17 aprile 2025
Aggiornato 19:31
Il centrodestra precario di Fi

Tutti tirano per la giacca Forza Italia sulle riforme, ma il Cav chiede unità

Nel giorno delle riforme, il centrodetra di Forza Italia si spacca, tra fedelissimi del Cav, seguaci di Denis Verdini, quelli vicini a Fitto e quelli che reclamano l'alleanza con la Lega di Matteo Salvini. Intanto, Silvio Berlusconi attende con ansia l'esito del processo Ruby: assoluzione confermata per il Cav o processo da rifare?

ROMA  - Chi c'è, chi non c'è, chi vota contro, chi si astiene, chi si esprime a favore. Il ddl Boschi, al passaggio finale nell'Aula della Camera, domani potrebbe dare l'immagine plastica di una Forza Italia che più divisa non si può. Eppure la linea indicata da Silvio Berlusconi è chiara: no alle riforme. Posizione ribadita anche nella riunione del gruppo convocata alla vigilia da Renato Brunetta. Ufficialmente il dado è tratto, se non fosse che alla suddetta riunione erano presenti meno della metà dei 69 parlamentari azzurri e non erano nemmeno tutti d'accordo. I 'verdiniani', infatti, hanno chiesto - inutilmente - che almeno ci si astenesse. Il capogruppo ha cercato di fare appello alla mozione degli affetti: «Questo è un momento cruciale, non dobbiamo spaccarci. La forza che possiamo dare a Berlusconi è quella dell'unità».

MOMENTO CRUCIALE PER FI - «Cruciale» è aggettivo non scelto a caso visto che oggi, mentre il Parlamento sarà impegnato a votare sulle riforme, i giudici della Cassazione saranno chiamati a prendere la loro decisione sul processo Ruby: assoluzione confermata per il Cav o processo da rifare? Ed è ovviamente questo il pensiero dominante in questo momento nell'ex premier. Che vive con fastidio un dissenso interno che questa volta, peraltro, non viene nemmeno dal solito Fitto. I 17 parlamentari vicini all'eurodeputato pugliese, infatti, il voto contro il ddl Boschi lo invocano da tempo. Oggi, semmai, ci tengono a rimarcare il «noi lo avevamo detto» e a ribadire che il «no» non deriva dalla rottura del patto del Nazareno ma dal fatto che il ddl non ha nulla a che fare con le riforme che da anni il centrodestra cerca di attuare.

TUTTI GLI UOMINI DI VERDINI - La fronda, questa volta, è invece composta da uomini vicini a Verdini: Abrignani, Fontana, Mottola, Parisi, D'Alessandro, Faenzi e Santanché potrebbero decidere di astenersi. Ma non è ancora escluso che qualcuno decida di votare a favore. "Non sono tipo da astensioni" dice per esempio la 'pitonessa' che pure si riserva una notte per pensarci. Il rapporto tra il Cav e il fu garante del Nazareno è ai minimi e questo inevitabilmente può influenzare la scelta che da qui alle prossime ore dovrà essere ratificata. Chi voterà certamente sì e lo ha già fatto sapere è Gianfranco Rotondi.

DA SALVINI AD ALFANO: TUTTI RECLAMANO FI - Ma all'appello domani potrebbero mancare - grazie a una strategica assenza - anche i voti di un gruppetto di deputati, per lo più lombardi e vicini a Paolo Romani, che si attestano su una linea anti-brunettiana. Insomma, dentro Forza Italia la guerra di fazioni è evidente. Ed è esattamente ciò che Silvio Berlusconi meno desidera in questo momento: affrontare il nuovo tornante giudiziario con le truppe sparpagliate e poco potere di contrattazione. Anche per questo sia il consigliere politico, Giovanni Toti, che la portavoce, Deborah Bergamini, si affrettano a "cancellare" con dichiarazioni o post su Facebook l'immagine di un leader «azzoppato» che si fa dettare la linea dagli altri. Perchè una delle accuse dei pro-riforme è che la svolta sia stata attuata solo per compiacere Salvini con cui è in ballo l'alleanza per le Regionali. «Invito tutti gli amici del centrodestra - dice Toti - a smetterla di tirare per la giacca Forza Italia sul tema delle riforme». Un messaggio al Carroccio ma anche a Ncd. «Il nostro - aggiunge - è un convincimento frutto di una totale autonomia e indipendenza di pensiero».