19 aprile 2024
Aggiornato 18:00
«O Cristo crocifisso e vittorioso»

Il Venerdì Santo del Papa nel segno dei cristiani perseguitati

Le persecuzioni dei cristiani hanno segnato il Venerdì Santo di Papa Francesco. Jorge Mario Bergoglio ha presieduto due cerimonie, la rievocazione della passione del Signore il pomeriggio nella basilica di San Pietro, e la Via crucis al Colosseo la sera.

CITTÀ DEL VATICANO (askanews) - Le persecuzioni dei cristiani hanno segnato il Venerdì Santo di Papa Francesco. Jorge Mario Bergoglio ha presieduto due cerimonie, la rievocazione della passione del Signore il pomeriggio nella basilica di San Pietro, e la Via crucis al Colosseo la sera.

«O Cristo crocifisso e vittorioso», ha concluso il Papa al termine della processione delle 14 stazioni commentate dalle meditazioni di mons. Renato Corti, che pure menzionava la persecuzione dei cristiani nei suoi testi. «La Tua Via Crucis è la sintesi della Tua vita, l'icona della Tua ubbidienza alla volontà del Padre, è la realizzazione del Tuo infinito amore per noi peccatori. E' la prova della Tua missione. E' il compimento definitivo della rivelazione e della storia della salvezza. Il peso della Tua croce ci libera di tutti i nostri fardelli. Nella Tua ubbidienza alla volontà del Padre noi ci accorgiamo della nostra ribellione e disubbidienza. In Te, venduto, tradito. Crocifisso dalla Tua gente e dai Tuoi cari, noi vediamo i nostri quotidiani tradimenti e le nostre consuete infedeltà. Nella Tua innocenza, Agnello Immacolato, noi vediamo la nostra colpevolezza. Nel Tuo viso schiaffeggiato, sputato, sfigurato, noi vediamo la brutalità dei nostri peccati. Nella crudeltà della Tua Passione, noi vediamo la crudeltà del nostro cuore e delle nostre azioni. Nel Tuo sentirTi abbandonato, noi vediamo tutti gli abbandonati dai familiari, dalla società, dall'attenzione e dalla solidarietà. Nel Tuo corpo sacrificato, squarciato e dilaniato, noi vediamo il corpo dei nostri fratelli abbandonati lungo le strade, sfigurati dalla nostra negligenza e dalla nostra indifferenza. Nella Tua sete Signore, noi vediamo la sete di Tuo Padre misericordioso che in Te ha voluto abbracciare, perdonare e salvare tutta l'umanità. In Te, Divino Amore, vediamo ancora oggi i nostri fratelli perseguitati, decapitati, crocifissi per la loro fede in Te, sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice. Imprime Signore nel nostro cuore sentimenti di fede, di speranza, di carità, di dolore per i nostri peccati e portaci a pentirci per i nostri peccati che Ti hanno crocifisso. Portaci a trasformare la nostra conversione fatta di parole in conversione di vita e di opere. Portaci a custodire in noi un ricordo vivo del Tuo volto sfigurato per non dimenticare mai l'immane prezzo che hai pagato per liberarci. Gesù crocifisso rafforza in noi la fede, che non crolli di fronte alle tentazioni, ravviva in noi la speranza che non si smarrisca seguendo le seduzioni del mondo. Custodisci in noi la carità, che non si lasci ingannare dalla corruzione e dalla mondanità. Insegnaci che la croce è via alla risurrezione. Insegnaci che il Venerdì Santo è strada verso la Pasqua della Luce. Insegnaci che Dio non dimentica mai nessuno dei suoi figli e non si stanca mai di perdonarci e di abbracciarci con la sua infinita misericordia. Ma insegnaci anche a non stancarci di chiederGli perdono e di credere nella misericordia senza limiti del Padre. Anima di Cristo santificaci! Corpo di Cristo salvaci! Sangue di Cristo inebriaci! Acqua del costato di Cristo lavaci! Passione di Cristo confortaci! O Buon Gesù esauriscici! Dentro delle tue piaghe nascondici! Non permettere che ci separiamo da Te. Dal nemico maligno difendici! Nell'ora della nostra morte chiamaci! E comanda che noi veniamo da Te affinché noi Ti lodiamo con i Tuoi santi nei secoli dei secoli, Amen».

Nel pomeriggio, nella basilica vaticana, il predicatore pontificio, padre Raniero Cantalamessa, aveva affermato: «I cristiani non sono certamente le sole vittime della violenza omicida che c'è nel mondo, ma non si può ignorare che in molti paesi essi sono le vittime designate e più frequenti», ha detto Cantalamessa, citando, in particolare, i 147 studenti cristiani uccisi dagli jihadisti ieri in Kenya. «Un vescovo del III secolo, Dionigi di Alessandria, ci ha lasciato la testimonianza di una Pasqua celebrata dai cristiani durante la feroce persecuzione dell'imperatore romano Decio: 'Ci esiliarono e, soli fra tutti, fummo perseguitati e messi a morte. Ma anche allora abbiamo celebrato la Pasqua. Ogni luogo dove si pativa divenne per noi un posto per celebrare la festa: fosse un campo, un deserto, una nave, una locanda, una prigione. I martiri perfetti celebrarono la più splendida delle feste pasquali, essendo ammessi al festino celeste'. Sarà così per molti cristiani anche la Pasqua di questo anno, il 2015 dopo Cristo. C'è stato qualcuno - ha proseguito Cantalamessa citando l'editorialista del Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia - che ha avuto il coraggio di denunciare, da laico, la inquietante indifferenza delle istituzioni mondiali e dell'opinione pubblica di fronte a tutto ciò, ricordando a che cosa una tale indifferenza ha portato nel passato. Rischiamo di essere tutti, istituzioni e persone del mondo occidentale, dei Pilati che si lavano le mani. A noi, però - ha proseguito - in questo giorno non è consentito fare alcuna denuncia. Tradiremmo il mistero che stiamo celebrando. Gesú morì gridando: 'Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno'».

Il Papa era intervenuto di prima mattina inviando un messaggio al cardinale John Njue, presidente della Conferenza episcopale del Kenya, per dirsi «profondamente rattristato dalla immensa e tragica perdita di vita causata dal recente attacco nel Garissa University College». Francesco, nel testo a firma del cardinale segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, ha inviato «assicurazioni delle sue preghiere e vicinanza spirituale alle famiglie delle vittime e a tutti i keniani, in questo tempo doloroso. Egli - prosegue il messaggio - raccomanda le anime dei defunti alla infinita misericordia di Dio Onnipotente, e prega perché tutti coloro che sono nel lutto vengano confortati nella loro perdita. In unione con tutte le persone di buona volontà in ogni parte del mondo - prosegue il messaggio senza distinzioni confessionali - Sua Santità condanna questo atto di brutalità senza senso e prega per un cambiamento del cuore di coloro che lo hanno perpetrato». Francesco concludeva chiedendo «a tutte le autorità di raddoppiare gli sforzi e lavorare con tutti gli uomini e le donne in Kenya per porre fine a una tale violenza e odio, verso l'alba di una nuova era di fraternità, giustizia e pace».

Questa sera alle 20.30 il Papa celebra la veglia pasquale in San Pietro, domani il messaggio «urbi et orbi».