23 aprile 2024
Aggiornato 12:30
La denuncia del Movimento 5 Stelle

«Bindi e Pd imbavagliano l'Antimafia su Mafia Capitale»

In una nota congiunta i parlamentari M5s della commissione Antimafia puntano il dito contro il presidente Rosy Bindi, poiché non concede la possibilità agli altri membri della Commissione di intervenire e discutere: «Non commissariano Roma ma censurano la Commissione»

ROMA (askanews) - «E' stato messo il bavaglio alla commissione Antimafia stasera. Una relazione su Mafia Capitale unilaterale, quella presentata dalla Bindi unitamente al Pd, che non ha dato nessuna possibilità di discussione o replica: ecco il quadro di questa serata». Lo hanno denunciato in una nota congiunta i parlamentari M5s della commissione Antimafia.

Umiliazione per chi non può intervenire
«Non si può e non si deve parlare - hanno denunciato - di Mafia Capitale. Non si può audire neanche Gabrielli, per i continui rinvii. Una vera e propria umiliazione per tutti i membri a cui è stato imposto di non poter intervenire e discutere, quindi potevamo seguirla in sala stampa sul monitor. Una vera e propria vergogna, la vergogna di una città inquinata per mafia che arriva fino in Commissione, che dovrebbe indagare e non essere un gruppo di studio che dà pareri». «Una relazione in cui si auspica una legge diversa per sciogliere i Comuni grandi quanto Roma, quindi implicitamente il comune di Roma va sciolto ma nessuno - hanno sottolineato ancora i commissari M5s - ha il coraggio di pronunciare queste parole e si continuano a generare mostri giuridici: un commissariamento a pezzi quello di Gabrielli, una nuova legge la proposta Bindi, ma se applicassimo la legge e basta? Complimenti al Pd che ha buttato la legalità in una vera e propria palude».

Bindi: situazione gravissima, serve dl
Intanto per il presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, l'oggettiva «straordinarietà» della situazione di Roma richiede «strumenti straordinari che il governo dovrebbe adottare, come un decreto legge che traendo spunto dalla situazione romana, introduca strumenti ad hoc per affrontare le difficoltà di Comuni grandi non da sciogliere e infiltrati solo in parte». «La situazione è gravissima - ha aggiunto Bindi, in una comunicazione, fatta soprattutto alla luce dell'inchiesta della procura di Roma 'Mafia capitale', durante la seduta della stesa commissione a Palazzo San Macuto - se anche un Comune, grande e importante come Roma, la capitale, si mostra fragile e indifeso rispetto a una piccola mafia, rispetto a un piccolo sodalizio criminale che ha occupato spazi rilevanti condizionando pesantemente l'azione politica e amministrativa».

La terza via per i grandi comuni
Ma è anche necessario uscire dalla dicotomia 'scioglimento' o 'non scioglimento' per mafia di un Comune, soprattutto se grande come quello di Roma: «In particolare per i grandi Comuni - ha sottolineato Bindi - serve una terza via tra scioglimento e non scioglimento: una sorta di tutoraggio e di assistenza dello Stato all'Ente locale senza che questo debba essere sciolto e commissariato». «Serve - ha aggiunto il presidente dell'antimafia - una fase di accompagnamento temporaneo per il ripristino dell'amministrazione e della legalità che non privi un Comune della guida politica ma la rafforzi».