Caon: «A Padova l'Isis è arrivato nelle carceri: aspettiamo che arrivi a S. Pietro?»
A seguito della rivolta dei carcerati nei Due Palazzi di Padova, che ha causato quattro feriti gravi tra i secondini, l'On. Roberto Caon, deputato della Lega Nord, ha rilasciato un'intervista a DiariodelWeb.it, per spiegare quali sono i rischi reali di attentati terroristici nel nostro paese.
ROMA – A seguito della rivolta dei carcerati nei Due Palazzi di Padova, che ha causato quattro feriti gravi tra i secondini, l'On. Roberto Caon, deputato della Lega Nord, ha rilasciato un'intervista a DiariodelWeb.it, per spiegare quali sono i rischi reali di attentati terroristici nel nostro paese.
Come interpreta la rivolta dei carcerati dei Due Palazzi di Padova?
«Il fatto che si sia svolta una rivolta del genere, e che si sia inneggiato all'Isis, è un segnale importante: inizia a far capire l'allarme che c'è nel nostro territorio, e quanto il governo abbia sottovalutato il problema con grande leggerezza.»
Anche il Ministro Gentiloni ha dichiarato che il rischio di attentati nel nostro paese è piuttosto elevato: è davvero così?
«Questo governo si deve mettere d'accordo: o ha ragione il Ministro Alfano, quando viene a fare le informative, o ha ragione il Ministro Gentiloni. Noi pensiamo che abbia ragione il Ministro Gentiloni. Le faccio una domanda: abbiamo, in Italia, una struttura adeguata per combattere il terrorismo? Secondo me no. Stiamo chiudendo caserme, dicendo addio alla polizia di frontiera e postale. Capisco che ci siano dei diktat dall'Europa, ma se le cose stanno così, allora «arrivederci Europa»: dobbiamo cominciare a tutelare i nostri cittadini prima di tutto.»
Quanto è reale il rischio che anche l'Italia possa subire degli attentati come quelli della Francia?
«Io non lo so quanto possano essere reali i rischi: io guardo i fatti che si sono verificati a Padova. I fatti di Padova dicono che il rischio esiste; invece per anni i governi hanno nascosto la polvere sotto il tappeto. I fatti parlano chiaro: la rivolta di Padova non è stata un caso, perché non si inneggia all'Isis in modo causale. Ci sono stati quattro feriti, non sono pochi.»
Quindi Lei ritiene che la rivolta del carcere di Padova sia il sintomo evidente di una patologia in corso?
«Si parte sempre così, con questo genere di sintomi. Inoltre ci sono diverse problematiche da considerare. Primo: non abbiamo più i soldi per mantenere il personale che lavora nelle carceri. Secondo: non abbiamo la possibilità di fare carceri nuove. Terzo: continuiamo ad accogliere gli immigrati senza sapere chi imbarchiamo. Quarto: questo governo non si è mai dato da fare per stipulare dei contratti bilaterali con i paesi di provenienza per rimandare a casa quegli immigrati che si comportano male. Quinto: c'è un'inefficienza pazzesca, perché sprechiamo dei soldi per andarli a prendere, invece di rimandarli a casa. Ed è esattamente il contrario di quanto farebbe qualsiasi altro Stato normale».
Quali sono i provvedimenti che il governo Renzi dovrebbe intraprendere nel più breve tempo possibile?
«Uno: innanzitutto chiudere Mare Nostrum. Due: chiudere le moschee, perché – oltre a della brava gente – possono annidarvisi delle problematiche. Tre: cominciare a far capire chiaramente che chi sbaglia deve andare a scontare la pena a casa propria. E a casa propria hanno certamente qualche problema in più, che non le nostre galere».
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