La strana coppia non scalfisce Zaia
In Veneto aumenta il vantaggio del Governatore uscente. Il patto di non belligeranza fra Tosi e Moretti non sortisce gli effetti sperati. Si è scoperto che l’ex sindaco porta via voti solo alla candidata del PD.
In Veneto aumenta il vantaggio del Governatore uscente. Il patto di non belligeranza fra Tosi e Moretti non sortisce gli effetti sperati. Si è scoperto che l’ex sindaco porta via voti solo alla candidata del PD.
L’ex Cavaliere dopo la batosta elettorale in Trentino Alto Adige farà ancora più fatica a portare Matteo Salvini dalla sua parte. Insomma la politica gli sta voltando le spalle e le aziende stentano a tenere il passo. Se saltasse anche il Partito Repubblicano, Berlusconi ha previsto di mollare tutto, compresa l’Italia.
Il segretario rende pubblica la lettera che ha scritto ai «circoli», la base del partito per spiegare il suo «no» alla Bindi, a D’Alema e a Bersani. Voto segreto sulle pregiudiziali e si avvicina sempre di più il ricorso alla fiducia per la conta finale.
Se la Lega dovesse perdere il Veneto non è difficile prevedere una resa dei conti sia in Forza Italia che in via Bellerio. Ma per gli eventuali sconfitti è già pronta una candidatura ( per Salvini o per Berlusconi?) a sindaco di Milano.
Un sondaggio fa tremare i polsi a Luca Zaia: a Verona Flavio Tosi sta davanti di oltre dieci punti al presidente uscente del Veneto e di quindici rispetto ad Alessandra Moretti. Certo, siamo nella roccaforte tosiana, ma in terra euganea il vento sta cambiando e la certezza granitica che aveva Luca Zaia di vincere anche con la discesa in campo di Tosi inizia a scricchiolare.
Il ciclone che sta travolgendo l’Ncd, con la capogruppo alla Camera Nunzia De Girolamo che dal giorno delle dimissioni forzate del collega Maurizio Lupi non perde occasione per smentire la linea politica del suo segretario invocando l’appoggio esterno al governo, altro non è che l’ultimo scalpo del «metodo Renzi».
Al primo turno delle elezioni dipartimentali francesi ha vinto il centrodestra del redivivo Nicolas Sarkozy, alleato con i centristi dell’Udi. L’estrema destra guidata da Marine Le Pen ha preso dieci punti in più rispetto alle ultime elezioni locali, ma non si è affermato come primo partito nazionale.
Quasi certamente Flavio Tosi non vincerà le elezioni in Veneto, ma solo annunciando la sua candidatura un primo risultato l’ha già ottenuto: quello di spostare i rapporti di forza tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi.
Quando Tosi è stato accompagnato alla porta da Salvini e si è girato per avere il sostegno dei «suoi» dieci parlamentari, dietro di lui ne ha trovati soltanto tre o al massimo quattro: le senatrici Emanuela Munerato e Patrizia Bisinella, sua compagna anche nella vita privata, l’amico di sempre Matteo Bragantini.
Il modello «dittatoriale» della Lega Nord di Matteo Salvini, invocato ieri dall’epurato Flavio Tosi, riporta l’attenzione su una questione affrontata più volte: la figura del padre padrone che dirige il partito come fosse una sua azienda. Un tale atteggiamento sembra unire più d'ogni altra cosa i tre leaders più famosi del momento.
Con l’avvicinarsi delle regionali inizia a definirsi, con molte difficoltà, il quadro delle alleanze in un centrodestra sempre più frammentato. La formula scelta da Silvio Berlusconi, che sottoporrà a Matteo Salvini in un incontro previsto ad Arcore all’inizio della prossima settimana, è quella delle alleanze a geometria variabile.
Nulla sarà più come prima. Dopo la presa di Roma anche l’ultimo partito rimasto in Parlamento con lo stesso simbolo negli ultimi 25 anni sarà costretto a subire una mutazione genetica. E dopo le reazioni a caldo del fine settimana, a tenere banco nei Palazzi romani è proprio l’evoluzione della Lega Nord guidata da un Matteo Salvini sempre più lanciato come anti Renzi.