Rapine ai tir: 31 arresti tra Salerno e Caserta
Con tecniche di tipo paramilitare bloccavano il tir da rapinare e, sotto la minaccia delle armi, costringevano l'autista a seguirli a bordo dei loro autoveicoli per lasciarli, poi, in aperta campagna, a centinaia di chilometri dal luogo del «colpo»
NAPOLI - Con tecniche di tipo paramilitare bloccavano il tir da rapinare e, sotto la minaccia delle armi, costringevano l'autista a seguirli a bordo dei loro autoveicoli per lasciarli, poi, in aperta campagna, a centinaia di chilometri dal luogo del «colpo». E' quanto scoperto nel corso delle indagini dei carabinieri della Compagnia di Marcianise (Caserta), coordinati dalla procura di Napoli Nord, che hanno portato a 31 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di una banda di rapinatir. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alle rapine in danno degli autotrasportatori, sequestro di persona, ricettazione e porto abusivo di armi da fuoco. I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti nelle province di Caserta, Napoli, Salerno e Benevento.
Le indagini, avviate nel novembre 2014, hanno consentito di individuare l'articolato gruppo criminale ritenuto responsabile di circa venti rapine a mano armata ai danni di autisti di tir avvenute da novembre 2014 a giugno 2015 tra le province di Napoli, Caserta e Salerno su tratti viari a scorrimento veloce. Dalle investigazioni è emerso l'alto grado di specializzazione nella gestione logistica delle rapine, il reperimento dei depositi per ospitare la merce rubata e l'attivazione di canali di mercato illegale.
Spesso erano gli autotrasportatori stessi a fornire informazioni utili per l'esecuzione delle razzie e proprio uno dei destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare è un autista che era stato già vittima di una rapina. Sempre lo stesso il modus operandi: un componente della banda percorreva in avanscoperta il tragitto prescelto allo scopo di verificare l'eventuale presenza di controlli delle forze dell'ordine; gli altri complici, da tre a cinque, bloccavano l'autocarro da rapinare e sequestravano l'autista liberato dopo ore. I banditi installavano, in seguito, strumenti per disturbare le frequenze radio, i cosiddetti Jammer, per inibire il funzionamento di eventuali apparati di localizzazione installati sui tir.
L'indagine - ricorda una nota del procuratore Francesco Greco - aveva già consentito, nei mesi scorsi, di arrestare undici persone tra cui un latitante appartenente a un'organizzazione camorristica, bloccato prima di compiere l'ennesima rapina e in possesso di carta d'identità rubata e contraffatta e di recuperare tutti gli automezzi rapinati e la refurtiva (scarpe, prodotti alimentari, stoffe, computer, farmaci) per un valore complessivo di due milioni e 500mila euro.
(con fonte Askanews)
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