18 agosto 2025
Aggiornato 02:30
Il presidente Sabelli al congresso di Bari

Giustizia, Anm: tensione con la politica, siamo delegittimati

Il presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli al congresso di Bari ha parlato di giustizia, riforme, rapporti con la politica e ruolo dei magistrati

BARI - «Se è chiara la definizione astratta dei confini tra politica, giustizia ed economia, è nel governo del caso concreto che si manifesta la tensione fra i rispettivi ambiti. Essa si fa drammatica quanto più alto è il grado dei diritti considerati: così nelle materie dell'inquinamento, della sicurezza nelle fabbriche, dei rapporti di lavoro, che hanno coinvolto il diritto alla salute, alla salubrità ambientale, all'occupazione, alla libertà d'iniziativa economica». Lo spiega in presidente dell'Anm, Rodolfo Sabelli, in un passaggio della sua relazione all'apertura del XXXII congresso dell'organo di rappresentanza delle toghe che si svolge a Bari.

Tensione
«Ormai si parla apertamente di costo dei diritti sociali - continua - inteso come costo economico e come sacrificio imposto ad altri diritti confliggenti. La tensione è maggiore quanto più grave si fa la condizione di crisi ma è proprio in tempi di crisi che diviene più pressante la necessità di tutelare i diritti sociali, quando la difficoltà della contingenza economica grava sui più deboli e più disagiati e finisce purtroppo con lo stimolare paure ed egoismi, piuttosto che rafforzare i vincoli di solidarietà».

Non supplenza alla politica
Sabelli ha quindi affermato che "Il magistrato è chiamato a intervenire in un ruolo che è spesso di ultima istanza: penso ai casi di inquinamento ambientale e di carenze nelle misure di sicurezza sul lavoro ma anche agli illeciti nel settore degli appalti. In tale compito, egli non fa opera di supplenza, non usurpa funzioni altrui, non definisce la politica economica»«Egli deve offrire invece, insieme col rispetto della Costituzione e della legge, una solida cultura giuridica e la ponderazione e l'equilibrio delle proprie decisioni, nella consapevolezza degli effetti che ne derivano. Quando il caso lo impone, dovrà scegliere, fra i tanti strumenti ablatori e di intervento diretto nella realtà economica, quello che realizzi lo scopo di giustizia col minor sacrificio possibile dei diritti coinvolti, secondo le regole tracciate dalla giurisprudenza costituzionale e di legittimità». Perché «sono compiti sempre più gravosi, a fronte di un contesto socioeconomico in rapido divenire e di un sistema normativo di crescente complessità e spesso incoerente, anche a causa del sovrapporsi del piano sovranazionale a quello del diritto interno, con interventi delle Corti europee che giungono ai limiti dell'ibridazione fra cultura giuridica continentale e tratti mutuati dai sistemi di common law».

Non siamo una corporazione rivendicativa
«Siamo consci dei pericoli che potrebbero venire dall'immagine, facile e falsa, di un'associazione raffigurata come espressione di una corporazione rivendicativa, tutta volta alla difesa dei propri privilegi, immagine purtroppo sostenuta e rilanciata da più parti, in una consapevole strategia di delegittimazione", ha dichiarato. «La percezione delle istituzioni dello Stato non come strutture a servizio dello svolgersi ordinato della vita della comunità nazionale - ha aggiunto - ma come gruppi di potere gelosi dei propri vantaggi costituisce in se stessa una tragedia del sistema democratico, sulla quale siamo tutti chiamati a interrogarci».

Malcontento
Secondo Sabelli, le riforme operate sullo stato giuridico di una categoria «già sofferente per il peso dei carichi di lavoro, delle crescenti responsabilità e della carenza di risorse, unite a demagogiche semplificazioni, hanno aggravato il diffuso malcontento dei colleghi e rischiato di incoraggiare istanze e reazioni di stampo corporativo. Allora, non abbiamo rinunciato a difendere con forza le nostre prerogative e i nostri diritti, funzionali alla tutela del principio di indipendenza, ma al tempo stesso abbiamo avvertito - ha concluso - la gravità di quei rischi e vi abbiamo resistito, difendendo l'immagine e l'autorevolezza della magistratura associata, contro ogni tentativo di ridimensionamento del suo rilievo istituzionale, del suo ruolo di rappresentanza e della sua stessa dignità».

Molto da fare sul processo penale
«Un maturo sistema penale dovrebbe mirare anzitutto a realizzare il principio della durata ragionevole del processo, a recuperare l'efficacia del dibattimento, a restituire alle impugnazioni la loro funzione esclusiva di approfondimento e di verifica e a rendere pienamente alla Cassazione il suo ruolo di giudice della legittimità e la sua preziosa funzione di nomofilachia. La via intrapresa, purtroppo, va in altra direzione». Lo afferma il presidente Rodolfo Sabelli in un passaggio della sua relazione all'apertura del XXXII congresso dell'Anm. «Il disegno di legge tralascia alcuni dei temi più critici del processo. Il disegno di legge prevede sì alcune migliorie, ma si tratta per lo più del rimedio a situazioni circoscritte, piuttosto che della soluzione sistematica dei mali del processo.Il disegno di legge prevede sì alcune migliorie, ma si tratta per lo più del rimedio a situazioni circoscritte, piuttosto che della soluzione sistematica dei mali del processo». Insomma «si dovrebbe concentrare il contraddittorio sui temi di prova controversi, valorizzando la ripristinata relazione introduttiva. Va introdotto un meccanismo di decisione anticipata sulle questioni di nullità e di competenza, accompagnato da termini più rigorosi per la loro eccezione. La rinnovazione dell'istruttoria per il caso di diversità del giudice andrebbe disciplinata in forma più aderente alle necessità realmente imposte dal principio di oralità. Va prevista la domiciliazione necessaria dell'imputato presso il difensore di fiducia, per non vanificare i benefici della notifica telematica. Il ruolo della Cassazione andrebbe definito in misura più rigida, sull'esempio dell'esperienza europea. Sono solo alcuni esempi».

Giudici efficienti, ma oberati
«I dati comparativi sulla produttività media dei nostri uffici, ricavati da ben noti studi europei, valgono a dissipare il dubbio che le disfunzioni del sistema giustizia possano dipendere dall'impegno della magistratura, giunta ai limiti delle proprie possibilità", ha poi spiegato. «Riduzione delle pendenze e durata ragionevole dei processi non sono obiettivi in sé, da perseguire costi quel che costi, ma precondizioni di una giustizia efficace, da realizzare attraverso le buone regole e un'organizzazione adeguata, che preveda la corretta gestione e la concreta sostenibilità dei carichi, affinché siano assicurate da un lato la qualità del servizio che rendiamo ai cittadini, dall'altro la serenità del magistrato». E comunque - continua - «l'origine delle disfunzioni va individuata piuttosto nell'entità dei carichi di lavoro, fra i più alti in Europa e sproporzionati rispetto alle capacità di assorbimento degli uffici. Il tema dei carichi, peraltro, non può essere affrontato solo in termini quantitativi, con obiettivi di mera deflazione, secondo un'impostazione di taglio aziendalistico oggi di moda, che finirebbe col trascurare l'essenza della giustizia».

Timidezza nella lotta alla corruzione
Rispetto all'esigenza di giustizia «è incoerente la timidezza mostrata finora nella disciplina dei mezzi di contrasto al fenomeno della corruzione, secondo le linee indicate dalle convenzioni alle quali l'Italia ha aderito: condotte che spesso si uniscono a fenomeni di criminalità organizzata e per mezzo delle quali realtà mafiose si insinuano nel tessuto della pubblica amministrazione impongono maggiore determinazione e richiedono più penetranti strumenti di indagine e di prova». Il problema è segnalato dal presidente dell'Anm, Rodolfo Sabelli, in un passaggio della sua relazione all'apertura del XXXII congresso dell'organo di rappresentanza di giudici e pubblici ministeri. Inoltre «concussione, traffico di influenze, corruzione privata, ancora attendono una sistemazione definitiva - chiarisce ancora Sabelli - adeguata alle caratteristiche e alla gravità di tali condotte. Se vanno salutate con favore l'introduzione del delitto di autoriciclaggio e la riforma della falsità in bilancio, tuttavia le nuove norme presentano limiti tecnici, che le prime applicazioni giurisprudenziali cominciano a rivelare».

Sulla prescrizione non ci siamo
«Quanto al tema della prescrizione, è deludente il disegno in esame al Senato, che si limita timidamente a prevedere un aumento dei termini per le fasi di appello e cassazione, senza affrontare l'esigenza di una riforma strutturale dell'istituto, che ponga rimedio ai guasti prodotti dalla legge del dicembre 2005 e accolga i richiami che da tempo giungono dall'Europa, fino alla recente sentenza della Corte dell'Unione sulle frodi Iva», ha dichiarato Sabelli.

(Con fonte Askanews)