28 agosto 2025
Aggiornato 00:30
Partito democratico

Subito legge elettorale e taglio ai costi della politica, o «ci portano via»

Il segretario del Pd Renzi: «Seve una norma che decide che chi vince governa. Sono priorità assolute sulle quali non c'è un minuto da perdere. Su questi obiettivi che ci siamo dati sono ottimista»

FIRENZE - Per Matteo Renzi «non basta» una riforma della legge elettorale «in senso maggioritario».
Il segretario del Partito democratico, intervistato da Lady Radio, ha spiegato che serve «una legge che decide che chi vince governa». Per il sindaco di Firenze la soluzione migliore sarebbe la «legge elettorale dei sindaci», ma, ha proseguito, «si può farla in un modo o in un altro», l'importante è «dare una messaggio molto chiaro. Non capisco perché quella legge non può funzionare per l'Italia garantisce cinque anni di durata» a chi vince.

O LA SI FA O CI PORTANO VIA - Renzi ha avvertito: «Nel gruppo dirigente politico italiano ci deve essere la consapevolezza che non è che possiamo scegliere se fare o no la legge elettorale: va fatta» o «ci portano via». Stessa cosa, per il segretario del Pd, sui «costi della politica», perché «sono priorità assolute sulle quali non c'è un minuto da perdere.
Su questi obiettivi che ci siamo dati sono ottimista», ha risposto Renzi, replicando a chi gli chiedeva se «allora questa legge si riesce a cambiarla».

L'AGENDA LA DETTA IL PD - Il primo cittadino ha poi lanciato un appello a Beppe Grillo, dalla pagine della Stampa: «Firmi lui una lettera nella quale dice sì ad una legge elettorale maggioritaria, alla riforma del Titolo V (della Costituzione, ndr), all'abolizione del Senato e del finanziamento pubblico ai partiti. Vediamo se è pronto». E comunque, ha aggiunto, «si metta in testa che l'agenda delle cose da fare la detta il Pd».

#SORPRESINA - Quindi il segretario del Pd ha ripreso la promessa fatta al Movimento 5 stelle (M5s): «Domenica siamo a Milano all'assemblea del Pd, faccio una sorpresina a Grillo e vediamo come va a finire», replicando al leader del M5s sulla restituzione del finanziamento pubblico al partito. L'hashtag è #sorpresina, ha aggiunto Renzi. «Sono molto più Ricky Cunningham che Fonzie», ha anche detto, commentando invece l'hashtag #renzie usato dai grillini.

ALFANO MENA IL CAN PER L'AIA - Poi il primo cittadino si è rivolto al Nuovo centrodestra (Ncd): «Temo che Angelino Alfano voglia perder tempo e menare il can per l'aia» sulla riforma della legge elettorale, «io con lui parlerò, figurarsi, ma non mi lascerò incantare e nemmeno rallentare: ho una mia exit strategy, un canale aperto anche con Berlusconi e Grillo, che la riforma adesso la vogliono davvero. E se il Nuovo centrodestra divaga, vuol dire che lavoreremo con qualcun altro».

STABILITA' NON E' IMMOBILISMO - Quanto all'incontro di ieri con Giorgio Napolitano, Renzi ha detto: «Serio, buono, importante, il presidente ha apprezzato il fatto che io non intenda imporre miei modelli in materia di legge elettorale. Il Pd non mollerà sulla necessità di fare una riforma». In tre giorni, comunque, «molte cose sono già cambiate. Mi sembra si vada affermando l'idea che la riforma vada fatta in tempi molto brevi, e credo sia ormai deciso che se ne occuperà la Camera: per cui Giachetti può interrompere il suo digiuno. Credo che Napolitano vorrebbe che il governo andasse avanti, molto avanti, altro che 2015... Io non dico di no, però insisto: stabilità non può voler dire l'attuale immobilismo».

COLPITO DALLA JAGUAR DEI FORCONI - Il segretario del Pd ha parlato poi dei forconi: «Mi ha colpito quello dei forconi che va via in Jaguar, va capito che tipo di messaggio c'è. Spero che a Firenze si limitino a protestare, e parlo da sindaco».

FONDIARIA DISTRUTTA DA LIGRESTI - Infine il sindaco di Firenze ha commentato la vicenda Ligresti: «Fondiaria è stata distrutta dalla gestione Ligresti. Questo punto è centrale, al di là delle vicende giudiziarie, nel merito delle quali non entro», ha aggiunto Renzi, rispondendo a un'ascoltatrice di Radio Lady che dava «la colpa» a Unipol di «saccheggiare» Fondiaria. I problemi, per Renzi, sono cominciati «quando la compagnia è stata acquistata e la sede è stata spostata a Torino». La famiglia Ligresti si è resa responsabile, «delle gestione allucinante» di una compagnia, ha insistito il sindaco, così importante per l'Italia, «non ci si lamenti ora di Unipol». Il segretario del Pd ha quindi promesso che, per quanto riguarda le sedei di Firenze, «noi faremo di tutto per mantenere posti di lavoro, e sono ottimista».