19 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Il celebre giornalista ha l'ambizione di riunire il centrodestra

Altro che Salvini e Meloni: e se l'anti-Renzi fosse Paolo Del Debbio?

Ha rifiutato la proposta (sostenuta da Berlusconi e Salvini) di fare il sindaco di Milano per un motivo: se deve lasciare la Tv, Del Debbio vuole farlo in grande stile. Come colui che riunirà il centrodestra e batterà Matteo Renzi

ROMA – Oltre a Salvini e Meloni, c’è un altro nome che sta facendo capolino da qualche settimana dalle pagine di cronaca politica come candidato alla guida del centrodestra: Paolo Del Debbio. Chi sgrana gli occhi a sentire il nome del giornalista di punta di Rete Quattro, da mesi ogni sera nelle case degli italiani con «Dalla vostra parte» e «Quinta colonna», forse si dimentica che, ben prima di approdare negli studi Mediaset, il cinquantasettenne ed ex seminarista lucchese ha fondato, con Berlusconi, Forza Italia. «Siccome vincerò le elezioni, mi servirebbe anche un programma di governo, ora ti ci metti e me lo scrivi», gli disse allora il Cavaliere, come ha ricordato lo stesso Del Debbio poco tempo fa in un’intervista-confessione al Foglio. Già uomo della Fininvest e stretto collaboratore di Fedele Confalonieri, Del Debbio è ufficialmente «sceso» (o, come direbbe Monti, «salito») in politica come assessore alla Sicurezza nella giunta di Gabriele Albertini una quindicina di anni fa. Nelle scorse settimane, si è quindi prospettato il ritorno in grande stile: quello come sindaco di Milano, sostenuto anche da Salvini. Eppure, poco dopo è giunta la smentita. Perché, «Se proprio mi devo sacrificare, se proprio devo lasciare la tv e i miei studi, io punto a contendere la premiership a Renzi tra due anni» (come ha riportato Repubblica).

Populista, e se ne vanta
Riccardo Bocca, sull’Espresso, scrive che sul popolare conduttore si è compiuto un grave errore: quello della sottovalutazione. Perché Del Debbio non è soltanto un «Emilio Fede» al tempo del renzismo, ma molto di più: il suo vero obiettivo è quello di «affermarsi quale referente per correre contro Matteo Renzi». Per far ciò – lo accusa Bocca – il giornalista dimostra ogni giorno di essere disposto a battersi a colpi di bieca demagogia e comodo populismo, «tramite cronache di periferie squassate, famiglie senza denari e speranze, anziani pistoleri in vena di chiacchiere e sindaci in cerca di sostegno per i loro Comuni malati». Eppure, di essere «populista» il lucchese Del Debbio non ne ha mai fatto mistero, visto che ha scelto di intitolare il suo libro Populista e me ne vanto. Così, conquistando il cuore degli italiani dagli schermi televisivi, il celebre conduttore è pronto a fare il grande passo: concorrere per la leadership del centrodestra.

A Salvini e Berlusconi piace... ma quanto?
A suo dire, dalla sua avrebbe «il sostegno del presidente Berlusconi e dell'amico Salvini, il mio talk è l'unico che funziona, sono conosciuto, popolare...». Ma soprattutto, Del Debbio si vanta di essere «l’unico che può mettere d’accordo l’intero centrodestra». In effetti, tanto il leader forzista che quello leghista avevano dimostrato entusiasmo per l’eventuale candidatura di Del Debbio a sindaco di Milano. «Il centrodestra non litigherà, ma a me c’è una persona che piace più di tutte: è Paolo Del Debbio», lo aveva sdoganato il segretario della Lega Nord a Rtl 102.5 settimane fa. Chissà se, però, anche per la sua corsa alla premiership il giornalista e saggista avrà gli stessi endorsement da parte di chi, nel centrodestra, sta lottando da tempo per emergere.

Un programma di sintesi
In quanto al programma che potrebbe «riunire il centrodestra» sotto la sua guida, Del Debbio lo ha esplicitato in parte nel suo libro. Sull’immigrazione, l’approccio pragmatico assomiglia molto a quello salviniano. «Questi sono i due problemi di fronte ai quali la gente si indigna: l’assenza dell’Europa e la distribuzione spesso irragionevole dei migranti sul territorio nazionale», scrive. Sul fisco, Del Debbio si chiede, tra le altre cose: «Una famiglia e un single, a parità di reddito, hanno una capacità contributiva uguale? Ai figli chi darà da mangiare, un intervento divino?», riprendendo il «topos» della centralità della famiglia tanto sostenuto da Fratelli d’Italia. Sulla giustizia, l«anti-Renzi» sostiene la linea di entrambi, dichiarandosi prontamente con Stacchio e con chi, come il pensionato delle cronache recenti, per difendersi dai ladri è pronto a sparare: «C’è un’Italia che vuole che il benzinaio eroe venga premiato per il suo coraggio civile (…) e c’è un’Italia che invece teme il pistolero che si fa giustizia. (…) Spesso questa è un’Italia da intellighenzia, da salotto buono, che non vive i problemi sulla sua pelle. È un’Italia un po’ palazzista, per cui c’era sempre un modo di comportarsi,  anche nel pericolo più estremo e immediato, 'a norma di legge'». Su Renzi ha le idee chiare: «Il capolavoro di Renzi è stato quello di passare come un uomo del popolo in lotta con una classe politica inadeguata, a partire dalla sua. (…) Tutto detto da uno che ha cominciato a fare politica che ancora portava i pantaloni corti. Un vero capolavoro». Grillo, poi, «si presenta contro tutto e contro tutti, politicamente parlando. Grillo di propone come «difensore civico», protettore del popolo contro i suoi nemici. O uno è del popolo o è un suo nemico. Niente mediazioni, contatto diretto e continuo col popolo, nelle piazze de sul web. A Salvini mostra rispetto: «La Lega non è soltanto popolare, ma anche e soprattutto popolana; nasce dal popolo e ne vuole interpretare le domande adottandone lo stile, anche a costo di risultare sgradita ai ceti colti e attirarne al derisione». Anche di Berlusconi riconosce i meriti, in memoria forse della passata comune avventura politica: «Berlusconi stava in politica senza essere un politico, nel Palazzo senza essere nato nel Palazzo, al governo ma sempre dalla parte del popolo e in rappresentanza degli interessi che i politici di professione (…) non avevano mai tutelato, conosciuto e rispettato». Insomma: una sintesi delle istanze delle principali anime del centrodestra, forse a dimostrazione che stare uniti ancora si può. Dal web fanno già capolino alcune pagine Facebook nate in suo sostegno, e chi lo segue con costanza ogni giorno non può che esserne felice. Ma cosa ne penseranno gli elettori fedelissimi a Salvini e alla Meloni?