19 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Dopo il tracollo alle comunali

Berlusconi ha pronto un piano B

L’ex Cavaliere dopo la batosta elettorale in Trentino Alto Adige farà ancora più fatica a portare Matteo Salvini dalla sua parte. Insomma la politica gli sta voltando le spalle e le aziende stentano a tenere il passo. Se saltasse anche il Partito Repubblicano, Berlusconi ha previsto di mollare tutto, compresa l’Italia.

ROMA - Silvio Berlusconi ci stava pensando da tempo, ma adesso ha deciso che è arrivato il momento di cominciare a mettere in atto il piano B, quello che teneva nascosto nel doppio fondo del cassetto della sua scrivania di Arcore sotto lo sbandierato progetto del Partito Repubblicano: piantare baracca e burattini e andare via dall’Italia.

SALVINI NON CI STA - Il leader di Forza Italia è stanco del continuo tira e molla con Matteo Salvini, che domenica a Lecce si è detto per l’ennesima volta disinteressato «alle ammucchiate di centrodestra», a conferma che fra i due non è mai scattato quel feeling che invece Berlusconi continua ad avere con Umberto Bossi. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’annuncio del ministro Maria Elena Boschi dell’arrivo in Aula entro giugno della legge sul conflitto d’interessi: troppo, anche per il figlioccio designato a erede politico, soprattutto dopo il grave sgarbo dell’elezione di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica. E la caduta sul palco di Genova sabato scorso, prima della gaffe delle corna dietro alle testa del bambino, non hanno certo contribuito a migliorare l’umore già nero del leader di Forza Italia.

Mr BEE,  B COME  IL PIANO - Il primo punto del piano B, ormai noto alle cronache, prevede la vendita del Milan. Berlusconi ha sempre visto la squadra rossonera come un investimento che gli garantiva un ritorno di fama e popolarità non solo in Italia ma in tutto il mondo. Le vittorie intercontinentali con le coppe alzate al cielo, gli acquisti dei giocatori più talentuosi del pianeta e perfino le cessioni venivano sfruttate dal presidente rossonero come trampolino elettorale e pretesto nei meeting internazionali. «Ho preso una squadra che rischiava il fallimento e l’ho portata sulla vetta del mondo. Perché non dovrei riuscire a fare lo stesso con l’Italia?». Era uno dei suoi cavalli di battaglia che giustificava i bilanci in rosso e gli stipendi d’oro pagati regolarmente alle sue stelle. Ma adesso il giocattolo è rotto, aggiustarlo costerebbe troppo, e Berlusconi non ha nessuna intenzione di intaccare il patrimonio senza un ritorno certo. Meglio vendere, allora. Magari proprio a quel Mr. Bee il cui nome ricorda proprio il piano di Silvio.

UN MURDOCH DIETRO L’ANGOLO - Il secondo punto riguarda la cessione di Mediaset. L’azienda di famiglia è reduce da quattro anni di crisi finanziaria, non è riuscita ad adeguarsi ai tempi che corrono e alle opportunità che le nuove tecnologie offrono, e gli introiti pubblicitari sono notevolmente diminuiti. L’acquisto da parte di Mediaset Premium dei diritti della Champions League per i prossimi tre anni a una cifra iperbolica sembra più un’esca gettata per far abboccare lo squalo Murdoch che un investimento per il futuro. Il Biscione non ha né i mezzi né le risorse per affrontare una sfida del genere e i contatti con il tycoon australiano sono già avviati da tempo.

IL VULCANO SI È SPENTO - Il terzo punto concerne la vendita di alcuni immobili più simili a delle regge arabe che alle abitazioni concesse in uso ai comuni mortali, ormai ingestibili anche per il sultano di Arcore. E al primo posto c’è proprio il buen retiro sardo di Villa Certosa, dove solo fino a pochi anni fa si poteva assistere ad eruzioni vulcaniche, erano ospitati imprenditori e leader politici di tutto il mondo e spesso e volentieri venivano organizzate riunioni in cui si decidevano le sorti dell’Italia. Quei tempi ormai sono andati, e il parco delle meraviglie dovrà finire sull’altare sacrificale del piano B.

UNA VIA CHIAMATA «ANTIGUA» - Il quarto e ultimo punto contempla il trasferimento di armi e bagagli in «quella villa meravigliosa ad Antigua dove sono stato solo una volta», come ha ammesso di recente lo stesso Berlusconi. La tentazione era forte già dopo la condanna nel processo per i diritti tv Mediaset, ma il Cavaliere non avrebbe mai accettato di essere esiliato per scelta dei suoi nemici. Se avesse deciso di andarsene lo avrebbe fatto da uomo libero, e non per scappare dal «paese che ama». Adesso la pena è stata scontata.

L’ULTIMATUM REPUBBLICANO - Tuttavia, anche se libero, Berlusconi non potrà candidarsi fino al 2019, quando avrà 82 anni. Da qui la scelta di mettere mano al piano B. Se non riuscirà nel giro di un anno nell’impresa di realizzare il Partito Repubblicano, il Cavaliere lascerà la scena. L’ha già cominciato a fare, per la prima volta, in occasione della campagna elettorale per le prossime regionali per le quali ha deciso di non spendersi in prima persona nascondendosi dietro alla paura di «temere per la propria vita». In realtà Berlusconi teme più i teatri e le piazze vuote. Proprio quelle che una volta era capace di riempire fino all’osso e che oggi invece appartengono al leader della Lega Nord Matteo Salvini. Lo stesso che gli ha chiesto di non farsi vedere troppo in giro per il Veneto per non «intralciare la difficile corsa di Luca e Zaia» e che ha già messo un veto sul partito unico del centrodestra definendolo «un minestrone» a cui non è interessato. Allora, se le cose andranno come previsto, nel fondo del cassetto di Arcore ci finirà il progetto per la costruzione di quel partito che non è riuscito a realizzare negli ultimi vent’anni e che proprio il suo erede Matteo Renzi gli ha sfilato di mano quando meno se lo aspettava.