Renzi: sui migranti l'Ue ci dà ragione, ora uniti contro l'Isis
Incassato il cambio di rotta della Ue, perchè «sui migranti avevamo ragione noi», Matteo Renzi prepara al Consiglio di Bruxelles delineando in Parlamento il nuovo obiettivo della politica estera italiana: trovare una strategia complessiva contro il terrorismo
ROMA - Incassato il cambio di rotta della Ue, perchè «sui migranti avevamo ragione noi», Matteo Renzi prepara al Consiglio di Bruxelles delineando in Parlamento il nuovo obiettivo della politica estera italiana: quello di una «strategia complessiva» per affrontare il terrorismo islamista evitando «interventi spot» come i raid aerei decisi semplicemente «per dare una risposta alla propria opinione pubblica interna». Linea illustrata anche al Capo dello Stato, nella consueta colazione di lavoro che precede ogni appuntamento europeo, e sulla quale il presidente del Consiglio ha incassato il consenso di Camera e Senato, in entrambi i casi con il voto dei verdiniani di Ala. La cui mozione a palazzo Madama prende anche un voto in più di quella presentata dalla maggioranza.
Il trattato di Dublino è finito
La prima sottolineatura del premier è per dire che «la verità politica è che l'accordo di Dublino è finito». Servirà ancora tempo per arrivare a un risultato formale, ma per Renzi il dato politico è questo. E dunque «possiamo dire senza troppi giri di parole che l'Italia aveva ragione, l'Europa e il resto d'Europa no». Ma per il premier si tratta solo di un primo passo: ora servono «una politica strategica» a livello europeo per il Mediterraneo", e soprattutto una «strategia complessiva» contro il pericolo terrorista. Perchè «dall'Afghanistan alla Nigeria esiste un blocco frastagliato e diversificato contro il quale una grande coalizione internazionale è assolutamente necessaria innanzitutto in termini educativi per le prossime generazioni, in termini di aiuti allo sviluppo, e poi di lotta contro gli atti di terrore».
Nodo Siria
Un punto sul quale Renzi spiega a più riprese il suo pensiero: «Non c'è dubbio che di fronte alla minaccia terroristica c'è la necessità di rispondere anche attraverso l'impegno dei militari e di una grande coalizione, di cui l'Italia fa parte vincolata dalle regole decise dal Parlamento», e tuttavia «in alcune circostanze alcuni interventi pensati più per sistemare le proprie opinioni pubbliche interne hanno prodotto risultati che sono sotto gli occhi di tutti». Caso esemplare, l'intervento in Libia del 2011. Che qualcuno vuole replicare in Sirie: «Se qualcuno decide di risolvere il problema della Siria dicendo 'Oggi mi alzo e faccio i bombardamenti li", auguri e in bocca al lupo». Non solo: «Fa lo stesso errore chi, dopo aver immaginato la Russia fuori da tutti i tavoli della comunità internazionale e dopo aver criticato la mia visita del 6 marzo a Mosca che aveva l'obiettivo di riportare la Russia nella comunità internazionale, immagina oggi di appaltare la soluzione sulla Siria alla Russia».
(Con fonte Askanews)
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