1 maggio 2024
Aggiornato 23:30
La relazione ANAC conferma le denunce dei grillini

Mafia Capitale, M5S: Marino responsabile, si torni al voto subito

La relazione dell'Autorità nazionale Anticorruzione avalla le tesi avanzate dal Movimento 5 Stelle riguardo le irregolarità nell'affidamento degli appalti da parte del Comune di Roma. La responsabilità ricade sulle omissioni dei sindaci Alemanno prima e Marino poi

ROMA – L'avevano detto il 3 dicembre del 2014 e non erano stati ascoltati, lo avevano ripetuto lo scorso luglio, ma solo oggi gli esponenti del Movimento 5 Stelle romano vedono confermate le denunce sulle irregolarità degli appalti nel Comune di Roma. La relazione presentata nei giorni scorsi da Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale Anticorruzione (ANAC) parla chiaro: senza grandi distinzioni tra l'amministrazione Alemanno e quella Marino, i dati rivelano che negli ultimi quattro anni, dal 2011 al 2014, a Roma si è fatto ricorso ad un «massiccio e indiscriminato ricorso a procedura non a evidenza pubblica in grado di assorbire di fatto, in termini quantitativi, quasi il 90 per cento delle procedure espletate».

La relazione di ANAC
Nella relazione di ANAC si parla del 43% degli appalti affidati: questo significa, scrivono i 5 Stelle romani, che quasi la metà dei lavori e dei servizi assegnati a Roma e «pagati con denaro pubblico» sono stati attribuiti attraverso trattative private, «scegliendo di fatto i beneficiari». Quello che emerge dall'analisi è che quel «generalizzato e indiscriminato» uso delle procedure negoziate in alternativa alle gare pubbliche risulta essere in «difformità e contrasto con le regole», portando a galla «un'applicazione o elusione delle norme disinvolta e in alcuni casi addirittura spregiudicata», scrivono sempre i 5 Stelle romani.

L'omissione delle verifiche
La denuncia di ANAC, però, non si ferma a questo. Infatti, come sottolineano i pentastellati capitolini, il sospetto di interessi corruttivi o criminali di altro genere dietro agli appalti a trattativa privata è «confermato dalla constatazione di generalizzata carenza e omissione anche della verifica dei requisiti di partecipazione alle procedure negoziate degli operatori economici invitati, offerenti e aggiudicatari» - come si legge nella stessa relazione dell'Autorità. Per i 5 Stelle, un passo della relazione sembra essere direttamente riferito a fatti accaduti sotto l'attuale amministrazione: «Le numerose proroghe effettuate per assicurare la prosecuzione del servizio, anche di importo rilevante, hanno spesso avuto durata bimestrale o trimestrale, motivata dalla mancata approvazione del bilancio, che ha costretto l'Amministrazione al frazionamento degli investimenti. Nonostante i servizi da svolgere fossero in gran parte ritenuti vitali e improcrastinabili, si è rilevata la totale assenza di programmazione, seppur limitata agli importi a disposizione», si legge nei documenti.

La questione di Ostia
Le conferme di quanto denunciato nei mesi scorsi dal Movimento 5 Stelle arriva anche dalla relazione del prefetto di Roma Franco Gabrielli al Ministro dell'Interno Angelino Alfano. Nella relazione si fa riferimento al bando 2014 delle spiagge libere di Ostia: «La procedura presenta una prima anomalia in relazione al numero dei partecipanti che, tenuto conto della remuneratività dell'attività oggetto di affidamento, risulta estremamente basso (8 società per 8 lotti messi a bando, 2 dei quali a causa di irregolarità nella domanda dell'unico concorrente non riescono a essere assegnati e dovranno formare oggetto di una ulteriore procedura per l'aggiudicazione)», si legge nella relazione. Il 7 settembre scorso, il Movimento 5 Stelle, insieme ai Parlamentari pentastellati del Lazio puntavano il dito contro una Mafia Capitale che si palesava sempre più come un «sistema politico-mafioso radicato a tutti i libelli». Un sistema che è nato e cresciuto sulle omissioni dei sindaci, in primis – specificano i 5 Stelle – Gianni Alemanno prima e Ignazio Marino poi. Omissioni concretizzate nella concessione in favore di cooperative gestite dalle organizzazioni mafiose di appalti diretti per quasi tre miliardi di euro.