzia Askanews, dalla grande moschea di Roma commenta i tragici eventi di Parigi, fornendo la posizione della comunità islamica romana.
Con questa condanna del terrorismo c'è anche una presa di distanza su fatti e eventi che avvengono in Medio Oriente. Rispetto a questo, cosa dite?
«Il terrorismo è un fenomeno trasversale, che colpisce ovunque e deve essere combattuto ovunque. Per combatterlo bisogna essere uniti e non dividerci su temi che non sono la priorità. La priorità è combattere il terrorismo».
Ogni venerdì in questa moschea vengono circa 2mila persone a pregare: qualche fedele vi ha chiesto qualcosa rispetto a quanto avvenuto a Parigi negli ultimi giorni?
«Negli ultimi giorni la discussione ovviamente è stata focalizzata su quello che è successo a Parigi. La gente cercava delle informazioni. Quello che emerge è una certa preoccupazione generale che si riassume nel fatto che il terrorismo ha colpito in una capitale europea. Noi come cittadini europei ci siamo sentiti minacciati da questo fenomeno, che colpisce nel mucchio. I morti del Bataclan non sono solo francesi, ma hanno anche altre origini. Il terrorismo non fa distizione: mira a fare uno spettacolo di morte e c'è riuscito per una serie di fattori».
I fattori che hanno permesso il diffondersi del terrorismo li conoscete o li subite?
«Alcuni fattori sono conosciuti. Il caos in Medioriente, in Siria o Iraq, sono fattori che hanno prodotto o almeno aiutato la preparazione e l'addestramento di questi giovani, alcuni dei quali sono foreign fighters. Quindi non è un fenomeno nuovo che abbiamo scoperto con gli eventi di Parigi. Si parla di foreign fighters dall'inizio della crisi in Siria. Il secondo fattore è che non si tratta di un terrorismo 'classico', come quello di Al Qaida con dei singoli: oggi hanno una base, un back-ground che li sostiene, un territorio che ha mezzi finanziari e di distruzione. Sono fattori determinanti per quello che sta succedendo, senza dimenticare alcuni fattori interni all'Europa, perchè i fenomeni sono trasversali: la povertà, le periferie, non sono da sottovalutare. Ma questo è un ragionamento da fare una volta che le reazioni a caldo saranno sorpassate». (Fonte Askanews)