Mafia Capitale, il Comune e Libera sono ammesse come parti civili al processo
Si costituiscono anche Regione Lazio e l'associazione Caponneto
ROMA - Il Comune di Roma, la Regione Lazio e diverse associazioni sono state ammesse come parte civile nel primo processo, che si svolge con rito abbreviato di Mafia Capitale. Il giudice Anna Criscuolo in particolare ha dato il via libera anche per Sos Imprese, l'associazione Libera, Cittadinanza Attiva e l'associazione Antimafia Antonino Caponnetto. Il procedimento è stato aggiornato al prossimo 29 ottobre, ma la decisione ultima dovrebbe arrivare il 30 ottobre.
Gli imputati
Nel filone sono imputati Emanuela Salvatori (ex responsabile del coordinamento per i nomadi), Emilio Gammuto (collaboratore Salvatore Buzzi), Raffaele Bracci e Fabio Gaudenzi, uomini vicini a Massimo Carminati. I reati contestati vanno dall'usura, alla corruzione ed alla turbativa d'asta. L'ex assessore comunale di Roma, Daniele Ozzimo, sarà giudicato il prossimo 26 ottobre. L'ex responsabile per le politiche della Casa ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato davanti al gup Alessandra Boffi assieme ad altre quattro persone tra cui il consigliere comunale di Centro Democratico, Massimo Caprari, Gerardo e Tommaso Addeo, già collaboratori di Luca Odevaine, Paolo Solvi collabaratore dell'ex presidente del X Municipio, Andrea Tassone.
"La Cascina" chiede il patteggiamento
Il 26 ottobre è previsto anche l'esame della proposta di patteggiamento per gli ex dirigenti della cooperativa "La Cascina». Sono Francesco Ferrara, Domenico Cammisa, Salvatore Menolascina e Carmelo Parabita. Le pene concordate sulle quali dirà l'ultima parola il gup vanno da due anni e otto mesi (Ferrara) a due anni e sei mesi di reclusione (gli altri tre). Tutti sono accusati di corruzione nei confronti di Odevaine, già appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull'accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, al fine di ottenere l'appalto per la gestione del Cara di Mineo. Al riguardo i quattro, difesi dagli avvocati Massimo Biffa, Giovanni Ceola e Francesco Rotunno, hanno messo a disposizione della procura, che ha provveduto al sequestro, 400 mila euro, l'equivalente della corruzione loro attribuita. (Fonte Askanews)
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