27 agosto 2025
Aggiornato 22:30
Il far west dell'illegalità

Morire per una rapina: così hanno ridotto Roma

L'orrore è arrivato anche nei quartieri borghesi, come Prati, dove l'anziano gioielliere Giancarlo Nocchi è stato ucciso dai suoi rapinatori. Colpa di chi ha sottovalutato o addirittura favorito la criminalità per troppi anni, anche in politica

ROMA – È una vecchia regola del giornalismo: tutti i fatti di violenza finiscono sulle pagine della cronaca nera, perché fanno vendere, colpiscono i lettori, scuotono l'opinione pubblica. Alcuni, però, finiscono addirittura in prima pagina: quelli che più di altri lasciano il segno. È stato il caso, una settimana fa, della tragedia del bimbo di cinque anni precipitato dall'ascensore della metro Furio Camillo: per la tenerissima età della vittima, ma soprattutto per l'incomprensibile insensatezza della fatalità. È il caso, oggi, dell'omicidio per rapina di Giancarlo Nocchi, l'anziano gioielliere ucciso nel suo negozio a Prati: perché, sarà forse cinico dirlo, è uno di quegli eventi che ci spalanca gli occhi, come uno schiaffo in pieno volto.

Anche nei quartieri bene
Molti romani, infatti, non avevano capito. Fino ad oggi, fino a quando l'orrore ha invaso perfino uno dei quartieri più centrali, più perbene, che la piccola borghesia aveva eletto a suo rifugio dove abitare o semplicemente fare shopping, lontano dai pericoli della vita vera. Non avevano capito che, quando una città finisce preda del degrado, gli effetti negativi non si vedono solo nelle zone più popolari, ma toccano anche quegli ambienti che si sentivano al sicuro. Non avevano capito che, a forza di fare affari con Mafia capitale, nell'immediato si sarebbero anche fatti i soldi e creati posti di lavoro, ma a lungo andare si sarebbe solamente sdoganata l'illegalità, il far west, la legge del più forte. Di cui oggi vediamo i tristi effetti.

Fin dai tempi di Alemanno
Sarebbe fin troppo facile strumentalizzare l'accaduto per attaccare il sindaco Ignazio Marino (come già avevano fatto nel caso della metro alcuni che per carità di patria evitiamo di definire). Non lo facciamo, più per rispetto verso il privato dolore dei familiari delle vittime che per quella signorilità che dovrebbe imporre di non sparare sulla croce rossa. A Marino, come abbiamo del resto detto più volte, si può al massimo imputare l'insufficiente efficacia della sua azione moralizzatrice dell'amministrazione e della città, a dispetto delle buone intenzioni. Ma le fogne di Roma hanno radici ben più lontane, che risalgono almeno all'insediamento della Giunta Alemanno. Che aprì le porte del Comune ad amici degli amici, ex picchiatori fascisti, reduci della banda della Magliana e altri fiorellini di campo di questa risma. Gli effetti cominciammo a vederli già all'epoca, quando la capitale risalì fino alla vetta la triste classifica delle città italiane con il primato di omicidi. Ma è solo con il tempo che ci stiamo rendendo conto quanto il marcio sia penetrato a fondo nel tessuto sociale di Roma, che in questo senso è la miglior rappresentazione dello Stato intero. Ora ce ne stiamo rendendo conto davvero tutti. Anche coloro che fino a ieri si sentivano al sicuro.